La disoccupazione nei Paesi dell’euro in marzo si assesta al 9,9%, lo stesso livello di febbraio. Un miglioramento dello 0,2% rispetto a marzo 2010 ma comunque sempre un segnale preoccupante del fatto che l’economia continentale, eccetto il caso unico della Germania, è ferma. Un dato confermato dal 9,5% della disoccupazione nell’intera Europa dei 27 che rappresenta anche qui un miglioramento sul 9,7% dell’anno scorso. In Italia le cose vanno leggermente meglio ma c’è molto poco da rallegrarsi. Complessivamente, ha stimato Eurostat, i disoccupati europei sono stati rispettivamente 15,59 milioni nell’euro zona e 22,82 milioni nell’intera Europa dei 27, registrando così un miglioramento sia su febbraio 2011 che su marzo 2010.
Il tasso di disoccupazione italiano di marzo è stato pari all'8,3%, in crescita rispetto all'8,2% di febbraio, mentre nel marzo 2010 era all'8,5%. Bruxelles ha però avvertito che i dati italiani devono essere considerati provvisori in quanto è diversa la metodologia che è stata utilizzata.
Dati confermati nella speciale classifica tra Paesi. Messi meglio sono Olanda (4,2%), Austria (4,3%) e Lussemburgo (4,5%). Record negativo ovviamente per Spagna (20,7%), seguita da Lituania (17,3%) e Lettonia (17,2%). Altro discorso per la disoccupazione giovanile dove l’Italia fa la sua parte in negativo. Nell’area euro il dato complessivo è al 19,8% e quello complessivo dell’Unione europea è al 20,7%. Svetta, si fa per dire, la Spagna (44,6%), seguita da Grecia (36,1%) e Italia, dove i giovani senza lavoro sono il 28,6%, in aumento rispetto al 28,3% di febbraio e al 27,3% dell’anno scorso.
Soddisfatto, in base al principio poteva anche andare peggio, il ministro del Lavoro, l’ex socialista Maurizio Sacconi, che ha affermato che la leggera crescita del tasso di disoccupazione è dovuta alla diminuzione dell'inattività, in particolare quella dei giovani. Ossia l’approccio di quelle persone che si sono spostate dalla categoria dei disoccupati senza speranza e senza prospettive (una “rinuncia aprioristica” l’ha definita Sacconi) a quella di chi si è deciso finalmente a mettersi nella lista dei senza lavoro. Il ministro ha sostenuto che una ripresa dell’occupazione dovrà essere accompagnata anche da una qualificazione e riqualificazione professionale dei giovani e degli adulti, e dal rafforzamento dei servizi per fare incontrare la domanda e l'offerta di lavoro. La prossima settimana, il governo presenterà quindi la riforma dell’apprendistato, da Sacconi definita “fondamentale”, con il preciso obiettivo di farne il contratto tipico con cui i giovani potranno entrare nel mercato del lavoro.
Sono tutte chiacchiere, ha replicato Cesare Damiano, responsabile del PD per i problemi del lavoro. Il governo, ha accusato, è completamente inerte di fronte alla disoccupazione giovanile, per la quale non servono palliativi, ma una precisa azione di sostegno legislativo. E’ necessario, ha insistito, diminuire il costo del lavoro dei rapporti a tempo indeterminato, assegnare un credito di imposta per ogni assunzione stabile, disboscare le forme esistenti e non necessarie di lavoro precario, retribuire qualsiasi lavoro, anche gli stage nelle aziende e riunire tutti i versamenti previdenziali effettuati dai giovani lavoratori che ricadono sotto il sistema contributivo.
Il tasso di disoccupazione italiano di marzo è stato pari all'8,3%, in crescita rispetto all'8,2% di febbraio, mentre nel marzo 2010 era all'8,5%. Bruxelles ha però avvertito che i dati italiani devono essere considerati provvisori in quanto è diversa la metodologia che è stata utilizzata.
Dati confermati nella speciale classifica tra Paesi. Messi meglio sono Olanda (4,2%), Austria (4,3%) e Lussemburgo (4,5%). Record negativo ovviamente per Spagna (20,7%), seguita da Lituania (17,3%) e Lettonia (17,2%). Altro discorso per la disoccupazione giovanile dove l’Italia fa la sua parte in negativo. Nell’area euro il dato complessivo è al 19,8% e quello complessivo dell’Unione europea è al 20,7%. Svetta, si fa per dire, la Spagna (44,6%), seguita da Grecia (36,1%) e Italia, dove i giovani senza lavoro sono il 28,6%, in aumento rispetto al 28,3% di febbraio e al 27,3% dell’anno scorso.
Soddisfatto, in base al principio poteva anche andare peggio, il ministro del Lavoro, l’ex socialista Maurizio Sacconi, che ha affermato che la leggera crescita del tasso di disoccupazione è dovuta alla diminuzione dell'inattività, in particolare quella dei giovani. Ossia l’approccio di quelle persone che si sono spostate dalla categoria dei disoccupati senza speranza e senza prospettive (una “rinuncia aprioristica” l’ha definita Sacconi) a quella di chi si è deciso finalmente a mettersi nella lista dei senza lavoro. Il ministro ha sostenuto che una ripresa dell’occupazione dovrà essere accompagnata anche da una qualificazione e riqualificazione professionale dei giovani e degli adulti, e dal rafforzamento dei servizi per fare incontrare la domanda e l'offerta di lavoro. La prossima settimana, il governo presenterà quindi la riforma dell’apprendistato, da Sacconi definita “fondamentale”, con il preciso obiettivo di farne il contratto tipico con cui i giovani potranno entrare nel mercato del lavoro.
Sono tutte chiacchiere, ha replicato Cesare Damiano, responsabile del PD per i problemi del lavoro. Il governo, ha accusato, è completamente inerte di fronte alla disoccupazione giovanile, per la quale non servono palliativi, ma una precisa azione di sostegno legislativo. E’ necessario, ha insistito, diminuire il costo del lavoro dei rapporti a tempo indeterminato, assegnare un credito di imposta per ogni assunzione stabile, disboscare le forme esistenti e non necessarie di lavoro precario, retribuire qualsiasi lavoro, anche gli stage nelle aziende e riunire tutti i versamenti previdenziali effettuati dai giovani lavoratori che ricadono sotto il sistema contributivo.
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