giovedì 27 marzo 2014

LA POLITICA DEL “TOGLI E METTI”


E’ di questi giorni il dibattito nelle aule parlamentari relativo all’eliminazione delle province. Parto proprio da qui, perché è l’esempio lampante del modo di fare politica oggi. “Eliminerò le province” ha detto l’attuale Presidente del Consiglio “… ma in compenso mischierò le carte in tavola aumentando nel complesso il numero di poltrone e, quindi, i costi della politica” aggiungerei io. Il punto è questo! Si fanno facili proclami alla faccia degli italiani. Un giornalista attento dovrebbe, però, chiedere: “intende eliminare le province e poi? Cosa seguirà? Chi curerà determinati ambiti? Come intende ricollocare i dipendenti pubblici interessati da detto provvedimento?”. Come vedete c’è un seguito al quale NESSUNO darà una spiegazione. Tutti interrogativi, forse scomodi, troppo incalzanti che non vengono rivolti ai protagonisti di qualsiasi governo; men che meno a quello attuale. “Intende eliminare le province per poi creare nuovi enti pubblici locali? Intende sostituirle con apparati simili?”. Perché non sento mai rivolgere queste domande??? In buona sostanza. Sostituire una cosa con un’altra non vuol dire eliminarla. Un po’ come i finanziamenti pubblici ai partiti. In realtà verranno incrementati sotto altra forma. Diciamola tutta. Questa è la politica del “togli e metti”. Togli l’ICI e metti l’IMU. “Però io sono stato di parola! Nessuno può rimproverarmi del fatto che non abbia mantenuto gli impegni presi con gli italiani”, avrebbe detto qualsiasi politico protagonista del “passaggio”. Ma signori miei così è troppo facile prendere per i fondelli gli italiani. Quando si mischiano le carte in tavola è facile confondere spettatori e attori del gioco. Ci fosse uno, un solo politico che abbia mai affermato: “toglieremo l’ICI, ma in compenso, non creeremo alcuna forma di tassazione similare e/o compensativa. Toglieremo l’ICI punto”.  E state bene attenti che non sentirete MAI nessun politico esclamare detta affermazione. Ovviamente ho preso l’ICI come esempio. Esistono tanti casi calzanti nella storia. Per utilizzare una metafora che mi viene in mente proprio adesso. Se una persona  deve darmi cinquanta euro fa poca differenza se me li da interi o a pezzi da dieci, l’importante è che me li dia. Credo che questo esempio semplifichi ulteriormente il concetto che voglio trasferire a voi cari lettori. Sta di fatto che a pagare siano sempre gli stessi, il popolo italiano, che da sovrano diviene sempre più un suddito da raggirare grazie alle armi della “disinformazione di massa”, come qualcuno di noto bene afferma.

domenica 23 marzo 2014

PRESENZE ALLA CAMERA


Ho condotto una personale ricerca relativa alle presenze parlamentari presso la Camera dei Deputati. Da precisare che  I dati sulle presenze si riferiscono alle votazioni elettroniche che si svolgono alla Camera dall'inizio della legislatura. Le presenze dunque non si riferiscono a tutte le possibili attività parlamentari (lavori preparatori nelle Commissioni) ma solo al totale delle presenze nelle votazioni elettroniche in Aula. Il Movimento Cinque Stelle risulta essere in testa alle presenze parlamentari alla camera con una percentuale pari all’80,76%. Al secondo posto il PD con una percentuale del 77,42 e sul gradino più basso del podio la Lega Nord con una percentuale del 77,26. Al quarto posto troviamo SEL con una percentuale pari al 73,71; staccati tutti gli altri. La maglia “nera” delle presenze tocca al Nuovo Centro Destra con presenze pari al 46,69. Per quanto riguarda il “virtuosismo” di tipo personale nell’elenco seguente i deputati che hanno registrato una presenza del 100 %. Quasi tutti del PD:

FONTANA CINZIA (PD)
GUERINI GIUSEPPE (PD)
IANNUZZI TINO (PD)
TOTARO ACHILLE (FDL)

lunedì 17 marzo 2014

LAVORO


Quotidianamente ne leggo di tutti i colori. Promesse di carriera e di guadagni esorbitanti. In realtà sono tutte bufale. La verità è che non esiste più un lavoro serio. Aldilà del periodo di contratto, nella maggior parte dei casi, si tratta di lavori a percentuale, vendita porta a porta e, in molti casi raggiri. Conosco di persone che hanno dato l'anima per riuscire in un determinato lavoro per poi ritrovarsi un pugno di mosche in mano. Internet é pieno di pareri ed opinioni relativi alla validità o meno di una proposta lavorativa. Fantomatiche società adescano ragazzi e ragazze attraverso il tranello della ricchezza. Inoltre, il più delle volte, per telefono promettono una qualifica gratificante, quando in realtà si tratta di ben altro. Il consiglio che mi sento di dare a coloro che cercano lavoro, quello di verificare la validità dell'azienda, ovvero i feedback che potete trovare on line. Ragazzi che precedentemente hanno lavorato presso l’azienda in questione spesso lasciano opinioni personali riguardanti la propria esperienza. Non vi nascondo che, più di una volta, grazie alle informazioni prese, ho evitato di imbattermi in un raggiro bello e buono. Da fare attenzione a quelle società che invitano presso alberghi. Al 99,99 % non si tratta di lavoro, bensì della vendita di un qualsivoglia prodotto. Anni addietro, nel cercare lavoro mi imbattei in una rappresentazione di una nota erba dimagrante con relativa presentazione avvenuta, guarda caso, all'interno di un albergo. Per fortuna riuscì a non cadere nel tranello multilevel, ma non nascondo la rabbia nell'aver perso tempo e denaro. Entrambi elementi preziosissimi, soprattutto, per chi urge di lavoro. E' bene valutare prima di armarsi e partire, anche perché tutto ciò ha un costo, non solo economico, ma di carattere morale, creando per se false aspettative. In chiusura di articolo mi chiedo quale sia una opportunità di lavoro seria, concreta e duratura nel tempo. La risposta é una e soltanto una: lavorare in proprio. Non vi nascondo che sarebbe una scommessa da vincere. Mettersi in gioco in un lavoro, dando tutto e lavorando anche per 12 o 13 ore al giorno senza essere sottomessi a qualcuno, credo rappresenti una valida alternativa al lavoro dipendente. Il problema, purtroppo, sta nel fatto che per poter avviare una propria attività occorra un capitale di base sufficiente; quantificabile in alcune migliaia di euro. E questo, il più delle volte, scoraggia le persone a tuffarsi nell'avventura e, quindi, di mettersi in gioco, di scommettere su se stessi e sulle proprie capacità.

domenica 16 marzo 2014

LA PROPOSTA


Così come previsto nessuno ha tenuto in considerazione la proposta relativa alla possibile creazione di 800.000 nuovi posti di lavoro. A questo punto manca la volontà di prendere in esame qualsiasi provvedimento venga partorito da menti che esulino dal PD. Menti libere, senza costrizioni di sorta; senza nessuno che dica loro cosa pensare e perché. La realtà è che NESSUNO dai partiti tradizionali vuole bene al proprio Paese. NESSUNO dei partiti che hanno radici ben profonde, piantate e coltivate nel corso degli anni, vuole la risoluzione definitiva dei “malanni” italici. Io ritengo che una proposta, se valida, non debba necessariamente essere filtrata attraverso l’appartenenza politica o una simpatizzazione di parte. Una proposta deve essere vagliata per i contenuti e non per l’origine dalla quale è stata partorita. Poi è chiaro che esistono le storture, e cioè, dirottamenti verso interessi non comuni: proposte soggettive, ovvero dai caratteri oggettivi imprescindibili, che si legano ad un senso di appartenenza, e quindi, di interesse personale o di gruppo. Per cui il dilemma sta tutto nel seguente interrogativo: chi determina la validità di una proposta? Semplice, molto semplice direi: i cittadini. Sono loro che hanno il diritto di decidere del proprio destino. Costoro non hanno bisogno di leggi ad personam o ad partitum. Costoro se ne infischiano degli interessi di bottega, com’è giusto che sia. Ed in effetti, una profonda contraddizione sta proprio nel fatto che i parlamentari dovrebbero rappresentare gli interessi dei cittadini. Tutto ciò avviene molto di rado, o quasi mai. No, non si tratta di qualunquismo. Vedete, quando il disagio prende buona parte della comunità, lasciando estromessa quella dei ricchi qualcosa non quadra. Eppure basterebbe una semplice patrimoniale per i redditi alti a restringere la forbice tra ricchi e poveri. In tal modo il divario verrebbe sanato apportando puro ossigeno alle classi più deboli del Paese. Ed invece, questo non lo si fa. Fortissimi interessi legati alle lobby collegate ai ricchi e potenti impediscono di agire in tale direzione. Ma tornando alle proposte. Esse sono sbiadite e per tali vanno osservate. Non hanno colori. O meglio, l’unico colore ammissibile è quello che identifica gli italiani sotto un’unica bandiera. Un insieme di colori suddiviso in tre parti: verde, bianco e rosso. Colori della bandiera nazionale che potrebbero essere così descritti: verde (colore della idee legate alla natura del territorio); bianco (purezza delle idee); rosso (idee che tengono conto delle storture del passato e che si sono evolute dopo tanto sangue versato).

martedì 11 marzo 2014

800.000 NUOVI POSTI DI LAVORO


I dieci miliardi di euro potrebbero essere investiti a condizione che un’azienda possa assumere un lavoratore nell’arco di un anno. Lo Stato rimborserebbe 1000 euro mensili (circa un terzo del costo aziendale affrontato per singolo dipendente) per il periodo di 365 giorni. Così facendo si darebbe un forte impulso alle assunzioni stimolando le imprese a prendere personale. Il denaro verrebbe distribuito, quindi, a tutte le aziende che rispettassero determinati parametri fondamentali:

-          - Assunzione provata tramite esibizione di contratto a tempo indeterminato.
-         -  Busta paga relativa al periodo considerato.
      -Controllo incrociato tra diversi soggetti: azienda, Ufficio Provinciale del Lavoro, INPS, INAIL.

Fatti i dovuti accertamenti lo Stato rimborserebbe IMMEDIATAMENTE le 1000 euro sotto forma di contributi previdenziali da accreditare sia nella posizione dell’azienda che in quella del lavoratore oggetto di assunzione. Compiuta l’operazione sarebbe cura dello Stato di inviare per via telematica l’estratto contributivo aggiornato ai due soggetti interessati con gli importi distribuiti tra: contributi previdenziali, assicurativi ed eventualmente fiscali. Chiaramente il variare delle busta paga non consente un calcolo esatto ma approssimativo della distribuzione delle 1000 euro mensili. Sarà poi cura dell’azienda versare la differenza costituita dalla retribuzione stessa ed eventuali residui di carattere fiscale e/o previdenziale. Sarà, quindi, compito di quest’ultima inviare estratto contributivo ai due soggetti interessati (Stato e lavoratore dipendente) nell’arco massimo di trenta giorni.
Credo che questa formula darebbe un forte incentivo alle assunzioni e, soprattutto, rappresenterebbe un metodo di controllo (non solo formale ma pratico) che quanto promesso dalle parti venga realizzato. C’è da aggiungere due particolari ed importanti precisazioni alla proposta formulata:

     A)  Il contributo di 1000 euro mensili da versare per 12 mesi riguarderebbe un solo dipendente per azienda; onde avere una distribuzione equa nelle aree del Paese;

     B) Le aziende che ne fanno richiesta devono versare in una situazione economica generale tale che consenta loro di mantenere gli impegni presi con l’Ente centrale. Questo a garanzia che la rimanente somma non rimanga scoperta, e quindi, disattesa la copertura della stessa.


In buona sostanza i 10 miliardi di euro stanziati avrebbero un effetto pratico e non aleatorio. Molte aziende potrebbero investire dette somme per altro piuttosto che per finalità legate al lavoro, e quindi, alle assunzioni. Resta il fatto che, purtroppo, questa è una semplice proposta che, probabilmente, non verrà tenuta in considerazione da chi di competenza, ma rimane pur sempre un’idea, e come tale va rispettata. 

lunedì 10 marzo 2014

SEI ASSENTE? NON TI PAGO!


Basta con gli stipendi da nababbi fondati sul nulla! Una costante non partecipazione non può consentire di percepire un intero stipendio. Ieri, durante la trasmissione de “La Gabbia” su LA7, è stato fatto il punto sulla situazione relativa agli assenteisti in Parlamento. C’è, addirittura, chi ha sole due presenze su più di mille votazioni. Tutto ciò è inammissibile in un paese normale! Chi non partecipa ai lavori parlamentari non ha diritto alla retribuzione. In tempi non sospetti avevo elaborato una sorta di tabella mediante la quale retribuire i parlamentari. I parametri da rispettare sono i seguenti:

-          - Ore di presenza in Parlamento.
-          - Punti programmatici rispettati.

Combinando i due parametri arriveremmo ad una busta paga che sia adeguata al ruolo di un parlamentare. Data l’alta percentuale di assenteismo il Paese risparmierebbe decine e decine di milioni di euro. Mentre risulta abbastanza semplice il calcolo del primo parametro (un terzo del totale dell’emolumento lordo diviso il numero delle ore di presenza), la spiegazione si fa più complessa nel secondo punto.
I punti programmatici derivano da una precedente campagna elettorale nella quale un partito e/o una coalizione preparano dieci punti fondamentali da esporre (secondo modalità precise) all’intera popolazione italiana, attraverso i noti strumenti di diffusione (quotidiani, internet, affissioni presso i comuni). Su questi ruota l’intera campagna, poiché in caso di vittoria delle elezioni essi costituiscono i punti attraverso i quali pagare i parlamentari del partito o coalizione vincente; ovviamente in caso di effettiva realizzazione degli stessi. L’opposizione seguirebbe, invece, una strada diversa:

-          - Ore di presenza in Parlamento.
-         -  Numero di provvedimenti votati.


In definitiva, allo stato attuale, non esiste un piano “produttività” che anche questi signori dovrebbero rispettare (come in una qualsiasi azienda privata). Se un lavoratore dipendente privato fosse presente un giorno su sei verrebbe sbattuto fuori a calci nel sedere. Utilizzando, invece, questi due parametri terminerebbe definitivamente l’insulsa abitudine di mancare alle riunioni parlamentari. Se lavori vieni pagato, altrimenti no! E poi: quello che prometti mantieni! Quantomeno per quanto riguarda i n. 10 punti di maggiore interesse. E’ chiaro che questo rientra in un Disegno di Legge da dibattere nei particolari, anche per formare una commissione di controllo che possa verificare le effettive ore di presenza. In tal senso esistono delle modalità e degli strumenti: timbrare il cartellino in entrata ed in uscita, oppure, per quanto riguarda i punti programmatici, la Gazzetta Ufficiale potrebbe rappresentare una sorta di “sigillo” di convalida affinché un punto di programma venga rispettato a seguito dell’approvazione definitiva da parte del Presidente della Repubblica.

mercoledì 5 marzo 2014

IL "MANDATUM"


In questo momento si parla molto di approvare “L'Italicum”. Io parlerei molto volentieri di “Mandatum”. Massimo due mandati per ogni parlamentare. E’ inammissibile avere deputati e senatori che in Parlamento hanno fatto la “muffa”. Hai più di due mandati??? Fuori! Per l’equa legge (non scritta) dell’alternanza sarebbe giusto dare spazio a nuove persone, ad un ricambio generazionale. E fino a quando a nominare gli eletti saranno le segreterie questo non sarà possibile. Per cui la nuova Legge elettorale dovrebbe restituire agli italiani il proprio ed importantissimo ruolo di elettori. Esiste una netta differenza tra un “numero” (un cittadino che vota) ed un elettore (che nomina dietro propria scelta). Ma il “bavaglio” è stato messo a tutti coloro i quali faticosamente si dirigono alle urne, mentre sono stati letteralmente “acciaccati” coloro i quali non si dirigono alle urne. Lo fanno da anni ormai, essendo totalmente sfiduciati. E come dare torto a questi ultimi? E come dare torto a coloro i quali vorrebbero dire la propria relativamente alle scelte dei candidati? Altro punto fondamentale il comportamento tenuto dagli eletti, siano essi deputati o senatori, all’interno dei propri schieramenti. E’ inaccettabile che gli espulsi o dissidenti passino al “Gruppo Misto” oppure presso uno schieramento politico totalmente avverso rispetto al voto ricevuto dagli elettori. Chunque, per una qualsiasi motivazione dovesse non condividere la condotta del proprio partito o movimento di appartenenza e come risultante attuasse un comportamento scorretto e/o ostruzionistico dovrebbe automaticamente decadere dal proprio incarico di deputato o senatore. E questo dovrebbe essere espressamente indicato nella nuova Legge elettorale. Cioè, non dovrebbe essere facoltà dell’eletto decidere sul da farsi. Ciò consentirebbe un minimo di coerenza tra l’indicazione derivante dalle urne ed il destinatario di tale indicazione. Ovviamente il posto lasciato libero potrebbe essere rimpiazzato dall’eletto arrivato alle spalle del primo (cioè il secondo classificato al termine delle elezioni) mantenendo integri i seggi predeterminati. A fine legislatura il soggetto sarà libero di poter scegliere il partito da seguire per poi essere ricandidabile. Farlo, però, in corsa costituisce, a mio avviso, un vero e proprio “tradimento” ai danni degli elettori. Sarebbe come mischiare le carte a partita in corso quando un giocatore registra un poker d’assi. Le regole del “gioco” non possono essere stravolte a proprio piacimento, ma vanno rispettate a prescindere dall’andamento della legislatura. In caso contrario non sono regole, ma comportamenti “umorali” dettati dal momento, per cui soggetti ad altalenanti atteggiamenti, spesso ingiustificati.

domenica 2 marzo 2014

IL PACCHETTO "POPOLO"


Il pacchetto “Popolo” è un insieme di leggi che vanno in direzione dei cittadini. Quattro gli elementi fondamentali che lo formano: sanità, lavoro, servizi di trasporto, scuola. L’idea, quella di effettuare dei tagli mirati onde evitare gli sprechi e di migliorare i servizi esistenti. A mio modesto avviso, quattro pilastri dell’attuale società che meritano una profonda riflessione. E mentre, di Renzi si può “apprezzare” il tentativo di migliorare le infrastrutture scolastiche, lo stesso non può dirsi degli altri 3 settori nevralgici per qualsiasi paese, in particolar modo per l’Italia. La centralità del popolo negli interessi di Camera e Senato. Piuttosto che garantire i “soliti” noti (le corporazioni e le caste radicate nei territori, i politici di lungo corso che siedono da decenni nei palazzi del potere), occorrerebbe, invece, garantire lo status di salute ed economico di tutti i cittadini, nessuno escluso. Probabilmente, per assicurare la realizzazione degli intenti sopra espressi non occorrono nuove risorse, ma il “dirottamento” di investimenti rivolti ad altro, da canalizzare in ambito sociale. Perché questi quattro aspetti delle dinamiche quotidiane e non altri? Poiché, personalmente, ritengo fondamentali gli ambiti legati: alla salute degli italiani, alla garanzia per gli stessi di un posto di lavoro (stabile), alla possibilità di spostarsi senza necessariamente possedere un proprio veicolo, alla possibilità di istruirsi, come si deve, all’interno di strutture (pubbliche e non private) dotate di tutto il necessario per dare un futuro culturale ed ideologico con prospettive diverse, ma soprattutto pratiche, ai nostri figli e per formare quella che sarà la classe dirigenziale di domani. Mi piacerebbe che fosse il Movimento Cinque Stelle a prendere l’iniziativa parlamentare per la composizione di tale “pacchetto” di riforme; quali eredi diretti dei cittadini. Ma se dovesse essere un’altra forza parlamentare a proporsi sarebbe comunque benvenuta dal sottoscritto. Il pacchetto “Popolo” non dovrebbe comunque contenere tantissimi articoli e commi, ma dovrebbe essere snello e funzionale, anche perché più sono le norme, maggiore è la possibilità di confusione e l’inattuabilità delle stesse. Infine, pongo l’appunto su di un argomento molto caro a tutti noi: la burocrazia. “Ventimila leggi sotto i mari”. Non è un titolo di un film, ma potrebbe essere la risultante di una lunga operazione di azzeramento di leggi e leggine che nel tempo hanno prodotto solamente tantissima confusione. Se il Paese, oggi, è un pachiderma lo dobbiamo proprio a questo utilizzo spropositato del potere legislativo. E allora, credo sia venuto il momento di fare un po’ di pulizia nella nostra bella Italia. Un pacchetto “Popolo” per il popolo.
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