Il tasso di disoccupazione per le
economie in via di sviluppo è sceso dal 7,1 per cento nel 2014 al 6,7 per cento
nel 2016. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, questi miglioramenti non sono
stati sufficienti ad eliminare il divario occupazionale emerso a seguito della
crisi finanziaria globale.
Inoltre, le prospettive di occupazione
sono state indebolite nei paesi emergenti, quali il Brasile, la Cina ed i paesi
produttori di petrolio.
“L’ambiente economico instabile
associato a flussi di capitali volatili, i mercati finanziari disfunzionali e
la carenza di domanda globale continuano a colpire le imprese e a scoraggiare
gli investimenti nonché la creazione di nuovi posti di lavoro”. Ad affermarlo
Raymond Torres, Direttore del Dipartimento di Ricerca ILO.
“Inoltre, i responsabili politici
hanno bisogno di concentrarsi maggiormente sul rafforzamento delle politiche
per l’occupazione e la lotta contro le disuguaglianze eccessive. Ci sono molte
prove che il mercato del lavoro ben progettato e le politiche sociali sono
indispensabili per favorire la crescita economica e la crisi di posti di lavoro,
e dopo quasi dieci anni dall'inizio della crisi globale, è urgente un
rafforzamento di tale appoggio politico”, conclude Torres.
Gli autori della Weso documentano
anche il fatto che la qualità del lavoro resta una sfida importante. Mentre vi
è stata una diminuzione dei tassi di povertà, il tasso di declino del numero di
lavoratori poveri in economie di sviluppo ha rallentato e l’occupazione
vulnerabile rappresenta ancora oggi oltre il 46 per cento dell’occupazione
totale a livello globale, che colpisce quasi 1,5 miliardi di persone.
Essa è particolarmente elevata
nei paesi emergenti ed in quelli in via di sviluppo, colpendo tra la metà e i
tre quarti della popolazione occupata in questi paesi, rispettivamente , con
picchi in Asia meridionale del 74% e l’Africa sub sahariana con il 70%.
Nel frattempo, il rapporto mostra
che l’occupazione informale, supera il 50% tra i paesi in via di sviluppo e
quelli emergenti. In un terzo di questi paesi colpisce oltre il 65% dei
lavoratori.
“La mancanza di posti di lavoro
dignitosi porta le persone a rivolgersi al lavoro di tipo interinale, che in
genere è caratterizzato da una bassa produttività, salari bassi e nessuna
protezione sociale. Tutto ciò deve cambiare. Occorre una risposta urgente
pronta a sfidare con forza la necessità di posti di lavoro. Un’agenda per lo
sviluppo che sia sostenibile può rappresentare la chiave di successo per le
Nazioni Unite”, conclude il Direttore Generale dell’ILO Guy Ryder.