domenica 17 luglio 2011

La bassa crescita frena l'occupazione.

Dopo gli allarmi lanciati da Istat e Censis, anche il Cnel conferma che quest'anno «è allarme disoccupazione», specie tra i giovani. Nella fascia d'età 25-30 anni non lavora e non studia il 28,8 di ragazzi. Vale a dire più di uno su quattro. Ed è in aumento anche il numero di «scoraggiati». Lo sottolinea il rapporto «Mercato del lavoro 2010-2011», presentato oggi a Villa Lubin, a Roma, alla presenza del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.
Economia debole
«L'economia italiana - sottolinea il Cnel - è troppo debole per imprimere una svolta alla domanda di lavoro: a fronte di una crescita fra lo 0,5 e l'1% del Pil, le unità di lavoro nel 2011 registreranno ancora una flessione e il tasso di disoccupazione potrebbe salire ancora per qualche trimestre». L'uscita dalla crisi «è molto lenta e l'attuale quadro economico dell'Italia non garantisce il recupero dei posti di lavoro persi», sottolinea ancora lo studio. «Con un tasso di crescita così basso non si riesce ad assorbire disoccupazione, soprattutto per i giovani. Il tema vero è che dobbiamo
crescere con un tasso superiore all'1% perchè con un tasso così non riusciamo a risolvere questo problema», ha commentato Emma Marcegaglia.
Sacconi: aumentare la produttività del lavoro
«Aumentare la produttività del lavoro vuol dire proseguire lungo la strada che in questi anni abbiamo intrapreso, fare accordi quanto più di tipo aziendale», ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: «Come in tutti i Paesi - ha spiegato il ministro - stiamo faticosamente crescendo, cercando soprattutto di raggiungere i consumatori emergenti», quindi, «il rapporto ci segnala quanto sia importante aumentare la produttività del lavoro per aumentare anche i salari e l'occupazione».
Cala l'occupazione al Sud
Nel 2010-2011 - prosegue poi lo studio del Cnel - continua «
senza interruzione» la caduta dell'occupazione nel Mezzogiorno, aumentando così la distanza con il Nord del Paese. Parte del calo dell'occupazione meridionale si è tradotto in un aumento dei trasferimenti nel Centro-Nord. Ad aggravarsi è anche il fenomeno dei "Neet" (Not in education or training nor in employment), cioè coloro che risultano fuori dal mercato del lavoro e che non sono impegnati in un processo di formazione. I dati mostrano che «se prima della crisi il tasso di Neet si aggirava attorno al 16% tra i più giovani (16-24 anni) e al 24% tra i giovani adulti (25-30 anni), tali percentuali sono rapidamente aumentate, salendo rispettivamente al 18,6 e al 28,8% nel terzo trimestre del 2010».
Meno contratti a tempo indeterminato
La recessione ha inoltre inciso sul passaggio dai contratti a termine a quelli a tempo indeterminato: «prima della crisi - secondo lo studio - quasi il 31% dei giovani con contratto temporaneo passavano l'anno successivo ad un lavoro permanente, contro poco più del 22% attuale». Riguardo alla formazione si osserva che sebbene i laureati siano più facilitati se il titolo coincide con la domanda di lavoro, resta ampio e crescente il fenomeno dell'overeducation, dato anche che le minori opportunità professionali aumentano la disponibilità dei laureati ad accettare lavori che richiedono livelli d'istruzione più bassi.
Immigrati risorse per contenere calo occupazione
A migliorare la situazione, di poco, sono stati gli immigrati: «Nell'ultimo biennio la componente straniera è stata fondamentale nel contenere la contrazione dell'occupazione complessiva», scrive lo studio. Tra il 2008 e il 2010 il numero di stranieri è infatti aumentato di 330mila nuovi occupati, che hanno compensato parte del calo del numero di occupati italiani (863 mila in meno nello stesso periodo)».

Fonte: Il sole24ore.

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