venerdì 10 gennaio 2020

GIOCARE E' D'AZZARDO

Il banco vince sempre! Unica certezza nel campo del gioco d’azzardo i cui monopoli appartengono allo stato italiano. Stesso discorso dicasi per gli altri “apparati” privati che si occupano delle scommesse sportive. Il ragionamento da “porre sul tavolo” è molto semplice: la matematica nel medio-lungo termine penalizza senza dubbio alcuno lo scommettitore dedito a giocare presso le macchinette “infernali”, ai casinò e presso tutti quei ritrovi dediti ai ricavi da gioco. Il gioco del Lotto non ne è esente, così come il Superenalotto. Altra modalità ben nota i “gratta e vinci”. In tal senso sono stati effettuati degli “esperimenti” di acquisto mirati che si sono rivelati illuminanti: non conviene diventare acquirente seriale. Così come non conviene tentare la fortuna in una qualsiasi estrazione a sorte, se non per quelle episodiche e/o sporadiche in cui la eventuale perdita sia certa. Vi sono, infatti, giocatori seriali incalliti i quali non si rendono conto che il gioco delle probabilità è nettamente a loro sfavore. In alcuni casi, la possibilità di vincita è pari ad una su centinaia di milioni (622.614.630) nel caso del 6 al superenalotto. Inoltre, tutti i giochi a cura del Monopolio partono da condizioni nettamente inique. Se, per esempio, un giocatore puntasse un euro sull’ambo ne otterrebbe 250,00 lordi, a cui poi andrebbero sottratte euro 25,00 di tassazione alla fonte (pari al 10% della vincita con la nuova normativa) per una vincita netta pari ad euro 225,00. In realtà, al giocatore dovrebbero spettare euro 400,00 lordi calcolati sulla base di un riscontro di tipo probabilistico. Ciò non avviene per evidenti ragioni di cassa. Conviene quindi non sperare nella “Dea Bendata”? Ebbene si. A mio modesto avviso anche qualora la giocata fosse molto saltuaria (nel rispetto dell’importo massimo che si è disposti a perdere in base alle proprie finanze disponibili). Nel caso in cui ciò dovesse tramutarsi in un atteggiamento continuo andando a erodere il proprio capitale disponibile, soprattutto se in assenza di una strategia ben precisa che tenga conto di una serie di fattori indispensabili, tutto ciò sarebbe molto deleterio. I fallimenti si cumulerebbero a dismisura ed il ritorno stimato a circa il 25% di quanto investito. Questa percentuale scaturirebbe se la serie di giocate fosse stata stabilita a priori; in caso contrario la percentuale di recupero sarebbe molto più inferiore. Allora io mi chiedo che senso avrebbe, per esempio, investire euro 100,00 se il ritorno sarebbe pari ad euro 25,00? Molti scommettitori non tengono la contabilità delle proprie giocate. Ma voglio essere positivo. Ipotizziamo che il vincitore ottenga la vincita, quanto denaro ha dovuto investire prima di ottenerla? Sono queste le banali domande che un giocatore dovrebbe considerare prima di gettare del denaro. In conclusione: il gioco d’azzardo porta alle casse dello Stato circa 10 miliardi di euro, ragione per cui non ha interesse a contrastarne gli abusi, tant’è che ne incentiva le giocate. Tutto questo è deleterio per una società che voglia mettersi al passo con gli altri paesi europei. Una colpevole complicità se poi si pensa a tutti quei numerosi casi di “vittime” da gioco.

sabato 4 gennaio 2020

TOLO TOLO recensione

Il nuovo film di Checco Zalone fa storcere il naso, e non per il tema molto impegnativo ed attuale, ma per le modalità con le quali è stato realizzato. A cominciare dal trailer che lasciava presagire ben altra pellicola cinematografica: divertente e spregiudicata. In realtà, a mio modesto avviso, si tratta di un docufilm costruito ad arte per smontare le premesse del trailer stesso e per smentire categoricamente i “sinistrorsi” che lasciavano intendere una propaganda a favore della destra, e quindi di Salvini. Tutt’altro, semmai l’opposto! Dando una chiave di lettura politica il messaggio e le denunce esposte da Zalone vanno in una precisa direzione che è nettamente a favore degli immigrati e a sfavore delle azioni rivolte all’isolamento del Paese da questi ultimi. Francamente ho notato la forte mano della sinistra, avvalorata dalla presenza nel film di Niki Vendola. Fermo restando che a me il film non è affatto piaciuto, anche per la presenza di un musical che ritengo essere del tutto inappropriato. Di comico ho visto davvero molto poco: battute forzate e inconcludenti. Per non parlare della trama molto fragile. Non mi soffermo sulla regia e su altri aspetti tecnici per i quali non ho alcuna competenza e sui quali non intendo esprimermi. Ma da telespettatore pagante credo di avere tutto il diritto di esprimere la mia opinione sugli aspetti che più mi interessano relativamente alle mie personali aspettative. Ho visto una sorta di presunzione, una bramosia di onnipotenza da parte dell’attore che, avendo registrato ottimi risultati nei film precedenti, si riteneva oramai pronto a ironizzare anche sul tema dell’immigrazione, (cosa molto difficile da realizzare). Ebbene non ci è riuscito in quanto ha messo nettamente in secondo piano le sue principali peculiarità, derivanti da una innata capacità di coinvolgere il pubblico in battute intelligenti, esilaranti e, a volte, strampalate. Ad avvalorare quanto da me detto il fatto che la gente presente in sala è rimasta ammutolita per tutto il tempo: nessuna risata, nessun applauso. Notavo invece perplessità nei loro volti, evidente delusione. La gente si aspettava tutt’altro e poco importa che la critica osanni il film di Zalone, cosa davvero inspiegabile! Come può un critico cinematografico serio mettere da parte il fatto che il comico non sia riuscito nell’intento di far svagare gli spettatori in sala il primo gennaio? Un comico, non più tale, che veste i panni di una sorta di giornalista “infiltrato” calato in una realtà che non gli appartiene. I più attenti avranno anche notato le diverse sottolineature rivolte all’indirizzo di molti italiani: ignoranti, evasori fiscali, razzisti e superficiali. Si qualcuno osserverà: “Checco ha realizzato il record di incassi!”. Ti credo! Con la “furbata” del trailer e della canzoncina orecchiabile, chiunque sarebbe corso al cinema senza alcuna esitazione (come ho fatto anche io del resto). Un grande bluff! Costruito ad arte. A questo punto però, lo spettatore attento difficilmente si farà ingannare una seconda volta (io no per quanto mi riguarda). Inutile nascondere la realtà dei fatti: si è trattata di una gran presa per i fondelli (chiamiamola per quello che è). Sconsiglio ai più di andarlo a vedere. Voto: 5.
BlogItalia - La directory italiana dei blog antivirus gratis "Spintrade Network"