La proposta di SENONLAVORO.
Se ogni componente di una
famiglia, per esempio napoletana, versasse 1 euro al mese per dodici mesi si otterrebbe
un importo annuo pari a euro 11.653.164 circa (abitanti 971.097 * 12). Ebbene
detto importo diviso per uno stipendio medio mensile pari a euro 800,00 (moltiplicato
per 2 per via dei contributi previdenziali e tasse) e quindi euro 1600 X 12 =
19.200 euro annui per lavoratore comporterebbe la possibile assunzione di 606 dipendenti
nel Comune di Napoli.
Ora supponiamo che una famiglia
sia composta da 4 persone presenti nel medesimo stato di famiglia, ciò
comporterebbe l’assegnazione di 4 dipendenti "figurativi" a suddetta famiglia. E
cioè, detta famiglia in un anno verserebbe l’importo di euro 48,00. Applicando,
per esempio, un coefficiente di “ritorno” la famiglia avrebbe un beneficio in
termini di sgravi fiscali supplementari annui pari a (euro 48,00 * 1,5 = euro 72,00).
Quindi se è vero che la famiglia in questione ha contribuito con 48 euro all'assunzione
di n. 4 dipendenti "figurativi" è anche vero che ha un ritorno superiore a quanto
versato, e cioè, una decurtazione supplementare dei tributi per euro 24,00
(48,00+24,00=72,00 euro).
Detta soluzione presenterebbe dei
vantaggi, sia per la famiglia che risparmia sui tributi locali che per il
lavoratore in cerca di occupazione. Un terzo vantaggio lo avrebbe lo Stato che
ridurrebbe in modo stabile la disoccupazione.
L’impiego dei dipendenti sarebbe
mirato esclusivamente a ridurre i costi di bilancio. Per esempio assegnando
loro competenze che, solitamente, vengono assegnate in esterna, oppure funzioni
di controllo per evitare gli sprechi. Qualsiasi impiego andrebbe bene, purché
finalizzato alla “monetizzazione” del loro impiego.
In parole povere detti lavoratori dovrebbero portare materialmente
nelle casse comunali quantomeno un importo pari a quello che poi dovrà tornare
sottoforma di sgravi alle famiglie che hanno contribuito alla loro assunzione.
Una possibile soluzione, ad esempio, potrebbe essere quella di far produrre
loro, secondo le proprie competenze, oggetti da immettere sul mercato
attraverso canali privilegiati, anche informatizzati, oppure di prestare
servizi a costi più competitivi per conto dei comuni rispetto ai privati. Il tutto
sotto legida del comune.
L’assegnazione di uno o più
lavoratori alle famiglie seguirebbe dei criteri ben precisi. Più la famiglia è
numerosa e, quindi, maggiore sarà il contributo da essa apportato, maggiori
dovranno essere le capacità del lavoratore nel poter “tornare” alla famiglia l’equivalente
monetizzazione in termini di sgravi fiscali.
L’assegnazione dipenderebbe
tenendo in considerazione anche i titoli di studio conseguiti ed il carico
familiare del lavoratore stesso.
L’occupazione potrebbe essere a tempo determinato o a tempo
indeterminato, oppure a rotazione di 24 mesi in modo da dare occupazione a più
persone possibili. Tutto dipende dal numero di disoccupati presenti nel comune.
La cosa potrebbe essere estesa anche alle aziende, in base al numero di
dipendenti, aumentando così il numero di occupati in pianta stabile.
Per esempio se un’azienda avesse
n. 12 lavoratori essa contribuirebbe per euro 144,00 annui (euro 12,00 * 12
mesi). Ciò vuol dire che le verrebbero assegnati altrettanti lavoratori figurativi
(n. 12) con uno sgravio supplementare sui tributi locali pari ad euro (144,00 *
coefficiente 1,5) = euro 216,00.
Il coefficiente, sarebbe comunque
modificabile all'occorrenza, e cioè in base a precisi parametri. L’importante
che esso sia sempre superiore a 1,2.