sabato 5 marzo 2022

Il nazifascimo dilaga in Europa e negli USA

Mi trovo costretto a pubblicare il seguente articolo, poiché censurato più volte da social sconsiderati nelle mani di persone molto poco lucide. E' gravissimo il grado di censura che si sta sviluppando tra il vecchio continente e gli USA. Facebook, Twitter, e altri social censurano in continuazione, mediante sospensioni più o meno prolungate, soggetti sottoposti ad accuse sistematiche e balorde. Qualsiasi narrazione contraria a quella del main stream viene immediatamente cestinata. Tutto questo è inaccettabile in una nazione, L'Italia, che seppur da sempre colonia statunitense, è divenuta oggetto di costanti violazioni dei diritti umani. Continui soprusi vengono perpetrati ai danni di cittadini inermi che non si sono piegati agli atti dittatoriali che imperversano nel Paese. Ogni azione eversiva è priva di freni, in barba alla legislazione vigente. La Costituzione è da tempo carta straccia. Superata dai vari trattati internazionali che hanno privato la nazione da una base minima di tutela, ma soprattutto di una sufficiente autonomia che le spetterebbe in qualità di stato Sovrano. Ebbene, è stata dichiarata guerra aperta all'essere umano sottoposto da almeno 2 anni a continui attacchi mediatici e ad uno stress, a volte insormontabile subìto da soggetti deboli o particolarmente sensibili; a volte, dal tragico epilogo. Tutto ciò vale per l'Italia, ma per molte altre nazioni, i cui governanti pensano esclusivamente ai propri interessi. Cittadini privi della benché minima tutela giuridica sono costretti alla fame ed alla povertà assoluta. Un grido di dolore inascoltato dalle elitè nazionali ed estere. Il NWO è in piena fase di sviluppo con l'obiettivo di realizzare i piani della famosa 'Agenda di Davos': "Non possiedo nulla, ma sono felice". Certo, a detenere la ricchezza mondiale è soltanto l'1% degli esseri umani. Oligarchi sperano di poter realizzare entro il 2030 gli obiettivi prefigurati in agenda. Pseudo 'benefattori' che, in realtà, sono i maggiori detrattori di coloro i quali vorrebbero diffondere la voce dei popoli del mondo. Tutti gli altri sono soltanto schiavi e servi di biechi soggetti sottoposti a turbe sataniche che ne oscurano chiaramente una opinabile e flebile lucidità. Ma tornando alla censura. Che necessità si ravvisa nel soffocare l'altrùi pensiero? Perché proiettarsi in atmosfere tipiche degli anni trenta? Il progresso ha portato regresso riproponendo vecchi scenari di guerra davanti agli occhi di contemporanei che, mai, hanno vissuto una realtà così triste e tragica. Se non fosse che si tratta solo dell'inizio questa pagina sarebbe stata da tempo archiviata, lasciando spazio ad altre pagine di ben altro tenore. Eppure è così, ed è perfettamente inutile fare finta di niente. Come a voler negare l'esistenza del giorno e della notte, quest'ultima la più buia dall'inizio del genere umano.

venerdì 10 aprile 2020

CLASSIFICA DI GRADIMENTO FACEBOOK SINDACI DELLE 13 CITTA' PIU' POPOLOSE IN ITALIA

In esame i dati registrati solo dalla pagina comunicativa ufficiale Facebook dei sindaci delle n. 13 città più popolose in Italia. Sono stati presi in considerazione solo i "mi piace", in quanto è stato tenuto conto esclusivamente del dato di gradimento. Essi, sono aggiornati alla data odierna del 10 aprile c.a. I follower non sono stati considerati in quanto non rappresentano, in realtà, una reale volontà di apprezzamento. Infatti, essi potrebbero essere dettati da semplice curiosità o seguito relativo. I dati inerenti gli abitanti sono, invece, relativi al solo comune amministrato (dati Istat aggiornati al 2017). Essi non riguardano, invece, l'intera area metropolitana. Per cui fanno riferimento al perimetro comunale. Il rapporto di calcolo è il seguente: numero di 'mi piace' moltiplicato per cento/numero di abitanti. La statistica evidenzia chiaramente che i sindaci meridionali hanno un indice di gradimento maggiore rispetto ai sindaci di altre aree nazionali. Infatti, tra i primi 5 posti in classifica ben 4 sono meridionali. Rispettivamente il sindaco di Messina che ottiene un altissimo indice di gradimento seguito dal sindaco di Bari, da quello di Napoli. Al quarto posto troviamo la sindaca della capitale con un gradimento pari al 33,53%. Capitolo a parte merita il sindaco di Messina. Da notare che egli supera addirittura il 100% (106,11%), differentemente da tutti gli altri sindaci. Ciò vuol dire che, evidentemente, il suo gradimento supera i confini del proprio comune di appartenenza estendendoli in ambito regionale e, probabilmente in parte anche nazionale. Di seguito la tabella dei dati ufficiali attraverso i quali sono stati effettuati i calcoli. Il primo dato si riferisce ai like. Il secondo rappresenta il numero di abitanti. Chiunque può compararli. RAGGI VIRGINIA (RM)- 963.511 - 2.873.000 - 33,53% SALA GIUSEPPE (MI) - 173.029 - 1.352.000 - 12,79% DE MAGISTRIS LUIGI (NA) 465.130 - 972.130 - 47,84% APPENDINO CHIARA (TO) - 173.029 - 886.837 - 19,51% ORLANDO LEOLUCA (PA) 68.777 - 673.735 - 10,20% BUCCI MARCO (GE) 28.165 - 583.601 - 4,82% MEROLA VIRGILIO (BO) 14.266 - 388.367 - 3,67% NARDELLA DARIO (FI) 54.674 - 382.258 - 14,30% DE CARO ANTONIO (BA) 181.045 - 324.198 - 55,84% POGLIESE SALVO (CT) 82.746 - 313.396 - 26,40% BRUGNARO LUIGI (VE) 34.561 - 259.414 - 13,32% SBOARINO FEDERICO (VR) - 19.920 (VR) 257.353 - 7,74% DE LUCA CATENO (ME) 251.456 - 236.962 - 106,11%.

venerdì 10 gennaio 2020

GIOCARE E' D'AZZARDO

Il banco vince sempre! Unica certezza nel campo del gioco d’azzardo i cui monopoli appartengono allo stato italiano. Stesso discorso dicasi per gli altri “apparati” privati che si occupano delle scommesse sportive. Il ragionamento da “porre sul tavolo” è molto semplice: la matematica nel medio-lungo termine penalizza senza dubbio alcuno lo scommettitore dedito a giocare presso le macchinette “infernali”, ai casinò e presso tutti quei ritrovi dediti ai ricavi da gioco. Il gioco del Lotto non ne è esente, così come il Superenalotto. Altra modalità ben nota i “gratta e vinci”. In tal senso sono stati effettuati degli “esperimenti” di acquisto mirati che si sono rivelati illuminanti: non conviene diventare acquirente seriale. Così come non conviene tentare la fortuna in una qualsiasi estrazione a sorte, se non per quelle episodiche e/o sporadiche in cui la eventuale perdita sia certa. Vi sono, infatti, giocatori seriali incalliti i quali non si rendono conto che il gioco delle probabilità è nettamente a loro sfavore. In alcuni casi, la possibilità di vincita è pari ad una su centinaia di milioni (622.614.630) nel caso del 6 al superenalotto. Inoltre, tutti i giochi a cura del Monopolio partono da condizioni nettamente inique. Se, per esempio, un giocatore puntasse un euro sull’ambo ne otterrebbe 250,00 lordi, a cui poi andrebbero sottratte euro 25,00 di tassazione alla fonte (pari al 10% della vincita con la nuova normativa) per una vincita netta pari ad euro 225,00. In realtà, al giocatore dovrebbero spettare euro 400,00 lordi calcolati sulla base di un riscontro di tipo probabilistico. Ciò non avviene per evidenti ragioni di cassa. Conviene quindi non sperare nella “Dea Bendata”? Ebbene si. A mio modesto avviso anche qualora la giocata fosse molto saltuaria (nel rispetto dell’importo massimo che si è disposti a perdere in base alle proprie finanze disponibili). Nel caso in cui ciò dovesse tramutarsi in un atteggiamento continuo andando a erodere il proprio capitale disponibile, soprattutto se in assenza di una strategia ben precisa che tenga conto di una serie di fattori indispensabili, tutto ciò sarebbe molto deleterio. I fallimenti si cumulerebbero a dismisura ed il ritorno stimato a circa il 25% di quanto investito. Questa percentuale scaturirebbe se la serie di giocate fosse stata stabilita a priori; in caso contrario la percentuale di recupero sarebbe molto più inferiore. Allora io mi chiedo che senso avrebbe, per esempio, investire euro 100,00 se il ritorno sarebbe pari ad euro 25,00? Molti scommettitori non tengono la contabilità delle proprie giocate. Ma voglio essere positivo. Ipotizziamo che il vincitore ottenga la vincita, quanto denaro ha dovuto investire prima di ottenerla? Sono queste le banali domande che un giocatore dovrebbe considerare prima di gettare del denaro. In conclusione: il gioco d’azzardo porta alle casse dello Stato circa 10 miliardi di euro, ragione per cui non ha interesse a contrastarne gli abusi, tant’è che ne incentiva le giocate. Tutto questo è deleterio per una società che voglia mettersi al passo con gli altri paesi europei. Una colpevole complicità se poi si pensa a tutti quei numerosi casi di “vittime” da gioco.

sabato 4 gennaio 2020

TOLO TOLO recensione

Il nuovo film di Checco Zalone fa storcere il naso, e non per il tema molto impegnativo ed attuale, ma per le modalità con le quali è stato realizzato. A cominciare dal trailer che lasciava presagire ben altra pellicola cinematografica: divertente e spregiudicata. In realtà, a mio modesto avviso, si tratta di un docufilm costruito ad arte per smontare le premesse del trailer stesso e per smentire categoricamente i “sinistrorsi” che lasciavano intendere una propaganda a favore della destra, e quindi di Salvini. Tutt’altro, semmai l’opposto! Dando una chiave di lettura politica il messaggio e le denunce esposte da Zalone vanno in una precisa direzione che è nettamente a favore degli immigrati e a sfavore delle azioni rivolte all’isolamento del Paese da questi ultimi. Francamente ho notato la forte mano della sinistra, avvalorata dalla presenza nel film di Niki Vendola. Fermo restando che a me il film non è affatto piaciuto, anche per la presenza di un musical che ritengo essere del tutto inappropriato. Di comico ho visto davvero molto poco: battute forzate e inconcludenti. Per non parlare della trama molto fragile. Non mi soffermo sulla regia e su altri aspetti tecnici per i quali non ho alcuna competenza e sui quali non intendo esprimermi. Ma da telespettatore pagante credo di avere tutto il diritto di esprimere la mia opinione sugli aspetti che più mi interessano relativamente alle mie personali aspettative. Ho visto una sorta di presunzione, una bramosia di onnipotenza da parte dell’attore che, avendo registrato ottimi risultati nei film precedenti, si riteneva oramai pronto a ironizzare anche sul tema dell’immigrazione, (cosa molto difficile da realizzare). Ebbene non ci è riuscito in quanto ha messo nettamente in secondo piano le sue principali peculiarità, derivanti da una innata capacità di coinvolgere il pubblico in battute intelligenti, esilaranti e, a volte, strampalate. Ad avvalorare quanto da me detto il fatto che la gente presente in sala è rimasta ammutolita per tutto il tempo: nessuna risata, nessun applauso. Notavo invece perplessità nei loro volti, evidente delusione. La gente si aspettava tutt’altro e poco importa che la critica osanni il film di Zalone, cosa davvero inspiegabile! Come può un critico cinematografico serio mettere da parte il fatto che il comico non sia riuscito nell’intento di far svagare gli spettatori in sala il primo gennaio? Un comico, non più tale, che veste i panni di una sorta di giornalista “infiltrato” calato in una realtà che non gli appartiene. I più attenti avranno anche notato le diverse sottolineature rivolte all’indirizzo di molti italiani: ignoranti, evasori fiscali, razzisti e superficiali. Si qualcuno osserverà: “Checco ha realizzato il record di incassi!”. Ti credo! Con la “furbata” del trailer e della canzoncina orecchiabile, chiunque sarebbe corso al cinema senza alcuna esitazione (come ho fatto anche io del resto). Un grande bluff! Costruito ad arte. A questo punto però, lo spettatore attento difficilmente si farà ingannare una seconda volta (io no per quanto mi riguarda). Inutile nascondere la realtà dei fatti: si è trattata di una gran presa per i fondelli (chiamiamola per quello che è). Sconsiglio ai più di andarlo a vedere. Voto: 5.

martedì 30 luglio 2019

SICILIA... IN AUTONOMIA

Nonostante la nostra regione sia a statuto speciale non è mai stata in grado di risollevarsi dal punta di vista economico creando ricchezza e valorizzando il proprio inestimabile patrimonio. Ciò, a mio avviso è dovuto principalmente a tre fattori: - Vincolo di natura politica; - Sottrazione di PIL dovuta a lavoro nero e redditi sommersi; - Pessima gestione delle risorse. La politica locale e regionale rappresenta un peso specifico notevole in quanto determina la creazione di nuovi posti di lavoro (creati ad arte) che non sono affatto utili alla comunità e che contribuiscono all’inutile sperpero di risorse, che diversamente, sarebbero state impiegate in modo molto più produttivo. Quando un posto di lavoro non produce ricchezza, ma soltanto costi, è normale che non incontri alcun riscontro significativo, quantomeno nel miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini, trattandosi di collocazione pubblica. “Ma le promesse elettorali vanno mantenute, tu mi dai il voto ed io ti do il posto”. Non sempre è così, ma di certo è successo. Sta di fatto che in Sicilia sono tantissimi i dipendenti pubblici, in percentuale di gran lunga superiore rispetto alle medie del resto del Paese. Sorvolerei sul secondo punto, in quanto trattasi di argomentazioni molto note e risapute. Invece, mi soffermerei sul terzo punto molto importante. A mio avviso la Sicilia, sempreché passasse il disegno di Legge della Lega, corre un serio pericolo, e cioè quello di peggiorare nettamente la propria situazione economica e di qualità della vita. Nonostante il PIL sia cresciuto negli ultimi quattro anni (vedi tabella) le famiglie siciliane non hanno avuto alcun miglioramento, anzi hanno avuto ulteriori aggravi legati ai costi della TARI (terza regione in Italia per esborso dei cittadini) più ulteriori balzelli legati allo sblocco dal 2019 delle addizionali regionali e comunali che hanno subito un significativo aumento. Ora, le destinazioni da parte del governo centrale verranno nettamente ridimensionate, perché è chiaro che questo sia il principale obiettivo della Lega. Se consideriamo che i bilanci redatti dalla Regione hanno una visione triennale questo complica le cose e non poco. Allora occorrerebbe organizzarsi per tempo. Come? Istituendo una task force che prenda di mira le tre punte di diamante della Sicilia che sono: turismo, agricoltura e artigianato locale. A mio avviso, andrebbe da subito istituito un gruppo di esperti di grande valore nazionale ed internazionale del settore economico e strategico-manageriale (CO.SE.SM) che abbia effettivo potere decisionale all’interno del Parlamento Siciliano, che prenda in esame tutti i bilanci degli ultimi anni per analizzarne i costi in modo molto dettagliato in modo da effettuare quei tagli necessari per ridimensionare la spesa, per ricollocare il personale nei settori strategici più importanti e per creare nuovo valore attraverso azioni mirate mediante la creazione di imprese pararegionali controllate che siano dedicate principalmente a turismo, agricoltura, artigianato in cui fare affluire il personale regionale in esubero. L’obiettivo finale quello di esportare valore all’Estero, di pubblicizzare l’immenso e straordinario patrimonio locale con l’ausilio di personale che andrebbe totalmente riformato attraverso corsi altamente qualificati a loro riservati. Questa in sintesi la mia idea. Chiaramente il discorso è molto ampio e andrebbe puntellato nelle sedi opportune. L’importante è muoversi il prima possibile per non rimanere impreparati davanti alle rivoluzioni che si prospettano. SALVATORE CASTORINA

lunedì 16 aprile 2018

Repubblica Ceca: esempio per tutti.

Se è vero che la Germania è la prima potenza economica d’Europa, con un’alta reputazione di efficienza, ordine e bassa disoccupazione è pur vero che nel nostro continente esistono altre realtà non meno efficienti, soprattutto in tema di occupazione. La Repubblica Ceca, infatti, rappresenta il paese al mondo con la disoccupazione più bassa, pari al 2,4% (dati riferiti a gennaio 2018): un punto in meno rispetto la Germania (3,5%). Una regressione che parte già da fine 2015. Molti si chiederanno quale sia il segreto che ha consentito al paese comunista di conquistare un risultato così importante. In primo luogo, il costo del lavoro è molto basso. Infatti, Il costo medio del lavoro orario nella Repubblica ceca nel 2016 era di soli € 10,20, ben al di sotto della media UE di € 25,40. Questo non spiega pienamente la bassa disoccupazione del paese, perché altre nazioni come Bulgaria, Ungheria e Polonia, hanno costi di manodopera ancora più bassi. Inoltre, i salari nella Repubblica ceca sono aumentati abbastanza rapidamente. Nel primo trimestre del 2017, i salari nominali sono aumentati del 5,3%, o del 2,8% al netto dell'inflazione. Inoltre, la Repubblica Ceca deve il suo successo ai posti di lavoro in fabbrica, cosa non da poco in questi periodi. L' industria manifatturiera del paese dell'Europa centrale rappresenta la maggior parte della sua economia rispetto ad altre nell'UE e rappresenta oltre un terzo di tutti gli occupati. La produzione di automobili, da parte di aziende come Toyota, Peugeot, Citroën, Škoda e Hyundai, è ora un ingranaggio cruciale per l'economia ceca. Gli incentivi governativi risalenti agli anni '90, che includono sgravi fiscali per nuove imprese e denaro per la creazione di nuovi posti di lavoro, hanno attirato alti livelli di investimenti esteri, rafforzati ulteriormente dopo l'adesione del paese all'UE nel 2004. Secondo David Marek, capo economista di Deloitte a Praga, il tasso di disoccupazione della nazione è basso per due ragioni principali. Innanzitutto, i lavori di assemblaggio degli impianti sono stati relativamente facili da creare perché sono economici e gli incentivi governativi hanno reso la Repubblica ceca attraente per le aziende manifatturiere globali. In secondo luogo, il ciclo economico ceco è strettamente connesso alla salute economica dell'UE. Quando l'Europa sta andando bene, la Repubblica Ceca fa ancora meglio, dice Marek. E in questo momento l'Europa sta facendo relativamente bene. L'economia della regione è cresciuta del 2,2% nel secondo trimestre rispetto all'anno precedente, all'incirca la stessa degli Stati Uniti. Ma, attenzione poiché le ragioni del recente successo dei cechi potrebbero rappresentare problemi per il futuro. L’eccessiva crescita dei salari è una preoccupazione urgente. Marek afferma che i salari stanno aumentando a causa della mancanza di manodopera, che impedisce all'economia di crescere ancora più velocemente. Come molti paesi, anche la Repubblica ceca si trova ad affrontare un invecchiamento della popolazione. Gli ostacoli burocratici rendono difficile alle società assumere lavoratori stranieri per coprire posizioni aperte. Marek dice che il paese non può permettersi salari che crescono più velocemente rispetto alla produttività. La Repubblica Ceca è "il centro di raccolta dell'Europa, non il centro di conoscenza", afferma, il che significa che ha molti lavori poco costosi e poco qualificati, ma non sta sviluppando le capacità e le conoscenze per aumentare significativamente la produttività con processi più sofisticati. Per mantenere bassa la disoccupazione, il governo ha bisogno di cambiare il suo decennale sistema di incentivi per incoraggiare la creazione di posti di lavoro altamente qualificati, in particolar modo migliorando il sistema di istruzione. Mentre c'è un alto tasso di istruzione secondaria, poche persone continuano a ottenere le qualifiche universitarie o professionali. Il rischio di automazione dei meccanismi di produzione è incombente. Ciò verrebbe confermato da uno studio dell'OCSE pubblicato lo scorso anno.

domenica 15 aprile 2018

Le governance più efficienti al mondo

Il Legatum Institute, con sede nel Regno Unito, ha condotto una interessante indagine sulle governance migliori al mondo. Numerosi esperti, sulla base di parametri ben definiti, come: qualità della vita, un eccellente sistema sanitario, i programmi educativi di prim'ordine, i bassi livelli di inquinamento dell'aria e dell'acqua, la libertà di parola, il diritto a difendersi responsabilmente, la priorità data all'innovazione e ad un ambiente economico stabile, la prosperità, hanno stabilito come il governo federale svizzero sia il migliore al mondo, seguito da quello new zelandese, danese, svedese e finlandese. Per completare la classifica dei primi dieci paesi con il miglior governo al mondo, troviamo al sesto il Lussemburgo, al settimo il Canada, all’ottavo la Novergia, al nono il Regno Unito, ed infine al decimo posto l’Australia. I paesi europei, quindi sono in cima alla lista dei migliori governi del mondo; la maggior parte dei quali è governata da una leadership UE e delle Nazioni Unite. Gli statunitensi, invece, si collocano in undicesima posizione. Andando nello specifico. Nello Stato democratico svizzero, il popolo ha il primo potere politico, dando ad esso maggiori opportunità di esprimere la propria opinione attraverso il voto popolare. Tutti i suoi cittadini hanno il diritto di voto (sia uomini che donne) e hanno la libertà di scegliere le persone che li rappresenteranno all'interno della loro Assemblea federale. Il buon governo rimane tra i parametri di riferimento rispetto al quale spesso tutte le nazioni, ricche e povere, vengono classificate. È interessante notare che i paesi enunciati come aventi i migliori governi del mondo hanno anche registrato classifiche simili o strettamente tali in altri parametri, quali: i paesi più prosperi al mondo, le persone più felici al mondo, i paesi più competitivi a livello mondiale, i paesi con persone più soddisfatte e così via. Rimane il fatto che è convinzione, a prescindere da quanto potente o progressista o ricca possa essere una nazione, che un buon governo giochi un ruolo fondamentale se si considera il successo di uno stato in tutti gli aspetti della vita quotidiana. A riprova di quanto detto, la Cina, invece, pur essendo un gigante del mercato, avendo ottenuto il terzo posto nel ranking mondiale quale potenza economica, si è classificata soltanto al 52° posto tra le governance più efficienti al mondo. In effetti, non basta quantificare l’efficienza di un governo soltanto dal punta di vista esclusivamente monetario, o dalla ricchezza prodotta dal paese, ma soprattutto dal grado di felicità, soddisfazione e serenità raggiunto dai suoi abitanti.

venerdì 13 aprile 2018

Lavoro e tecnologie

Il mondo del lavoro è in continua fibrillazione ed evoluzione. Non vi è dubbio che la tecnologia moderna abbia contribuito ad accorciare tempi e distanze. Infatti in una sola ora accade qualcosa di davvero stupefacente: vengono visualizzati 248 milioni di video attraverso YouTube, caricate 2,8 milioni di foto su Instagram, digitati 23,7 milioni di tweet e spesi 15 milioni e passa di dollari in ordini Amazon. Il tempo scorre molto più velocemente in rete rispetto ad una vita dai sistemi tradizionali. Ecco perché sarebbe importante snellire la burocrazia in modo da agevolare le classiche attività produttive e lavorative. I Centri per l’Impiego non funzionano e sono fin troppo farraginosi. Le loro tempistiche abnormi e l’efficacia delle politiche del lavoro pari a zero. E’ del tutto inutile raggirare gli indici Istat mediante l’applicazione di contratti a termine di ridottissima durata. E’ anche vero che gli attuali strumenti di comunicazione non rappresentano un ostacolo al lavoro, anzi ne agevolano lo svolgimento rendendolo più snello, più veloce e più preciso. Semmai, in taluni casi, le aziende richiedono un minor impiego di personale andando ad incidere sugli indici di occupazione in modo negativo. Ed è questo, in prospettiva il vero cruccio da superare nei prossimi anni. Il sempre meno impiego di ‘materiale umano’ accrescerà il desiderio di occupazione in buona parte del mondo. Ed anche le oasi ‘felici’, modello di occupazione, risentiranno del grado di tecnologia presente nel paese. Quindi il tema dell’evoluzione e della meccanizzazione dei processi produttivi quanto potrà spingersi oltre, considerando il fatto che internet è oramai un territorio fertile in cui si incrociano capacità personali, innovazione e rapidità comunicativa? E’ opportuno porsi tale interrogativo per non ridurre sul lastrico i lavoratori, che sempre meno nel tempo potranno garantire la propria manodopera e/o il proprio intelletto. Almeno che non si compia un notevole percorso ai fini della preparazione personale, tenendo fortemente in conto che nel lavoro telematico la concorrenza è molto più accresciuta rispetto ai canali tradizionali. Bisogna quindi aggiornarsi e farlo nel più breve tempo possibile. Gli ultimi governi stanno cercando di ridurre il gap derivante dalla mancata digitalizzazione in molti settori, ma questo consentirà nel breve volgere di qualche anno di non assumere più personale, o quantomeno di ridurne drasticamente le esigenze negli enti pubblici e privati. Questo è un campanello d’allarme che deve suonare alle orecchie dei governanti di tutto il globo, ma soprattutto alle orecchie di coloro i quali affrontano determinati studi che potrebbero essere superati da qui a qualche anno. Sarebbe bene guardare in prospettiva, cercando di anticipare le mosse, prima che sia troppo tardi.

giovedì 12 aprile 2018

Tagli

L’economia italiana si rimette in sesto mediante opportuni tagli che consentano di annullare gli sprechi e di investire le risorse liberate in ‘capitolati di azione’. Il denaro, cioè non deve avere una funzione del tutto passiva, ma svolgere una serie di funzioni atte a stimolarne la circolazione e nello stesso tempo innestarne un meccanismo nel quale possa crescere l’occupazione. Riducendo i privilegi, le baby pensioni e le pensioni d’oro, l’uso delle auto blu, le costosissime consulenze e tutti quei costi presenti costantemente nei bilanci si raggiungerebbe, di certo, una condizione gestionale migliore. L’impiego del denaro pubblico dovrebbe snellirsi e non essere mastodontico. Il denaro dovrebbe raggiungere un ‘equilibrio modulare’. Maggiori investimenti con maggiori controlli, però. Per cui prima di tagliare e/o di stampare più soldi occorre stabilire con precisione quali meccanismi di controllo esercitare sulla Pubblica Amministrazione, sulla Difesa, sulla Sanità (per citarne alcuni) riguardo i flussi di denaro da destinare a detti capitoli di spesa. Se il denaro proveniente dai flussi in entrata (circa 800 miliardi), nel suo impiego ha una struttura di per sé poco dinamica, poco produttiva, e quindi, se la sua funzione fosse soltanto passiva e non attiva allora i problemi verrebbero amplificati a catena. Per dirla scialbamente “soldi fanno soldi”. Un motto che ben si sposa con i concetti sopra elencati. Quando, per esempio, i costi della illuminazione pubblica pro-capite sono il doppio rispetto a quelli dell’UE qualcosa non funziona. Allora occorrerebbe interrogarsi del perché di questi sprechi. Oltre un miliardo l’anno, quando ne basterebbe la metà. 500 milioni che potrebbero tornare utili a tappare altri buchi di bilancio. La digitalizzazione che riguarda la Pubblica Amministrazione, entrata in vigore lo scorso anno, ancora va a rilento. In ambito sanitario potremmo risparmiare altri 7 miliardi di euro. Tra carte e beni scaduti gettiamo al vento 25 miliardi l’anno. Ciò perché il tasso di adesione degli enti pubblici è pari al 20%. Solo un quinto ha aderito alla ‘scannerizzazione’ dei documenti. Perché non si adeguano tutti quanti gli uffici? Anche in questo caso: chi vigila affinché i nuovi dispositivi di legge vengano applicati? In queste poche righe ho cercato di sintetizzare un argomento che meriterebbe centinaia di pagine di discussione. Più che altro volevo porre l’accento sui tagli agli sprechi che, ancora oggi, molto più di ieri si possono effettuare. Gli interrogativi che mi pongo sono i seguenti: “perché spendere tanto e male? Perché gettare alle ortiche il denaro pubblico frutto del sacrificio di molti italiani onesti e per bene? Perché non prendere a modello le migliori amministrazioni pubbliche internazionali? Riceverò mai una risposta a questi interrogativi? Nutro seri dubbi in merito.
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