domenica 25 marzo 2012

Single Sensual Night

A Messina nasce una nuova realtà radiofonica: "Single Sensual Night", appuntamento radiofonico che va in onda tutti i venerdì sera dalle ore 24 sino a notte inoltrata su Radio Messina International. Alla conduzione del programma: Marzio Costa e Salvatore Castorina. I temi affrontati fanno riferimento alla sfera del sesso, cercando di sviscerare tutti gli aspetti che caratterizzano un mondo costituito da tabù fittizi. Ai conduttori si sommano le voci di altre due collaboratrici microfoniche: Marisa e Gisella. Notevole spazio viene riservato agli ascoltatori e ad ospiti che interverranno di volta in volta nel corso delle puntate. Il tema trattato nel corso del primo appuntamento: il tradimento.
"Single Sensual Night" non viene riservato ai soli single, bensì a tutti coloro che vivono quotidianamente difficoltà amorose e cercano di capirne di più. Si può essere soli anche tra migliaia di persone. 
La trasmissione può essere seguita in streaming al sito: www.radiomessinainternational.it. Essa, inoltre, è presente su Facebook: https://www.facebook.com/groups/136038633190367/ e su Twitter: https://twitter.com/#!/SingleSensualN.


mercoledì 21 marzo 2012

Inconcepibile!!!

Non vorrei essere monotono, ma non è possibile che un'altra vita umana possa togliersi dalla faccia della Terra perché senza lavoro. Un giovane barese di 29 anni, infatti, ha deciso di farla finita. La sua situazione familiare, estremamente delicata: la perdita del posto di lavoro e l'assoluta mancanza di prospettiva gli hanno fatto prendere una decisione, che dire tragica è poco. E' mai possibile che nella stanza dei bottoni nessuno pensi a questi poveri cristi? Nessuno che abbia un briciolo di vergogna o di commozione? Nessuno che voglia risolvere questo maledetto cancro della società? Basta! Basta! Basta! E che non si dica che sono persone deboli. La dignità di coloro che sottraggono la propria esistenza alla vita viene lesa, grazie alla mancanza di un apparato sociale concreto, all'attuazione di norme che possano concedere un minimo di sostentamento. Ripeto, non vorrei essere monotono, ma nel resto d'Europa, in particolar modo in Germania, esistono degli ammortizzatori sociali concreti e consistenti, i quali fanno si che la persona non possa perdere né la propria dignità, né la speranza di poter sopravvivere anche con poco. Lo stato procura un posto di lavoro e lo sottopone al disoccupato, il quale, in caso di rinuncia perderebbe i diritti acquisiti a seguito del licenziamento. In parole povere, lo stato chiede al soggetto se intende svolgere quel tipo di lavoro. In caso di risposta negativa allo stesso non viene concordato più alcun aiuto. 
Ritengo che questo modo di ragionare, sviluppato dai parlamentari tedeschi, in attuazione del Welfare, sia assolutamente inappuntabile. 
Mi chiedo. Ma neanche a scopiazzare dagli altri paesi europei i nostri "rappresentanti" sono in grado di fare il minimo indispensabile? Mah. Rimango sempre più senza parole.




giovedì 8 marzo 2012

AI DISOCCUPATI D'ITALIA


Da qualche giorno ho fatto rientro nella mia città. Ebbene è sempre più viva in me la convinzione che la stessa viva, sempre più, sotto una cupola di prostrazione e rassegnazione. Una città abbandonata a se stessa dove la gente si priva pure di una semplice passeggiata per risparmiare anche il denaro da spendere per un gelato, per un presente personale o rivolto ai propri cari. Il sapore della sfida è stato totalmente annientato. In tal senso occorre dire che, in realtà tale ideologia viene utilizzata quale leva da sfruttare per utilizzare l’intelletto e la professionalità dei giovani al fine di costruire interessi di piccoli imprenditori senza scrupoli. Essi, approfittando del grave stato di necessità in cui versano molte famiglie messinesi, inducono i tanti disoccupati del luogo a sognare lauti guadagni che, in realtà, si tramutano in profonde delusioni. “Se vuoi lavorare per me vieni retribuito soltanto a provvigione, a patto che tu non produca un volume di contratti o di contatti al fine di percepire una minima quota fissa”. Il giovane, preso dalla disperazione intraprende questa strada, si mette in discussione e si impegna per ore ed ore di lavoro al fine di raggiungere l’obiettivo prefissato dai titolari l’azienda. Intanto le ore passano e i risultati, nonostante l’impegno profuso non arrivano. In se si avviluppa un senso di sconforto e di delusione, ma non viene meno all’impegno preso. Si alza presto la mattina, prende la macchina o i mezzi pubblici (quando e se passano) e si dirige sul luogo di lavoro; senza alcuna tutela né di tipo contrattuale né di tipo assicurativo. In questo panorama dipinto dalla realtà dei fatti gli imprenditori senza scrupoli non si pongono alcun problema: “tanto se tot giovani vanno via se ne presentano altri ed altri ancora a supplire al loro lavoro. Così noi abbiamo in forze ragazzi che lavorano senza percepire alcunché, neppure i danari delle spese. Tanto non arriveranno mai alla quota minima prefissata per essere pagati, e nella migliore delle ipotesi, riescono a raccogliere le briciole. La cosa disarmante in tutto questo è la mancata reazione di dignità che non vedo negli occhi spenti o a malapena sorridenti di coloro che vivono un inferno dipinto di vane speranze, se non quelle di prendere un borsone e andare via verso l’ignoto, verso il rispetto della propria persona, verso un mondo migliore. Qualcuno ha anche il coraggio di difendere tale sistema e quasi si arrabbia quando vado a smontarlo con i miei ragionamenti. Personalmente nutro un sentimento di rabbia, mai di rassegnazione. Chi vive la realtà meridionale, presto finisce per essere ingoiato in un vortice senza ritorno, risucchiato verso la fine. In questa visione pessimistica, però, vorrei invitare i miei concittadini e con essi i cittadini d’Italia ad uno scatto d’orgoglio, a non accettare passivamente un sistema corrotto interiormente munito di profonde fondamenta che andrebbero estirpate per lasciare posto ad una visione moderna e funzionale. In un recente passato ho lottato personalmente contro le istituzioni locali per un mio diritto, un diritto sancito dalla Costituzione che non è mai stato rispettato. I poteri forti hanno prevalso, ma continuerò a lottare affinché la mia dignità non venga mai più calpestata e mortificata.

lunedì 5 marzo 2012

Numerosi suicidi a causa della disoccupazione

Una situazione drammatica derivante dalla crisi economica che sconvolge il panorama nazionale ed internazionale. Molti imprenditori e disoccupati devastati dalla crisi spesso si tolgono la vita. La disperazione e l'incertezza sul futuro sono la causa della sottrazione alla fiducia nel presente e nel futuro. Potrei elencare una serie innumerevole di episodi relativi a suicidi; mi limiterò a segnalare l'ultimo caso eclatante: ovvero il suicidio di un dipendente sanremese avvenuto il 25 febbraio scorso. Un elettricista di 47 anni si è tolto la vita sparandosi con una pistola. I familiari rifriscono che era caduto in una profonda depressione dopo il licenziamento. Egli era stato licenziato qualche settimana fa dalla ditta nella quale lavorava da molti anni. Dopo aver cenato con la sua compagna è sceso in cantina e si è sparato con una Smith & Wesson calibro 28 di sua proprietà.
Perdere la vita a causa di un sacrosanto diritto, il lavoro, rappresenta un segno emblematico di come si giunga ad uno stato di depressione tale da perdere il controllo delle emozioni e delle azioni.
L'innesco a catena di una serie di reazioni che coinvolgono in primis la famiglia avvia un processo di autodistruzione del soggetto e dei propri cari.
Il governo deve avere come priorità il lavoro e far si che si possa risolvere un problema annoso che coinvolge migliaia di cittadini italiani afflitti dalla piaga del secolo.
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