venerdì 16 settembre 2011

L'ECONOMIA ITALIANA OGGI

"Mentre l'impatto del settore liberalizzazione e le privatizzazioni possono essere positivi sulla crescita a medio termine, i tagli di bilancio possono avere effetti molto negativi sul breve termine e sulla dinamica del PIL. Ci aspettiamo la crescita del PIL italiano per azzerare il deficit di bilancio entro il 2012/2013".

Un anonimo funzionario di lingua tedesca ha dichiarato in via ufficiosa ai giornalisti di Der Spiegel: “un paese come l'Italia non può essere salvato".

La BCE fa un passo indietro
I mercati del debito italiano sono molto più calmi questa settimana di quanto lo fossero la settimana scorsa prima. Evidentemente c'è una semplice spiegazione per il fenomeno, e cioè che il livello dei rendimenti dei titoli italiani è ormai più o meno completamente garantito dalla Banca centrale europea (BCE). Sistematicamente e minuziosamente, il rendimento dei titoli italiani in dieci anni viene mantenuto intorno al livello del 5% da un team di commercianti di bond dedicato a banche centrali nazionali sparsi per la zona euro.

Il processo attraverso il quale si ottiene questo risultato non è poi così dissimile da altri interventi più comuni delle banche centrali, per esempio per indirizzare un certo tasso di cambio, o un dato tasso di interesse overnight. In sostanza, quando il rendimento supera una determinata soglia della BCE è semplice intervenire e acquistare obbligazioni. Questo è accaduto le scorse settimane per la somma di circa 22 miliardi di euro, con titoli in corso di acquisizione da una serie di 5 paesi UE periferici, anche se non sappiamo quanto gli acquisti sono stati suddivisi a livello nazionale. Una cosa era certa, ci sono state molte obbligazioni italiane nascoste da qualche parte.

Il problema per la banca è ora quello che avviato un programma come questo, non esiste un modo facile per smettere. Nonostante le molte voci che sostengono il contrario, il problema in Italia non è semplicemente una liquidità a breve termine (finanziamento di un disavanzo), ma si tratta di una solvibilità a lungo termine (gestione di un enorme cumulo di debito e crescita, allo stesso tempo). Mentre nel paese è stato a lungo mantenuto un avanzo primario, il peso del debito è andato alla deriva costantemente in avanti e verso l'alto. L'Italia è stata presa dal dilemma. Con una bassa crescita dell’inflazione è necessario essere in grado di rendere i conti in equilibrio, ma questo rende l’eccesso di inflazione un problema per la competitività del Paese. Se si sceglie di implementare le riforme necessarie per rendere l'economia più competitiva allora non aumenta l'inflazione, e se si azzera il deficit, nel frattempo, non si ottiene la crescita. Questo è un gioco a somma zero in cui tutti i numeri non tornano.
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