mercoledì 7 settembre 2011

Come risolvere il problema della disoccupazione

Governi e Banche Centrali al centro della soluzione dell'annoso problema. A mio modesto avviso una stretta cooperazione tra i due soggetti potrebbe portare ad una risoluzione graduale e complessiva della richiesta di lavoro. Qualcuno di voi si chiederà come? Innanzitutto, alzando le retribuzioni di tutti i lavoratori, in modo da aumentare drasticamente i potenziali consumi. In seguito, grazie a studi settoriali economici curati da professionisti del campo, si potrebbero individuare le aree commerciali, intese come settori, da sfruttare ai fini della produzione. Per fare un esempio pratico, si potrebbero produrre oggetti di grande impatto sul mercato. Se consideriamo che, gli italiani, così come il resto d'Europa, consumano essenzialmente beni di prima necessità, disdegnando per ovvi motivi economici l'acquisto di beni secondari, si potrebbero produrre generi alimentari o affini che verrebbero con maggiore semplicità acquistati dalle persone. La creazione di industrie "flessibili" nelle cosiddette aree "depresse" servirebbero a dare un notevole scossone. Per flessibile intendo dire "variabili"; creare cioè delle industrie che possano cambiare il genere di produzione e, quindi, siano elastiche a livello di struttura produttiva. E' chiaro che se l'area di potenziali acquirenti individuata nella zona non dispone di denaro, non potranno sortire gli effetti sperati. Ecco perchè alla base sta l'innalzamento delle paghe oparato dai due apparati sopra citati. In definitiva non serve guadarare alla sola richiesta interna, ma risulta indispensabile guardare alla richiesta esterna, e quindi alle esportazioni. La globalizzazione impone, soprattutto ai governi europei, l'adozione di una politica che guardi al resto del mondo e non si limiti al proprio territorio. Le industrie nate, ad esempio, in Italia devono mantenere la propria posizione in termini di territorialità senza migrare altrove. Per poter usufruire dei contributi pubblici dovrebbero garantire in primis l'assunzione di manodopera locale, dando spazio alle competenze maturate nel territorio circostante la fabbrica, allargando le assunzioni, in fase di espansione, sempre limitatamente alle zone circostanti. Infine, l'accentramento del denaro nelle mani di pochi, di certo, non favorisce un'espansione omogenea, nè tantomeno, l'allargamento delle risorse a tutti con conseguente restringimento della disoccupazione. Una corretta distribuzione delle risorse garantirebbe, altresì, una corretta distribuzione di risorse umane ed economiche. L'intero territorio nazionale, per crescere in modo salutare ha bisogno che venga rispettato tale principio, chiaramente rispettando determinate caratteristiche territoriali ed ambientali.
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