lunedì 25 luglio 2011

ANNUNCIO URGENTE!!! (Help me!!!).

Cerco URGENTEMENTE un alloggio e un lavoro serio (no porta a porta, no a percentuale). Chiunque volesse aiutarmi scriva una mail a: salvatore_c70@yahoo.it. Mia moglie sta male.Grazie di cuore a tutti coloro che vorranno aiutarci.

ENGLISH VERSION:

URGENTLY Looking for an apartment and a real job (no door to door, not in percentage). Anyone who wants to help me write an email to: salvatore_c70@yahoo.it. My wife is male. Thank you heart to all those who want to help.

http://it.notizie.yahoo.com/coppia-vive-auto-da-8-mesi-messina-174700216.html

giovedì 21 luglio 2011

La battaglia continua.

Forse io e mia moglie abbiamo perso una battaglia, ma la guerra no, quello no. La nostra vicenda, rimbalzata su molti giornali in campo nazionale ha trovato piena freddezza nelle istituzioni. Persino la Presidenza della Repubblica alza le mani davanti ad un lassismo evidente. Ebbene, non abbiamo alcuna intenzione di mollare la presa; il tempo delle responsabilità istituzionali (siano esse locali e/o nazionali)  evase deve finire. Chi le rappresenta ha il dovere, e ribadisco, il dovere di aiutare tutte le persone che attraversano un evidente stato di necessità. In questa sede, come in altre, voglio ribadire il concetto di normative  locali che obbligano gli enti preposti a concedere un alloggio popolare e tutta l'assistenza necessaria. Il Comune di Messina, ad esempio, ha previsto nel proprio regolamento, adottato dal Consiglio Comunale il 13 novembre 1995, con delibera n. 152/C, tutt’ora vigente, all'art. 9 che: “soggetti titolari di reddito al di sotto del “minimo vitale” hanno diritto all’assistenza economica, cioè ad un intervento idoneo a soddisfare le esigenze fondamentali di vita”.- “Ove possibile, soprattutto in particolari situazioni di disagio familiare, il contributo economico sarà elargito sotto forma di pagamento di servizi essenziali, ivi compreso quelli sanitari non contemplati dal S.S.N.”.
Rientra nei servizi essenziali, anche il diritto ad un alloggio o ad un contributo che consenta al nucleo familiare di vivere sotto un tetto.
Detto regolamento non é stato mai attuato nei nostri confronti, anzi, ci é stato detto chiaramente che avremmo dovuto, seppur provvisoriamente, separarci per ricevere un "briciolo" di assistenza.
Per carità NOI NON CHIEDIAMO L'ELEMOSINA, MA IL RISPETTO DI UN DIRITTO. Questo é bene sempre rimarcarlo. Non vediamo la ragione per la quale un governo, sia esso nazionale o locale, debba sempre defilarsi dalle proprie responsabilità.
Il Sindaco, nonostante i continui solleciti del Prefetto, ci ha liquidati senza neppure darci ascolto, così come la becera politica locale che non è occorsa. Davanti a tale scempio istituzionale a 360 gradi, alle strumentalizzazioni politiche perpretrate alle nostre spalle (...l'imprenditore di "buon cuore"), davanti al lassismo noi non ci fermiamo.

mercoledì 20 luglio 2011

Scacciamo il governo dei ladri e dei fannulloni!. Via tutti i Parlamentari!.

Ovunque vada: in tram, nella metro, in bus e persino in auto sento sempre parlare dell'indignazione degli italiani con i soliti piagnistei del tipo: "non ce la faccio ad arrivare a fine mese", "non si può più andare al supermercato", "questo governo fa schifo!", "con questa pensione da miseria non arrivo neppure a metà mese", ecc... Ma nessuno di loro che dica: "adesso basta!, è ora di finirla!. Mandiamo via questi politici corrotti da quattro soldi e riprendiamo in mano le sorti del Paese!". Nessuno, ribadisco, nessuno. Più volte, ho incitato tutte le persone con le quali parlavo a compiere gesti estremi nei confronti dei politici. Tutti a darmi ragione, ma nessuno che mi abbia seguito. Da molto tempo ho in mente di radunare davanti al Parlamento una folla enorme (parlo di milioni di italiani) armata tuttopunto per costringere questi miserabili a compiere finalmente il loro dovere. Spesso si sente parlare della Camera dei Deputati deserta o del Senato popolato da sparuti parlamentari. E il resto dove si trova?. Come fanno a percepire una indennità per delle presenze che non esistono?. Ma cosa combinano tutto il giorno questi signori?. Non dimentichiamoci che a loro basta una sola legislatura per papparsi una lauta pensione. Allora, é venuto il momento di dire basta agli sprechi e alle caste di potere. Italiani, prendiamo come esempio i libici, i tunisini e tutti gli altri popoli che, armati fino ai denti, rivendicano la loro libertà e i loro diritti. Sono consapevole del fatto che questo accorato appello rimarrà seppellitto, ma un giorno che nessuno mi venga a dire "anche tu sei complice loro", perché io non ci stò.

La mancanza di un lavoro serio.

Quotidianamente ne leggo di tutti i colori. Promesse di carriera e di guadagni esorbitanti. In realtà sono tutte bufale. La verità è che non esiste più un lavoro serio. Aldilà del periodo di contratto, nella maggior parte dei casi, si tratta di lavori a percentuale, vendita porta a porta e, in qualche caso truffe. Conosco di persone che hanno dato l'anima per riuscire in un determinato lavoro per poi ritrovarsi un pugno di mosche in mano. Internet é pieno di pareri ed opinioni relativamente sulla validità o no di una proposta lavorativa. Fantomatiche società adescano ragazzi e ragazze attraverso il tranello della ricchezza. Inoltre, il più delle volte, per telefono promettono una qualifica gratificante, quando in realtà si tratta di ben altro. In questi giorni mi sono imposto, prima di effettuare un colloquio personalmente, di verificare la validità dell'azienda. Non vi nascondo che, più di una volta, grazie alle informazioni prese, ho evitato di imbattermi in un raggiro bello e buono. Da fare attenzione a quelle società che invitano presso alberghi. Al 99,99 % non si tratta di lavoro, bensì della vendita di un qualsivoglia prodotto. Anni addietro, nel cercare lavoro mi imbattei in una rappresentazione di una nota erba dimagrante con relativa presentazione tenuta, guarda caso, all'interno di un albergo. Per fortuna riuscì a non cadere nel tranello multilevel, ma non nascondo la rabbia nell'aver perso tempo e denaro. Entrambi elementi preziosissimi, soprattutto, per chi urge di lavoro. E' bene valutare prima di armarsi e partire, anche perché tutto ciò ha un costo, non solo economico, ma morale. In chiusura di articolo mi chiedo quale sia una opportunità di lavoro seria, concreta e duratura nel tempo. La risposta é una e soltanto una; lavorare in proprio. Non vi nascondo che sarebbe una scommessa da vincere. Mettersi in gioco in un lavoro, dando tutto e lavorando anche per 12 o 13 ore al giorno senza essere sottomessi a qualcuno, credo rappresenti il massimo della vita. Il problema, purtroppo, sta nel fatto che per poter avviare una propria attività occorre un capitale di base sufficiente. E questo, il più delle volte, scoraggia le persone a tuffarsi nell'avventura.

martedì 19 luglio 2011

In aumento il lavoro interinale.

Nel primo trimestre 2011 il numero di lavoratori che hanno svolto almeno una missione di lavoro in somministrazione (ex interinale) è aumentato del 22,3% rispetto allo stesso periodo del 2010. E' quanto rileva l'Osservatorio nazionale Ebitemp (Ente bilaterale per il lavoro temporaneo) - Formatemp (Fondo per la Formazione dei lavoratori in somministrazione a tempo determinato). Le missioni avviate nel primo trimestre del 2011 sono state oltre 281mila, con un incremento del 14% rispetto allo stesso periodo del 2010.

Unioncamere: rapporto imprese.

Note positive e qualche campanello di allarme dall'anagrafe delle imprese italiane, che vede una crescita di 39mila unità nel secondo trimestre del 2011. Tra aprile e giugno, il bilancio demografico rilevato attraverso i registri camerali ha registrato un numero di iscrizioni in linea con lo stesso periodo dello scorso anno (circa 107mila unità), mentre le cessazioni, dopo la forte diminuzione del secondo trimestre del 2010, hanno fatto segnare un lieve rimbalzo negativo, attestandosi a 67mila unità (circa 7.500 unità in più rispetto al periodo aprile-giugno 2010). Questi i dati salienti della rilevazione sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel secondo trimestre dell'anno fotografati attraverso Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta per Unioncamere da InfoCamere, la società di informatica delle Camere di commercio italiane.
Il saldo del secondo trimestre del 2011 risulta pertanto positivo per 38.959 unità, inferiore rispetto a quello corrispondente del 2010 ma ben superiore a quelli del 2009 e 2008. Da segnalare come il 18,7% dell'incremento della base imprenditoriale rilevato nel periodo (poco più di 7mila unità) sia frutto del lento ma continuo recupero delle imprese artigiane che, rispetto al corrispondente trimestre del 2010, fanno registrare una lieve crescita delle iscrizioni e (a differenza del dato complessivo) una significativa riduzione delle cessazioni.
In termini percentuali, tra aprile e giugno lo stock delle imprese registrate è cresciuto complessivamente dello 0,64% (contro lo 0,78% del secondo trimestre 2010), pari a un valore assoluto, al 30 giugno di quest'anno, di 6.119.975 unità di cui 1.464.322 artigiane.
Guardando alla struttura del saldo, dai dati emerge come esattamente il 33% (12.869 imprese) sia localizzato nelle regioni meridionali e insulari, il 36,4% (14.200) sia dato da imprese costituite in forma di società di capitali e il 22% (8.556) operi nel settore del commercio.
"L'Italia è in un passaggio stretto e difficile -commenta il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - e ciascuno deve dare il proprio contributo di positività per superarlo. Le forze imprenditoriali stanno facendo la loro parte, dimostrando di credere nel mercato e accettando le sue sfide, nonostante i tanti ostacoli che frenano chi vuole fare impresa".

Olanda paese per i giovani.

L'Olanda ha due primati: il tasso di disoccupazione giovanile più basso d'Europa (8,7%) e la regione più virtuosa (lo Zeeland) della Ue con una disoccupazione sotto i 25 anni di appena il 4 per cento.
Premesso che l'Aja ha introdotto all'inizio della crisi una serie di misure di sostegno sul mercato del lavoro tra cui programmi per i giovani (Youth Unemployment Action Plan, 3,5 milioni di euro, e l'Investment in the young act dell'ottobre 2009), tre sono i motivi di questo straordinario risultato: decentralizzare ai Comuni il collocamento, luoghi dove si incontra domanda e offerta, si organizzano corsi di formazione e si erogano le indennità; puntare su un'istruzione professionale flessibile e legata alle esigenze delle imprese del territorio, così da rispondere esattamente alle esigenze del mercato del lavoro; consentire una maggiore integrazione tra lavoro e studio.
Spesso, circa il 60% dei giovani studenti olandesi durante gli anni del liceo hanno un'esperienza lavorativa. Così arrrivano al diploma di laurea con in più "soft skill", cioè competenze formate sul campo di lavoro. La ricetta è semplice e non ha copyright: basta imitarla.

Fonte: Ilsole24ore.

lunedì 18 luglio 2011

Nullatenente affitta villa al mare.


Un giro sempre più numeroso di prestanome per evitare le insidie dello spesometro

13/07/2011
Il 53% dei contratti di locazione, spesso non registrati, delle ville di Porto Cervo, Forte dei Marmi, Porto Rotondo, Rapallo, Capri, Sabaudia, Positano, Ravello, Panarea, Portofino, Taormina e Amalfi sono intestati a nullatenenti o a pensionati con la social card, prestanome di facoltosi imprenditori, per evadere le tasse, evitando anche di cadere nei controlli dello spesometro. Secondo lo studio dell'Associazione Contribuenti Italiani, elaborato su dati de Lo Sportello del Contribuente e del Ministero delle Finanze, oltre la metà degli italiani ha dichiarato nel 2010 (redditi 2009) meno di 15.000 euro annui e circa due terzi meno di 20.000 euro; di contro, solo lo 0,95% ha dichiarato oltre 100 mila euro, lo 0,17% più di 200mila euro e solo 15 mila persone hanno dichiarato un reddito di oltre 300 mila euro all'anno. Una fotografia che stride con i dati relativi alle richieste di posti barca che sono cresciuti del 12,3% e agli acquisti di imbarcazioni di lusso, la cui spesa è cresciuta del 6,7%. I "ricchi nullatenenti e i poveri possidenti" anche quest'anno destineranno buona parte della loro spesa nella locazione di ville esclusive o per i cosiddetti "passion investiments" come auto di grossa cilindrata (240.000 fuoriserie e suv solo nel 2010), mega yachts, gioielli e oggetti d'arte, nonostante la strategia messa in atto dall'amministrazione finanziaria con lo spesometro e il nuovo redditometro. «L'evasione fiscale è diventato lo sport più praticato dagli italiani, - afferma Vittorio Carlomagno presidente dell' Associazione Contribuenti Italiani. - Gli accertamenti fiscali da soli non servono per combatterla. Negli ultimi 5 anni è crollata la fedeltà fiscale di oltre 11 punti. I soldi recuperati dagli accertamenti devono essere destinati a ridurre le aliquote fiscali che sono tra le più alte in Europa». 

Fonte: Famiglia Cristiana.

Quando lo stato sociale é rappresentato dalle famiglie.

Giorni fa, grazie ad un'assistente sociale, ho scoperto che attualmente esiste una norma la quale obbliga la famiglia al sostentamento dei propri familiari, siano essi coniugati e non. Tale obbligo non vale per i soli genitori, ma anche per i familiari più stretti, ad esempio i fratelli. Non nascondo una certa incredulità davanti a tale normativa, che reputo opportuna. Lo stupore nasce dal fatto che essa sia stata scritta per esonerare lo Stato dai suoi obblighi. Non dimentichiamoci che la legge italiana sostiene molto l'immigrato, a discapito, dei cittadini natìi residenti sul suolo della penisola. Nulla contro gli immigrati, per carità. Ma questi ultimi fanno notizia, mentre i comuni cittadini no. In parole povere, i problemi dei singoli vanno a gravare solo sulla parentela. Prova ne é il fatto che, anche in occasione di casi eclatanti, la singola amministrazione, per non creare un precedente, nonostante la normativa comunale, preferisce non aiutare le persone in difficoltà. Giorni addietro un assessore mi disse espressamente: "non possiamo aiutarla, poiché, tutti prenderebbero il suo esempio per ottenerne dei vantaggi". Morale della favola. Non ti aiutano per non aiutarne altri ed altri ancora che potrebbero simulare una condizione irreale per trarne profitto. Con questa attenuante le singole amministrazioni, che per legge dovrebbero intervenire, non intervengono a discapito di coloro che realmente hanno bisogno di un aiuto concreto e non aleatorio.

Precario svela i segreti della casta.



Precario sul web sfonda quota 100mila
ROMA  -  Il ritmo e' impressionante, da vero recordman. L'Assange italiano, l'ex precario della Camera che su facebook ha messo in piedi la comunita' ''I segreti della casta di Montecitorio'', ha gia' sfondato in 24 ore quota 100 mila fan. La sua crescita e' di circa 10-15 mila fan all'ora ed e' ormai diventato un fenomeno che spopola su tutti i siti d'informazione.
I COSTI DELLA CASTA SU FACEBOOK - Spunta sul web un ''Julian Assange'' anti casta italiana. "Licenziato dopo 15 anni di precariato in quel palazzo, ho deciso di svelare pian piano tutti i segreti della casta": si presenta così l'anonimo che su Facebook ha creato la comunità 'I segreti della casta di Montecitorio'. Pur essendo in piedi da pochissimo, la pagina ha già raggiunto oltre 36 mila fan - forse spinta anche dalla notizia che è riportata oggi da la Repubblica -, in crescita costante. Del resto, l'autore spesso documenta le sue denunce inserendo a corredo le fotocopie dei contratti di miglior favore di cui godono i deputati. C'é un po' di tutto, dai biglietti aerei nazionali gratis anche per gli amici dei parlamentari alle classiche auto blu, dalla scorta armata per fare la spesa ai 'pianisti' che votano anche per i vicini di banco, dai sospetti sui criteri di assunzione dei barbieri a quelli sui frequenti furti denunciati dai parlamentari, dagli sconti sull'acquisto delle auto a quelli sulle bollette telefoniche.

Fonte: ANSA.

Disoccupato con autovettura; sentenza della Cassazione.

Ai fini dell’applicazione degli indici di capacità contributiva, rileva la disponibilità dei beni e il loro utilizzo a qualsiasi titolo, anche di fatto, da parte di terzi. Obiettivo della disciplina, infatti, è l’individuazione di fonti di reddito non dichiarate, anche se il contribuente è un disoccupato. È quanto ribadito dalla Cassazione, con la sentenza 12448 dell’8 giugno.
La fattispecie
Il reddito di un contribuente disoccupato, che per l’anno di imposta 1995 non ha presentato il modello di dichiarazione dei redditi, viene accertato in base al Dm 10 settembre 1992, applicando il redditometro con riferimento alle vetture concesse in uso a una società sulla base di un contratto di comodato.

Nonostante i giudici di secondo grado abbiano ritenuto che la condizione di disoccupato non consenta l’applicazione degli indici di capacità contributiva, di cui all’articolo 38 del Dpr 600/1973, l’Agenzia e la Cassazione non sono pervenute alle stesse conclusioni, soprattutto facendo riferimento alla disponibilità dei beni, anche se fatti utilizzare da terze persone. Per la Suprema corte, “Il D.M. 10 settembre 1992 individua la disponibilità dei beni indicati come indici e coefficienti presuntivi di capacità contributiva ai fini dell’applicazione del D.P.R. n. 600 del 1973, art. 38, nella condizione di chi a qualsiasi titolo o anche di fatto utilizza o fa utilizzare i beni”.

Considerazioni
Ancora una volta la Corte interviene in materia di redditometro e con riferimento alla disponibilità di autoveicoli.
 Nella fattispecie sottoposta all’esame dei giudici di legittimità, l’ufficio ha utilizzato il redditometro per determinare sinteticamente il reddito del contribuente, sulla base del possesso di beni indicatori di capacità contributiva, quali, appunto, le autovetture (come previsto dai Dm 10 settembre 1992 e 19 novembre 1992).

E’ noto che, in tema di accertamento delle imposte sui redditi, il Dpr 600/1973, articolo 38, comma 4, prevede (al primo periodo, nella diposizione vigente ratione temporis) che gli uffici finanziari, in base a elementi e circostanze di fatto certi, indicativi di capacità contributiva, possano “determinare sinteticamente il reddito complessivo netto del contribuente in relazione al contenuto induttivo di tali elementi e circostanze quando il reddito complessivo netto accertabile si discosta per almeno un quarto da quello dichiarato”.
L’articolo 38, infatti, reca la disciplina dell’accertamento sintetico, contemplandone due tipologie: la prima fondata sul cosiddetto “redditometro” (l’imponibile viene quantificato sulla base di appositi coefficienti individuati con il Dm 10 settembre 1992, aventi valore di presunzione legale relativa), e la seconda basata sulla “spesa patrimoniale” (si presume che alla capacità di spesa del contribuente, derivante ad esempio dall’acquisto di un determinato bene, corrisponda, al ricorrere di determinate circostanze, una capacità contributiva non dichiarata).

In particolare, per entrambe le tipologie, il meccanismo di calcolo del maggior reddito si articola in fasi chiaramente definite (ad esempio, individuazione degli elementi indicatori quali autovetture, abitazioni, collaboratori familiari, eccetera; assegnazione a ciascuno di essi di una “classe” quale conseguenza, per esempio, della potenza della cilindrata) e ha luogo in presenza di determinati presupposti (il reddito accertabile determinato in base agli elementi indicatori di capacità contributiva si deve discostare da quello dichiarato per almeno un quarto e tali scostamenti devono verificarsi per due o più periodi di imposta consecutivi).

Inoltre, è lo stesso legislatore a prevedere che la disponibilità dei beni (le auto, gli immobili e gli altri) elencati dai decreti ministeriali costituisce una presunzione di capacità contributiva da qualificare legale, ai sensi dell’articolo 2728 cc, perché è la stessa legge che impone di ritenere conseguente, al fatto (certo) di tale disponibilità, l’esistenza di una capacità contributiva (Cassazione, 2726/2011 e 1909/2007). Disponibilità che non viene meno per “chi a qualsiasi titolo o anche di fatto utilizza o fa utilizzare i beni”, e quindi anche per il soggetto“intestatario che concede il bene in uso gratuito a terze persone”. Con la precisazione che“scopo della normativa è quello di individuare fonti di reddito non dichiarate, sicché la titolarità di un reddito da lavoro è certamente estranea alla logica dell’istituto …” (Cassazione, 12448/2011), anche perché il contribuente, come prova contraria, può dimostrare che il maggior reddito determinato sinteticamente è costituito in tutto o in parte da redditi esenti o da redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta (articolo 38, comma 6, Dpr 600/1973).

Diversamente, in mancanza di prova contraria, la disponibilità di determinati beni “… (e, quindi, non solo la proprietà dei medesimi, ma anche l’esborso, a vario titolo, di spese per il loro mantenimento) costituisce una presunzione di ‘capacità contributiva’. Ne consegue che i soli fatti-indice del possesso e/o dell’utilizzo di un autoveicolo … sono, di per sé, sufficienti a legittimare l’accertamento, senza che l’ufficio debba effettuare alcun riscontro di fatto o di merito …” (Cassazione, 14367/2007).

Nel caso in esame, quindi, appurato il possesso delle auto (beni-indice), il giudice d’appello non avrebbe dovuto privare tali elementi della capacità presuntiva che la legge ha inteso annettere alla loro disponibilità, ma avrebbe potuto soltanto valutare le prove contrarie offerte dal contribuente circa la provenienza non reddituale (e, quindi, non imponibile o perché già sottoposta a imposta o perché esente) delle somme necessarie, ad esempio, per mantenere il possesso di tali beni (Cassazione, 16284/2007).

Ma ciò non è avvenuto, con la conseguenza che il thema decidendum non è stato circoscritto alla questione della sufficienza della prova offerta dal contribuente e volta a dimostrare che l’elemento posto dal fisco a base della presunzione di reddito non provava, invece, la maggiore capacità contributiva.

Né il contribuente è riuscito a fornire tale prova.

Come si è già verificato per l’auto, bene strumentale all’attività svolta da un agente di commercio: mancava la dimostrazione documentale della strumentalità del bene all’attività d’impresa esercitata, posto che l’articolo 2, comma 2, del Dm 10 settembre 1992, stabilisce che i beni indicatori di capacità contributiva non si considerano nella disponibilità della persona fisica se sono relativi esclusivamente ad attività di impresa o all’esercizio di arti o professioni e tale circostanza risulti da idonea documentazione (Cassazione, 9549/2011).

 E anche per le auto di interesse storico o collezionistico: sarebbero state escluse dall’applicazione del redditometro, se la presunta gravosità delle spese di manutenzione e di sostituzione dei loro componenti soggetti a usura fosse stata superata dalla prova della loro inidoneità a soddisfare le esigenze della circolazione e dalla conseguente assenza di spese relative al loro utilizzo. E il collezionista, in tal modo, avrebbe forse visto annullare l’accertamento nonostante costituisca fatto notorio che tali auto formino oggetto di collezionismo e di particolare ricerca fra gli appassionati di tali beni, che esiste un particolare mercato per tali tipi di veicoli, oggetto di attenzione da parte dei suoi consumatori, e anche quotazioni rilevabili da pubblicazioni di settore (Cassazione, 1204/1997).

E neppure può considerarsi prova sufficiente a ridurre i maggiori importi dei beni previsti dai decreti ministeriali la quietanza attestante che il pagamento dell’assicurazione per l’auto è stato effettuato dal figlio della contribuente casalinga. La sola intestazione della quietanza, anche se corrispondente alla titolarità del contratto dell’assicurazione, ma non all’altrui disponibilità esclusiva del bene, provava solo il pagamento ma non l’effettiva “sopportazione” della spesa da parte del figlio con o senza la madre. Il disposto dell’articolo 3, comma 2, del Dm 10 settembre 1992 (“ciascuno di detti importi è proporzionalmente ridotto se il contribuente dimostra che per detto bene o servizio sopporta solo in parte le spese) “… deve essere inteso attribuendo valenza non alla situazione formale ma, giusta il pregnante significato del verbo ‘sopporta’, come prova concreta (‘se il contribuente dimostra’) dell’effettivo sostenimento solo parziale delle ‘spese’ proprie del bene o servizio disponibile considerato ai fini della rideterminazione del reddito…” (Cassazione, 11213/2011).
In conclusione, deve osservarsi che la disponibilità del bene prescinde sia dalla sua effettiva titolarità giuridica, sia dal titolo giuridico fonte della stessa disponibilità, rilevando piuttosto la concreta situazione fattuale e, cioè, il riscontro del potere del soggetto di trarre in proprio favore le utilità economiche che il bene, per sua natura, è in grado di fornire.

Di conseguenza, il contribuente disoccupato che risulta proprietario di automobili può, di sicuro, essere sottoposto ad accertamento sintetico, dal momento che tra gli indici e i coefficienti di capacità contributiva rientra la disponibilità di tali beni.

Tali principi in materia di onere della prova dovrebbero rimanere fermi anche per la nuova disciplina dell’accertamento sintetico, che troverà applicazione a decorrere dall’anno d’imposta 2009, a seguito delle modifiche apportate all’articolo 38, commi da 4 a 7, Dpr 600/1973, dal decreto legge 78/2010.

Il nuovo testo dell’articolo 38 (la prova contraria può consistere nel fatto che il finanziamento della spesa, o la capacità contributiva desunta dal “redditometro”, derivano da redditi diversi da quelli posseduti nel periodo d’imposta; da redditi esenti; da redditi soggetti a imposizione alla fonte a titolo d’imposta; da redditi comunque legalmente esclusi dalla base imponibile) ha una portata più ampia del precedente (la prova contraria era circoscritta alla dimostrazione circa il possesso di redditi esenti o assoggettati a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta), ma l’onere della prova contraria resta sempre a carico del contribuente.

Formare una cooperativa lavoro.

Se sei disoccupato come me e possiedi delle competenze potrebbe rappresentare una buona idea unirle a quelle mie e a quelle di altri per formare una sorta di cooperativa con prestazioni di servizi. Scrivimi.

domenica 17 luglio 2011

Disoccupato rompe vetrine per farsi arrestare.

Disoccupato e in preda allo sconforto, ha infranto con due martellate la porta a vetri di una banca a Firenze, in viale Talenti, apposta per farsi arrestare e andare in carcere.
Protagonista, un giovane di Trapani, 28 anni, arrestato ieri sera per danneggiamento aggravato. Ai carabinieri ha spiegato che per lui, senza lavoro e senza soldi, il carcere e' l'unico rifugio sicuro mentre tutto gli sta andando storto. Il giovane vive con la madre a Trapani e da tre giorni girovaga per l'Italia. Dopo Roma, e' arrivato ieri sera a Firenze spendendo per il treno gli ultimi soldi.

A commento di questa notizia dichiaro che secondo me questo caso potrebbe rappresentare un precedente pericoloso.

Manifestazione di precari.

Depressione e disoccupazione.

Nel mondo è esploso il boom di depressione tra gli uomini; le statistiche stanno aumentando mese dopo mese e tra i casi diagnosticati la causa principale che provoca questa patologia è la perdita del lavoro che di conseguenza riflette anche nel ruolo di capo famiglia.
I dati pubblicati sul Journal of Psychiatry, non sono per nulla positivi in quanto prospettano che la depressione tra gli uomini continuerà ad aumentare in modo esponenziale in relazione ai cambiamenti sociali dovuti alla forte crisi di questi ultimi tempi che sta riguardando un pò tutte le nazioni.
Boadie Dunlop, direttore della ricerca, sostiene che oggi gli uomini sono meno forti e pudichi, e ciò li espone maggiormente a problemi legati alla depressione; inoltre parecchi posti di lavoro si stanno evolvendo sotto l’aspetto negativo in quanto è in atto in migliaia di aziende una sorta di “ristrutturazione” aziendale che spesso tende a far cadere di livello proprio gli uomini.
Per quanto concerne le donne, i dati non sono certo migliori anzi secondo ulteriori analisi del caso sono più soggette a soffrire di depressione ma si prospetta che questa condizione nelle donne cali con gli anni. I medici di conseguenza devono essere consapevoli e pronti nel intervenire in modo mirato a questa problematica spesso devastante e con un forte impatto negativo nella società.

Pubblicata la manovra economica.

La manovra economica approvata in tempi ultrarapidi dal Parlamento e' stata pubblica ieri in Gazzetta Ufficiale. E ora scattano i primi effetti per le tasche. Aumenta il bollo per le comunicazioni sui depositi titolo sopra i 50 mila euro e l'aggravio per la tassa sulle supercar. In vigore anche il ticket per i codici bianchi al pronto soccorso e da 10 euro per visite specialistiche e analisi: ma al momento solo alcune regioni lo applicheranno. Da subito scattano poi le mega multe per i cartelloni abusivi.

ZAIA, VENETO NON APPLICHERA' TICKET SANITARI - In Veneto non scatterà, per ora, il ticket sanitario previsto dalla manovra economica. Lo ha annunciato questa mattina, il presidente della regione Luca Zaia. Interpellato dall'ANSA il presidente ha spiegato di aver assunto la decisione "riservandomi ogni valutazione". "Siamo tra le poche Regioni forse l'unica - ha spiegato Zaia - che ha deciso di affrontare questo nuovo salasso pur non avendo 'superticket' e addizionale Irpef". E' una decisione che il governatore ha preso dopo essersi consultato con l'assessore alla Sanità Luca Coletto: "lo abbiamo voluto fare - ha proseguito Zaia - nonostante minori entrate rispetto ad altre Regioni, si pensi alla Lombardia o all'Emilia Romagna. Anche senza i ticket garantiremo gli alti standar qualitative delle nostre cure come sempre".

POLVERINI,TICKET 10 EURO? OGGI SI PAGA MA VALUTEREMO - Riguardo al ticket di 10 euro in più sulle specialistiche previsto dalla manovra varata dal Governo "nell'ambito delle nostre competenze cercheremo di dare risposte. In questo momento però il cittadino deve pagarlo". Lo ha spiegato la presidente della regione Lazio, Renata Polverini, a margine della visita all'ospedale San Camillo di Roma insieme con il cardinale vicario della diocesi di Roma Agostino Vallini. "I 10 euro sulle specialistiche sono un problema che stiamo guardando con attenzione - ha aggiunto. Purtroppo il governo ha varato questa manovra, in una situazione internazionale molto difficile. Noi abbiamo un piano di rientro importante, e un controllo puntuale e sistematico da parte del governo nazionale. Ciò non toglie - ha concluso Polverini - che nell'ambito delle nostre competenze cercheremo di dare risposte".

TICKET IN 7 REGIONI,ALCUNE ORA LO 'CONGELANO'
 di Manuela Correra
Scattano da oggi i nuovi ticket che i cittadini saranno chiamati a pagare sulle visite specialistiche e la diagnostica (10 euro) ed i codici bianchi al Pronto soccorso (25 euro). Ma le Regioni, sulla questione, si presentano in 'ordine sparso': in sette il ticket entrerà a regime, da domani; in varie altre, invece, resterà 'congelato' in attesa di ulteriori valutazioni dei tecnici, mentre un 'no' deciso al pagamento arriva da 4 Regioni. In molte, sono allo studio possibili alternative a quello che è già definito come un 'nuovo balzello' a danno delle fasce più deboli della popolazione. L'Italia dei nuovi ticket si presenta dunque, al momento, 'a macchia di leopardo', anche considerando il fatto che in varie Regioni ticket su specialistica, diagnostica e codici bianchi sono già in vigore, e si tratta quindi ora di studiare eventuali voci 'aggiuntive'. Resta però garantita l'autonomia di scelta, come ha precisato lo stesso ministro della Salute Ferruccio Fazio, ribadendo "la possibilità per le Regioni di non applicare il ticket sulla specialistica di 10 euro purché adottino altre misure di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie equivalenti sotto il profilo del mantenimento dell'equilibrio economico-finanziario e del controllo dell'appropriatezza".

Di certo, però, come sottolinea il direttore dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), Fulvio Moirano, "a meno che le regioni non prendano provvedimenti autonomi per trovare delle coperture alternative al ticket", la nuova tassa dovrà scattare. E per le Regioni sottoposte a Piano di rientro (Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campani, Puglia, Calabria e Sicilia) reperire fondi alternativi per scongiurare i nuovi ticket sarà, ovviamente, ancora più difficile. In assenza di misure alternative, quindi, i ticket saranno inevitabili: dell'iniziale copertura di 486,5 mln di euro prevista fino al 31 dicembre 2011 proprio per evitare la nuova 'tassa', la manovra garantisce solo una quota 'residua' di 105 mln, sufficienti a 'coprire' il mancato pagamento dei ticket presumibilmente non oltre il mese di luglio. Saranno comunque garantite le esenzioni ai ticket per le fasce sociali economicamente più deboli: bambini, disoccupati, pensionati sociali e al minimo, invalidi e malati cronici e portatori di patologie rare. Intanto, la prossima settimana è prevista la consueta riunione tra il ministro Fazio e gli assessori regionali, e potrebbero essere affrontati eventuali problemi. Ma qual è la 'mappa' delle Regioni in relazione ai nuovi ticket? Si inizierà a pagare subito la nuova tassa, da lunedì, in Basilicata, Sicilia, Lazio, Veneto, Calabria, Liguria e Lombardia. I ticket sono invece in qualche modo 'congelati' - in attesa di imminenti riunioni di valutazione - in Piemonte, Umbria, Campania, Marche e Friuli Venezia Giulia. Schierate sul fronte del 'no' ai nuovi ticket, almeno per il momento, sono invece Sardegna, Emilia Romagna, Val D'Aosta, Trentino Alto Adige (dove però verrà introdotto il ticket sui codici bianchi) e Toscana. Proprio in Toscana, ad esempio, ha spiegato il presidente della Regione Enrico Rossi, "cercheremo di intervenire sull'evasione del ticket, che è molto alta", ma introdurlo per le visite specialistiche, ha commentato, "é un errore perché è la specialistica che consente di fare prevenzione e, quindi, di risparmiare".

Fonte: ANSA.

Le nuove professioni.

Le nuove figure professionali dell’insurance manager e del risk manager saranno al centro di un incontro dal titolo Introduzione all’Insurance & Risk Management e Gestione del rischio che si è tenuto, martedì 28 giugno, alle ore 15.30, nella Sala delle lauree della Facoltà di Scienze politiche.
L’incontro è stato organizzato nell’ambito del Dottorato di ricerca in Analisi delle politiche di sviluppo e promozione del territorio, coordinato da Bernardo Cardinale, che aprirà i lavori.
Seguirà la relazione di Alberino Battagliola, Insurance Analysis & Forecasting Manager della Fater S.p.A., mentre le conclusioni saranno affidate a Christian Corsi, docente di Governance e comunicazione di impresa alla Facoltà di Scienze della comunicazione di Teramo.
«L’insurance manager e il risk manager – ha spiegato Bernardo Cardinale – sono due figure professionali introdotte recentemente in Italia. L’insurance manager è il responsabile aziendale che imposta e gestisce il programma assicurativo dell’azienda. Il risk manager è, invece, il responsabile aziendale che assicura la gestione integrata dei rischi aziendali secondo una politica dei rischi determinata in coerenza con gli obiettivi fissati dall’alta direzione».
«Quella del risk manager – ha concluso Cardinale – è una figura professionale non ancora molto diffusa in Italia e sfortunatamente non esiste una traduzione felice nella nostra lingua. Si tende a definirlo come “responsabile della gestione dei rischi aziendali”, spesso comprendendo tra i suoi compiti anche la responsabilità della gestione delle polizze dell’azienda».

La bassa crescita frena l'occupazione.

Dopo gli allarmi lanciati da Istat e Censis, anche il Cnel conferma che quest'anno «è allarme disoccupazione», specie tra i giovani. Nella fascia d'età 25-30 anni non lavora e non studia il 28,8 di ragazzi. Vale a dire più di uno su quattro. Ed è in aumento anche il numero di «scoraggiati». Lo sottolinea il rapporto «Mercato del lavoro 2010-2011», presentato oggi a Villa Lubin, a Roma, alla presenza del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.
Economia debole
«L'economia italiana - sottolinea il Cnel - è troppo debole per imprimere una svolta alla domanda di lavoro: a fronte di una crescita fra lo 0,5 e l'1% del Pil, le unità di lavoro nel 2011 registreranno ancora una flessione e il tasso di disoccupazione potrebbe salire ancora per qualche trimestre». L'uscita dalla crisi «è molto lenta e l'attuale quadro economico dell'Italia non garantisce il recupero dei posti di lavoro persi», sottolinea ancora lo studio. «Con un tasso di crescita così basso non si riesce ad assorbire disoccupazione, soprattutto per i giovani. Il tema vero è che dobbiamo
crescere con un tasso superiore all'1% perchè con un tasso così non riusciamo a risolvere questo problema», ha commentato Emma Marcegaglia.
Sacconi: aumentare la produttività del lavoro
«Aumentare la produttività del lavoro vuol dire proseguire lungo la strada che in questi anni abbiamo intrapreso, fare accordi quanto più di tipo aziendale», ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: «Come in tutti i Paesi - ha spiegato il ministro - stiamo faticosamente crescendo, cercando soprattutto di raggiungere i consumatori emergenti», quindi, «il rapporto ci segnala quanto sia importante aumentare la produttività del lavoro per aumentare anche i salari e l'occupazione».
Cala l'occupazione al Sud
Nel 2010-2011 - prosegue poi lo studio del Cnel - continua «
senza interruzione» la caduta dell'occupazione nel Mezzogiorno, aumentando così la distanza con il Nord del Paese. Parte del calo dell'occupazione meridionale si è tradotto in un aumento dei trasferimenti nel Centro-Nord. Ad aggravarsi è anche il fenomeno dei "Neet" (Not in education or training nor in employment), cioè coloro che risultano fuori dal mercato del lavoro e che non sono impegnati in un processo di formazione. I dati mostrano che «se prima della crisi il tasso di Neet si aggirava attorno al 16% tra i più giovani (16-24 anni) e al 24% tra i giovani adulti (25-30 anni), tali percentuali sono rapidamente aumentate, salendo rispettivamente al 18,6 e al 28,8% nel terzo trimestre del 2010».
Meno contratti a tempo indeterminato
La recessione ha inoltre inciso sul passaggio dai contratti a termine a quelli a tempo indeterminato: «prima della crisi - secondo lo studio - quasi il 31% dei giovani con contratto temporaneo passavano l'anno successivo ad un lavoro permanente, contro poco più del 22% attuale». Riguardo alla formazione si osserva che sebbene i laureati siano più facilitati se il titolo coincide con la domanda di lavoro, resta ampio e crescente il fenomeno dell'overeducation, dato anche che le minori opportunità professionali aumentano la disponibilità dei laureati ad accettare lavori che richiedono livelli d'istruzione più bassi.
Immigrati risorse per contenere calo occupazione
A migliorare la situazione, di poco, sono stati gli immigrati: «Nell'ultimo biennio la componente straniera è stata fondamentale nel contenere la contrazione dell'occupazione complessiva», scrive lo studio. Tra il 2008 e il 2010 il numero di stranieri è infatti aumentato di 330mila nuovi occupati, che hanno compensato parte del calo del numero di occupati italiani (863 mila in meno nello stesso periodo)».

Fonte: Il sole24ore.

Presidio di protesta dei disoccupati a Napoli.

Alcune centinaia di disoccupati aderenti a Edn (Eurodisoccupati Napoletani), "Forza sociale" e "Area Nord- Scampia" stanno effettuando un presidio di protesta davanti a Palazzo San Giacomo, che è protetto da uno schieramento di forze dell'ordine
I disoccupati chiedono di essere ricevuti dal sindaco De Magistris e dall'assessore all'ambiente Sodano.

"Abbiamo fatto protocollare la richiesta di un incontro il 21 giugno - ha detto un portavoce dei disoccupati - e finora non abbiamo ricevuto risposta. Stamattina abbiamo trovato il portone di Palazzo San Giacomo sbarrato. Sono state fatte promesse in campagna elettorale, che vanno mantenute. Compresa quella di fare del Comune di Napoli una "casa aperta".

 Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, dopo aver partecipato all'avvio della seduta del Consiglio comunale, ha lasciato l'aula, per partecipare ad una cerimonia ufficiale, mentre tutti gli ingressi di via Verdi erano accerchiati dai disoccupati con la polizia che garantiva l'accesso all'area gli assessori e ai consiglieri.
Proprio ieri ci sono stati scontri, con due disoccupati arrestati e 48 denunciati in seguito allo sgombero della sede del Consiglio che era stata occupata dai precari del movimento Bros.

Andamento economico (fonte ASCA).

Roma, Pil definitivo nell'area euro nel
primo trimestre e tasso di disoccupazione negli Stati Uniti
sono tra i principali dati in uscita questa settimana.
Martedi' 5 luglio.
Italia: PMI servizi giugno (precedente: 50.1); Francia: PMI
servizi (finale) giugno (precedente: 56.7); Germania: PMI
servizi (finale) giugno (precedente: 58.3); Europa: PMI
composito (finale) giugno (precedente: 53.6); Europa: PMI
servizi (finale) giugno (precedente: 54.2); Gran Bretagna:
PMI servizi giugno (precedente: 53.8); Europa: Vendite al
dettaglio m/m maggio (precedente: 0.9%); Usa: Ordinativi
industriali m/m maggio (precedente: -1.2%; consenso: 1).
Mercoledi' 6 luglio.
Giappone: Indice anticipatore (prelim.) maggio (precedente: 96.2); Europa: PIL a/a (finale) T1 (precedente: 2.5%); Europa: PIL t/t (finale) T1 (precedente: 0.8%); Germania: Ordini all'industria m/m maggio (precedente: 2.8%); Usa: Indice ISM non manifatturiero composito giugno (precedente: 54.6; consenso: 54.5).(a cura di Axia Financial Research - axia@axiaonline.it)

Sale la disoccupazione in Europa.

La disoccupazione nei Paesi dell’euro in marzo si assesta al 9,9%, lo stesso livello di febbraio. Un miglioramento dello 0,2% rispetto a marzo 2010 ma comunque sempre un segnale preoccupante del fatto che l’economia continentale, eccetto il caso unico della Germania, è ferma. Un dato confermato dal 9,5% della disoccupazione nell’intera Europa dei 27 che rappresenta anche qui un miglioramento sul 9,7% dell’anno scorso. In Italia le cose vanno leggermente meglio ma c’è molto poco da rallegrarsi. Complessivamente, ha stimato Eurostat, i disoccupati europei sono stati rispettivamente 15,59 milioni nell’euro zona e 22,82 milioni nell’intera Europa dei 27, registrando così un miglioramento sia su febbraio 2011 che su marzo 2010.
Il tasso di disoccupazione italiano di marzo è stato pari all'8,3%, in crescita rispetto all'8,2% di febbraio, mentre nel marzo 2010 era all'8,5%. Bruxelles ha però avvertito che i dati italiani devono essere considerati provvisori in quanto è diversa la metodologia  che è stata utilizzata.
Dati confermati nella speciale classifica tra Paesi. Messi meglio sono Olanda (4,2%), Austria (4,3%) e Lussemburgo (4,5%). Record negativo ovviamente per Spagna (20,7%), seguita da Lituania (17,3%) e Lettonia (17,2%). Altro discorso per la disoccupazione giovanile dove l’Italia fa la sua parte in negativo. Nell’area euro il dato complessivo è al 19,8% e quello complessivo dell’Unione europea è al 20,7%. Svetta, si fa per dire, la Spagna (44,6%), seguita da Grecia (36,1%) e  Italia, dove i giovani senza lavoro sono il 28,6%, in aumento rispetto al 28,3% di febbraio e al 27,3% dell’anno scorso.
Soddisfatto, in base al principio poteva anche andare peggio, il ministro del Lavoro, l’ex socialista Maurizio Sacconi, che ha affermato che la leggera crescita del tasso di disoccupazione è dovuta alla diminuzione dell'inattività, in particolare quella dei giovani. Ossia l’approccio di quelle persone che si sono spostate dalla categoria dei disoccupati senza speranza e senza prospettive (una “rinuncia aprioristica” l’ha definita Sacconi) a quella di chi si è deciso finalmente a mettersi nella lista dei senza lavoro. Il ministro ha sostenuto che una ripresa dell’occupazione dovrà essere accompagnata anche da una qualificazione e riqualificazione professionale dei giovani e degli adulti, e dal rafforzamento dei servizi per fare incontrare la domanda e l'offerta di lavoro. La prossima settimana, il governo presenterà quindi la riforma dell’apprendistato, da Sacconi definita “fondamentale”, con il preciso obiettivo di farne il contratto tipico con cui i giovani potranno entrare nel mercato del lavoro.
Sono tutte chiacchiere, ha replicato Cesare Damiano, responsabile del PD per i problemi del lavoro. Il governo, ha accusato, è completamente inerte di fronte alla disoccupazione giovanile, per la quale non servono palliativi, ma una precisa azione di sostegno legislativo. E’ necessario, ha insistito, diminuire il costo del lavoro dei rapporti a tempo indeterminato, assegnare un credito di imposta per ogni assunzione stabile, disboscare le forme esistenti e non necessarie di lavoro precario, retribuire qualsiasi lavoro, anche gli stage nelle aziende e riunire tutti i versamenti previdenziali effettuati dai giovani lavoratori che ricadono sotto il sistema contributivo.

sabato 16 luglio 2011

Trovare lavoro.

Secondo una nuova indagine svolta da Salary Guide 2011 Hays in cui sono state intervistate 2.500 aziende e professionisti, ci mostra che rapporto c’è con il lavoro in Italia.
La laurea a quanto sembra non conta tanto per le aziende, ma valutano molto di più l’esperienza lavorativa che ha la persone che cerca lavoro.
Il 70% delle persone intervistate ci comunica che partirebbero all’estero in cerca di lavoro.
Sempre secondo questa ricerca, vediamo che le persone sono sfiduciate quando cercano un posto di lavoro, e infatti il 46% di essi pensano che trovare lavoro tramite il passaparola sia un sistema valido, molto di più delle agenzie di lavoro, invio curriculum, annunci di lavoro ecc.
Il 93% delle persone intervistate che lavorano, di sono dichiarate aperte a nuove opportunità di lavoro per i seguenti motivi: 65,4% possibilità di crescere in modo professionale, 50,3% avere una maggiore retribuzione, 49,9% ottenere una soddisfazione professionale migliore.
Vediamo quali sono le maggiori critiche di cui si lamentano gli intervistati; rigidità del mondo del lavoro, sfiducia nel mercato, pressione fiscale, scarso dinamismo, mancanza di professionisti specializzati.
Come vedete la situazione non è certo bella, anche perché molte persone sono anche costrette ad accontentarsi di un lavoro part time, come ad esempio lavorare in qualche call center, oppure fare un lavoro di turismo e di conseguenza stagionale solo per pochi mesi.

Le regioni più povere.

La poverta' continua a essere maggiormente diffusa nel Mezzogiorno, tra le famiglie piu' ampie, in particolare con tre o piu' figli, soprattutto se minorenni. E la maggiore incidenza di famiglie povere si registra in tre regioni del sud: Basilicata, Calabria e Sicilia. E' quanto si legge nel rapporto Istat sulla poverta' nel 2010. Il rapporto conferma la forte associazione tra poverta', bassi livelli di istruzione, bassi profili professionali (working poor) ed esclusione dal mercato del lavoro: se la persona di riferimento ha al massimo la licenza elementare l'incidenza di poverta' e' pari al 17,2% (contro il 5,6% osservato tra i diplomati e oltre) e sale al 26,7% se e' alla ricerca di occupazione. Tra le famiglie in cui sono presenti persone in cerca di occupazione, l'incidenza sale al 28% se in famiglia ci sono occupati ma non ritirati dal lavoro (quindi almeno un reddito da lavoro e nessun reddito da pensione) e al 30,4% se ci sono ritirati ma non occupati (quindi almeno un reddito da pensione e nessun reddito da lavoro). Livelli di incidenza superiori al 40% si osservano, infine, tra le famiglie senza occupati ne' ritirati dal lavoro, famiglie, cioe', senza alcun reddito proveniente da attivita' lavorative presenti o pregresse. Nel 2010 l'intensita' della poverta' (che indica, in termini percentuali, quanto la spesa media mensile equivalente delle famiglie povere si colloca al di sotto della linea di poverta') e' risultata pari al 20,7% e corrisponde a una spesa media equivalente delle famiglie povere pari a 787,33 euro mensili. Nel Mezzogiorno, alla piu' ampia diffusione della poverta' continua ad associarsi una maggiore gravita' del fenomeno: l'intensita' e' pari al 21,5% e la spesa media mensile equivalente delle famiglie povere e' uguale a 779,06 euro mensili. Nel Nord e nel Centro i valori sono piu' alti - 809,85 e 793,06 euro rispettivamente - nonostante l'aumento dell'intensita' osservato tra il 2009 e il 2010 (dal 17,5% al 18,4% nel Nord e dal 17,4% al 20,1% nel Centro). Osservando il fenomeno con un maggior dettaglio territoriale, la Lombardia e l'Emilia Romagna sono le regioni con i valori piu' bassi dell'incidenza di poverta', pari al 4,0% e al 4,5% rispettivamente. Si collocano su valori dell'incidenza di poverta' inferiori al 6% l'Umbria, il Piemonte, il Veneto, la Toscana, il Friuli Venezia Giulia e la provincia di Trento. Ad eccezione di Abruzzo e Molise, dove il valore dell'incidenza di poverta' non e' statisticamente diverso dalla media nazionale, in tutte le altre regioni del Mezzogiorno la poverta' e' piu' diffusa rispetto al resto del Paese. Le situazioni piu' gravi si osservano tra le famiglie residenti in Calabria (26,0%), Sicilia (27,0%) e Basilicata (28,3%).

Una possibile soluzione alla disoccupazione.

Oggi molte aziende, sopratutto di piccole dimensioni, non hanno ne il lavoro ne le risorse finanziarie per assumere un dipendente a tempo pieno (full-time).

Per alcune tipologie di lavoro e per poche ore la settimana invece potrebbero averne bisogno. Un investimento mensile contenuto potrebbe porre rimedio a problemi, fino ad oggi, risolti a caro prezzo da terzi esterni all'azienda.

Pensiamo all'assistenza tecnica sui computer e sulle reti. Le aziende più grandi dispongono di uno o più dipendenti che si occupano di questo. Mentre quelle piccole, e anche quelle medio-piccole, non possono permetterselo. E tutti noi sappiamo quanto siano indispensabili oggi i computer, o meglio il loro corretto funzionamento.

Che dire poi degli sviluppatori di programmi e siti web. Tutti sappiamo molto bene quanto possa costare un web designer o un web developer (per dirne due). Quante aziende si possono permettere di averne uno alle proprie dipendenze? Poche. Quanto costa invece un programmatore professionista? Molto.

Una soluzione potrebbe essere quella di avere un dipendente per un giorno alla settimana, oppure per due mezze giornate. Il contratto di lavoro adatto potrebbe essere quello part-time per otto ore a settimana.

Lo stesso lavoratore potrebbe poi essere impiegato in altre quattro aziende, con lo stesso tipo di contratto. In questo modo sarebbe retribuito per quaranta ore settimanali, nonostante lavori in più di un'azienda.

Le cinque società coinvolte potrebbero poi mettersi d'accordo e organizzare le giornate lavorative del dipendente in comune, in base alle esigenze di urgenza di ognuna di esse. Mi piace pensare all'idea di un lavoratore "condiviso".

Tutto questo porterebbe vantaggi sia all'azienda che al lavoratore. La prima, con un piccolo investimento mensile (circa 270-320 euro lordi), avrebbe un dipendente qualificato presente tutte le settimane, con il quale risolverebbe problemi che assegnati a terzi gli costerebbero molto di più. Il secondo troverebbe più facilmente lavoro, lavorerebbe in un ambiente stimolante che gli permetterebbe di accrescere le sue conoscenze e la sua flessibilità, riuscirebbe con cinque contratti part-time a mettere insieme uno stipendio equivalente e forse superiore ad uno full-time.

In quest'ottica anche la perdita di uno dei cinque lavori risulterebbe poco drammatica. E la ricerca di un altro lavoro, part-time per un'ora a settimana, sarebbe molto meno difficoltosa e lunga.

Nessuno poi vieterebbe di lavorare anche solo per tre o quattro aziende, nel caso in cui una (o più di una) di queste avesse bisogno di più di un giorno a settimana.

Voi che ne pensate?

Disoccupato su suicida.

l'annuncio su Facebook

Aveva 38 anni, si è tolto la vita gettandosi in mare con la sua auto. Ne aveva scritto sul social network


A Catania un uomo di 38 anni è stato trovato morto dai vigili del fuoco in un'auto in fondo al mare. G. A. P., queste le sue iniziali, era disoccupato e aveva annunciato sul social network Facebook l'intenzione di togliersi la vita. Dieci giorni fa la sua famiglia ne aveva denunciato la scomparsa e ieri la trasmissione televisiva di Raitre "Chi l'ha visto?" aveva segnalato il caso. In base a quanto appreso in ambienti investigativi, l'uomo è rimasto senza lavoro dopo il licenziamento da un supermercato.

Disoccupazione con requisiti ridotti.



A chi spetta

Spetta ai lavoratori che non possono far valere 52 contributi settimanali negli ultimi due anni ma che:
  • nell'anno precedente hanno lavorato almeno 78 giornate comprese le festività e le giornate di assenza indennizzate ( malattia, maternità ecc.);
  • risultano assicurati da almeno 2 anni, vale a dire hanno versato almeno un contributo settimanale entro il 31 dicembre dell'anno precedente al biennio in cui sono stati maturati i 78 giorni di lavoro .
Spetta, di regola, per un numero di giornate pari a quelle lavorate nell'anno precedente e per un massimo di 180 giornate.

Quanto spetta

Dal 1° gennaio 2008, l’indennità con requisiti ridotti è pari al 35% della retribuzione media giornaliera  per i primi 120 giorni e al 40% per i successivi, fino a un massimo di 180 giorni. nei limiti di un importo massimo mensile lordo di 844,06 €, elevato a 1.014,48 € per i lavoratori che possono far valere una retribuzione lorda mensile superiore a 1.826,07 €.

La domanda

La domanda di indennità di disoccupazione con requisiti ridotti, a cui vanno allegati i documenti richiesti, può essere presentata alla sede INPS competente entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello in cui si è cessato il rapporto di lavoro.

Attenzione. I lavoratori extracomunitari, in attesa di rilascio del primo permesso di soggiorno o di rinnovo, devono presentare anche la seguente documentazione:

se in attesa di rilascio del primo permesso
  • copia del modello di richiesta del permesso di soggiorno, rilasciata dallo Sportello Unico per l'immigrazione al momento dell'ingresso in Italia;
  • ricevuta dell’avvenuta presentazione della richiesta del permesso stesso, rilasciata dall’ufficio postale.
se in attesa di rinnovo del permesso
  • ricevuta dell'avvenuta presentazione della richiesta di rinnovo, rilasciata dall'ufficio postale;
  • copia del permesso di soggiorno in scadenza o scaduto.

Inventarsi un lavoro.

Minaccia di darsi fuoco.

Si sono vissuti momenti di tensione, oggi, a Vittoria. Nella sede dell’ufficio allo Sviluppo Economico, a Palazzo Ricca, un uomo ha minacciato di darsi fuoco.

L’uomo, che è disoccupato, si è introdotto nell’edificio che vedete nelle immagini, proprio di fronte alla sede municipale. In mano aveva una bottiglia in plastica con due litri di benzina ed un accendino.
E’ entrato in uno degli uffici ed ha gridato a tutti che, da lì a poco, avrebbe appiccato il fuoco. L’uomo, si è appreso, da più di un anno attendeva un’autorizzazione del comune, per la quale aveva fatto regolare richiesta, per potere installare un rimorchio mobile per la vendita di prodotti alimentari a Scoglitti.
In vista della stagione estiva già iniziata, l’uomo temeva di non potere averem, anche quest’anno, la possibilità di lavorare e di utilizzare il mezzo per l’acquisto del quale aveva dovuto sostenere una forte spesa.
Negli uffici si è creato il panico, i cittadini sono andati via, sono intervenuti i vigili urbani, pronti ad azionare gli estintori. Il comandante della Polizia municipale, Cosimo Costa, insieme all’assessore Rosario Lo Monaco, hanno parlato con l’uomo e lo hanno convinto a desistere.
Poi lo hanno accompagnato a Scoglitti per visionare i luoghi dove potrebbe essere posizionato il mezzo mobile per la fornitura e la vendita di prodotti di piccola ristorazione.
Nei prossimi giorni si cercherà di accelerare le procedure per l’autorizzazione, dopo la verifica della documentazione. Un’avventura a lieto fine, dunque, almeno per ora, ma una vicenda che, emblematicamente, come molte altre, fa intravvedere gli scenari ed il dramma della disperazione, in un periodo di grave crisi economica.
E che lascia aperti molti interrogativi.

Psicologia del lavoro

Il primo Psicologo che si impegno a fondo ad occuparsi scientificamente del lavoro umano fu Hugo Munsterberg ( 1863 – 1916 ) . Ma applicazioni veramente significative della psicologia del lavoro non potevano avere luogo finchè questa non diventasse una scienza sperimentale .
Lo divenne , come è noto , con Wilhelm Wundt , del quale appunto Musterberg fu allievo a Lipsia . Nel 1879 lo stesso anno in cui Wundt apriva il suo laboratorio , Galton lancio un appello per lo studio delle differenze individuali . Di particolare importanza per la psicologia differenziale è l’opera del biologo inglese Francis Galton , uno dei più eminenti seguaci di Darwin .
Uno dei principali strumenti di ricerca della psicologia differenziale è costituito dall’analisi statistica . Galton era acutamente consapevole della necessità di tecniche statistiche per ordinare i dati che egli raccoglieva sulle differenze individuali . Tra i principali problemi statistici trattati da Galton vi furono quelli relativi alla curva di distribuzione normale degli individui nella popolazione .
Quattro anni più tardi egli pubblico il primo serio tentativo per arrivare ad una psicologia dell’individuo . L’importanza del metodo del Wundt e le conclusioni di Galton esercitarono un influenza indelebile su una giovane mente che si era venuta addestrando alla scuola dei due psicologi .
James Mckeen Cattel prese la sua laurea a Lipsia dove aveva fatto l’assistente di Wundt . Se Galton e Cattel erano nel giusto , se le differenze fra gli uomini erano realmente significative , isolare la fonte di tali differenze era di un importanza estrema . Il dibattito sulla origine della variabilità umana divenne vivace .
Se le differenze individuali erano innate o acquisite era questione d’estremo interesse anche per i dirigenti industriali . Se le differenze erano acquisite , i dirigenti potevano influenzare la condotta dei loro lavoratori per mezzi di programmi di educazione o di formazione . Se l’educazione era meno importante della natura , essa non avrebbe dato risultati . In tal caso i dirigenti industriali avrebbero agito saggiamente cercando di scoprire i modi di “ selezionare “ le forze del lavoro per evitare di assumere lavoratori che fossero costituzionalmente inadatti al lavoro richiesto .
Così lo studio delle differenze individuali contributi a rendere la psicologia qualcosa che poteva avere un interesse per i dirigenti industriali . L’esame psicologico , la tecnica che gli psicologi avevano per scoprire l’estensione e la natura di tali differenze , doveva diventare allora l’elemento essenziale dell’atrezzatura industriale o imprenditoriale .
Verso il 1910 gli psicologi , forti delle loro conoscenze sulle differenze individuali , cominciavano a diventare coscienti della loro utilità in campo industriale . Dal 1913 al 1920 si innalzarono voci dal campo imprenditoriale per proclamare che l’elemento umano era di estrema importanza e che l’industriale intelligente doveva capire che era possibile investire denaro in uomini altrettanto bene che in cavalli da tiro e che un accurato studio di questo “ fattore umano “ poteva rivolgersi in un guadagno finanziario .
Un fabbricante diceva che poiché il buon macchinario e disponibile per tutti , nell’industria , la differenza tra il successo e il fallimento era fondate sull’elemento umano o sulle risorse umane . “ il mio successo sarebbe grandioso “ , egli continuava , “ Se soltanto si potesse trovare un modo di scegliere degli operai che fossero soltanto la metà perfetti di quanto lo sono le mie macchine “ .
Fu questo lo sforzo immediato degli psicologi del lavoro per lo sviluppo della psicologia industriale . Proprio in quegli anni nasceva con Munsterberg la “ psicologia del lavoro “ . Egli definiva la psicologia del lavoro come una nuova scienza che fa da intermediaria tra la moderna psicologia di laboratorio e l’economia . L’esperimento psicologico , egli continuava , deve essere collocato sistematicamente al servizio del commercio e dell’industria .
Gli psicologi americani entrarono quindi da trionfatori nelle scuole , nelle fabbriche , nelle industrie e nell’esercito degli stati uniti per studiare il lavoro umano . Fu così che gli psicologi inventarono anche i test psicologici per individuare ed esaminare le “ differenze individuali “ .
Con l’inizio della prima guerra mondiale , il problema della ricerca del personale , per la nazione , si sposto dall’industria alla fanteria . Era molto meno difficile arruolare uomini che farne dei soldati . Quasi 3.000.000 di uomini vennero immessi nelle forze armate degli stati uniti d’america . Equipaggiare questi uomini fu un problema gigantesco sia dal punto di vista militare che da quello industriale . Addestrarli fu egualmente difficile ; per questo compito i militari si rivolsero a quelli psicologi , che prima della guerra avevano cominciato a mostrare la loro utilità nella direzione delle industrie .
L’intervento dell’America nella prima guerra mondiale offri agli psicologi l’opportunità di mostrare ciò che essi erano in grado di fare . Le tecniche intorno alla selezione del personale , che alcuni avevano già utilizzato nell’industria , potevano ora essere sperimentate su una scala che nessuna industria avrebbe potuto fornire . Ma ancora più importante , i loro risultati avrebbero avuto la dovuta pubblicità , cosa che avrebbe aiutato a superare la diffidenza dei dirigenti industriali a pace avvenuta .
Col materiale illimitato fornito dall’esercito , le tecniche e gli strumenti necessari per una psicologia del lavoro si svilupparono e si affinarono ad un ritmo rapidissimo . E cosa non meno importante , le squadre di psicologi che lavoravano nell’esercito americano “ impararono per la prima volta come associare i loro sforzi e come cooperare con medici , psichiatri , ufficiali di linea , dirigenti industriali e uomini d’affari “ .
La guerra infine tramuto il bozzolo in cui gli psicologi avevano vissuto e li introdusse all’interno delle fabbriche , delle idustrie , degli studi professionali , delle aziende commerciali e delle imprese . Il risultato del loro lavoro fu che il mondo fermò la sua attenzione sui risultati ottenuti dalla psicologia applicata al mondo del lavoro .
Lo studio di Psicologia del lavoro è quindi uno studio professionale di servizi di psicologia applicata al mondo del lavoro , il cui scopo è quello di promuovere la crescita e lo sviluppo delle persone e delle aziende attraverso i seguenti servizi professionali : ricerca , selezione e formazione del personale , orientamento professionale , valutazione del personale , gestione e sviluppo delle risorse umane , test psico-attitudinali e consulenza di carriera .
I servizi di psicologia del lavoro sono nati quindi per superare le difficoltà di carattere professionale sul lavoro di dirigenti , liberi professionisti , manager , operatori commerciali e imprenditori . L'obiettivo dello studio di Psicologia del lavoro è quello di aiutare le persone e le aziende a risolvere i loro problemi di lavoro .

Appello accorato disoccupati over 40.

Tre milioni di poveri.

Istat, sono tre milioni i poveri assoluti

NEL 2010. Crescono le famiglie sotto la soglia minima di reddito . Otto milioni gli italiani che vivono con 990 euro al mese
Più in difficoltà i nuclei numerosi, gli anziani e il Sud, i lavoratori pagati poco o con bassa scolarità

Zoom Foto

ROMA
Novecentonovanta euro al mese per due persone. È così che vivono oltre 8 milioni di italiani, catalogati dall'Istat come «poveri».
Ma, a fronte di 8 milioni 272 mila persone in stato di povertà (il 13,8% dell'intera popolazione) nel 2010, il dato che allarma di più è quello che vede un milione 156 mila famiglie (il 4,6% delle famiglie residenti) in condizione di povertà assoluta, per un totale di 3 milioni e 129 mila persone (il 5,2% dell'intera popolazione): i più poveri tra i poveri. Si tratta di persone che non riescono ad arrivare alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile.
Sebbene il dato sulla povertà relativa risulti sostanzialmente stabile rispetto al 2009, peggiora la situazione delle famiglie di 5 o più componenti (dal 24,9% al 29,9%), di quelle con membri aggregati (dal 18,2% al 23%) e di monogenitori (dall'11,8% al 14,1%).
«C'è un peggioramento delle tradizionali forme di povertà che sono quelle delle famiglie di working poor, per esempio le famiglie operaie in cui lavora uno solo e ci sono i figli da mantenere», ha spiegato Linda Laura Sabatini, direttrice centrale Istat. Soffre «soprattutto il Sud, mentre c'è un miglioramento da parte degli anziani, dovuto a un fattore generazionale perché stanno arrivando anziani più istruiti e più protetti rispetto a quelli del passato».
Dal rapporto emerge che la povertà relativa aumenta nelle famiglie dove la persona di riferimento è lavoratore autonomo (dal 6,2% al 7,8%) o con un titolo di studio medio-alto (dal 4,8% al 5,6%), a seguito del peggioramento osservato nel Mezzogiorno (dal 14,3% al 19,2% e dal 10,7% al 13,9% rispettivamente). Con persona di riferimento diplomata o laureata aumenta anche la povertà assoluta (dall'1,7% al 2,1%).
Ed è proprio nel Mezzogiorno che si trova la situazione più drammatica, dove l'incidenza di povertà relativa cresce dal 36,7% del 2009 al 47,3% del 2010 tra le famiglie con tre o più figli minori: la Lombardia e l'Emilia Romagna sono le regioni con i valori più bassi dell'incidenza di povertà, pari al 4% e al 4,5%, mentre in Basilicata è 28,3%.
Si conferma inoltre la forte associazione tra povertà, bassi livelli di istruzione, bassi profili professionali ed esclusione dal mercato del lavoro.
Peggiora, infine, la condizione delle famiglie di ritirati dal lavoro in cui almeno un componente non ha mai lavorato e non cerca lavoro, si tratta essenzialmente di coppie di anziani con un solo reddito da pensione, la cui quota aumenta dal 13,7% al 17,1% per la povertà relativa e dal 3,7% al 6,2% per quella assoluta.

Povertà in aumento.

poveri2La povertà risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2009: l'11,0% delle famiglie è relativamente povero e il 4,6% lo è in termini assoluti. Lo rileva l'Istat in una delle comunicazioni periodiche. La soglia di povertà relativa, per una famiglia di due componenti, è pari a 992,46 euro, circa 9 euro in più rispetto alla soglia del 2009 (+1%).

La povertà relativa aumenta tra le famiglie di 5 o più componenti (dal 24,9% al 29,9%), tra quelle con membri aggregati (dal 18,2% al 23%) e di monogenitori (dall'11,8% al 14,1%). La condizione delle famiglie con membri aggregati peggiora anche rispetto alla povertà assoluta (dal 6,6% al 10,4%).
Nel Mezzogiorno l'incidenza di povertà relativa cresce dal 36,7% del 2009 al 47,3% del 2010 tra le famiglie con tre o più figli minori.
La povertà relativa aumenta tra le famiglie con persona di riferimento lavoratore autonomo (dal 6,2% al 7,8%) o con un titolo di studio medio-alto (dal 4,8% al 5,6%), a seguito del peggioramento osservato nel Mezzogiorno (dal 14,3% al 19,2% e dal 10,7% al 13,9% rispettivamente), dove l'aumento più marcato si rileva per i lavoratori in proprio (dal 18,8% al 23,6%). Tra le famiglie con persona di riferimento diplomata o laureata aumenta anche la povertà assoluta (dall'1,7% al 2,1%).
Peggiora la condizione delle famiglie di ritirati dal lavoro in cui almeno un componente non ha mai lavorato e non cerca lavoro, si tratta essenzialmente di coppie di anziani con un solo reddito da pensione, la cui quota aumenta dal 13,7% al 17,1% per la povertà relativa e dal 3,7% al 6,2% per quella assoluta.
Migliora, nel Centro, la condizione di povertà relativa tra le famiglie con due o più anziani (dal 10,5% al 7,1%).
La povertà assoluta cala per le coppie con persona di riferimento sotto i 65 anni (dal 3,0% all'1,9%), a seguito di una maggiore presenza di coppie con due percettori di reddito.

Ecco come ci siamo ridotti.



Brunetta, Brunetta, sei buono solo a parlare.

La disoccupazione nelle sue "forme".

Tipi di disoccupazione

Gli economisti hanno compiuto una classificazione dei tipi di disoccupazione:
  • Disoccupazione frizionale: indica la condizione di quelli che non hanno un'occupazione, cioè non lavorano. Interessa il breve termine, per coloro che cercano lavoro per la prima volta o che stanno cambiando impiego. Ci vuole infatti del tempo per far coincidere le richieste dei lavoratori con il mercato del lavoro. Il modello di equilibrio del mercato aggregato parte dall'ipotesi che tutti i lavoratori e tutte le occupazioni siano uguali e che ogni lavoratore sia adatto ad ogni tipo di occupazione; nella realtà i lavoratori hanno competenze e preferenze differenti l'uno dall'altro. Impiegano del tempo per trovare una nuova occupazione. Una certa quantità di disoccupazione frizionale è pertanto inevitabile: con il variare della domanda di beni e servizi, varia anche la domanda di lavoro per produrre quei beni e quei servizi. Gli economisti chiamano spostamento intersettoriale la variazione nella composizione della domanda di lavoro tra settori e aree diverse. La disoccupazione frizionale è inevitabile nella stessa misura in cui domanda e offerta sono in evoluzione. Pur ritenendo che il "tasso di disoccupazione frizionale" si attesti attorno al 3-4%, esistono aree in cui vengono misurati tassi anche inferiori al 2%.
  • Disoccupazione stagionale: è la mancanza di lavoro causata dalle variazioni climatiche e stagionali. Anche questo tipo di disoccupazione interessa il breve termine ed è tipica degli impieghi legati al turismo. Per es. la maggior parte dei bagnini è soggetta a disoccupazione stagionale durante la stagione invernale.
  • Disoccupazione strutturale: è la mancanza di un impiego legata all'assenza di corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro. In altre parole, è la mancata corrispondenza tra abilità del lavoratore e richiesta del datore, oppure la differenza di posizione geografica.
  • Disoccupazione ciclica: è la disoccupazione determinata dalle variazioni del ciclo economico. Il tasso di disoccupazione aumenta quando l'economia è in fase di recessione.
  • Disoccupazione nascosta: è l'eccesso di lavoratori impiegati in contesti rurali nei paesi in via di sviluppo caratterizzati da una produttività marginale sostanzialmente nulla e da un saggio di salario a livello di sussistenza. A dispetto degli altri tipi di disoccupazione, in quella nascosta il lavoratore è in realtà occupato nel contesto sociale ma percepisce una remunerazione che basta solo per soddisfare i propri bisogni primari e il suo apporto alla produzione è praticamente nullo.
Per chiarire meglio quest'ultimo concetto è utile vedere un esempio di calcolo di disoccupazione nascosta. Si supponga ad es. che in un paese in via di sviluppo 10 lavoratori vengano impiegati durante un anno per coltivare una quantità di terreno e che ogni lavoratore lavori mediamente 5 ore al giorno. Durante l'anno si svolgono i seguenti lavori:
  • Semina del grano, che richiede 30 ore di lavoro
  • Raccolta del grano, che richiede 40 ore di lavoro
  • Vendemmia, che richiede 30 ore di lavoro
Dato che i lavori non vengono svolti contemporaneamente e che la raccolta del grano risulta essere l'attività che richiede la maggior quantità di lavoro, richiedendo 40 ore di lavoro complessive al giorno, si può calcolare che durante l'intero anno di attività il numero massimo di lavoratori contemporaneamente necessari è di: 40 ore di lavoro / 5 ore medie di lavoro giornaliere = 8 lavoratori. La disoccupazione nascosta in questo caso è di 10 - 8 = 2 ed è rappresentata dai 2 lavoratori che apportano una produttività marginale praticamente nulla al processo produttivo descritto e possono quindi essere sottratti dall'occupazione attuale e inseriti in altri contesti lavorativi senza creare un decremento della produzione.
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