La più grande industria
siderurgia europea si trova davanti all’interrogativo più difficile della
storia: lavorare o tutelare la salute di migliaia e migliaia di persone? Una
contraddizione che troverà difficilmente una risposta attuabile in termini
pratici. Esistono due correnti di pensiero. La prima spinge per salvaguardare
il presente ed il futuro di circa 40 mila addetti, l’altra per impedire che
altre persone vengano afflitte da tumori. Probabilmente ambedue le correnti
hanno ragione nel sostenere la rispettiva causa. Il problema, però sta a monte.
Se chi di dovere avesse provveduto a tutelare la zona circostante, e quindi,
avesse preservato l’ambiente (ivi inclusi gli abitanti) per tempo tutto questo
non sarebbe accaduto. La mia non è affatto un’accusa, bensì una constatazione
su come siano andati i fatti. Le interpretazioni si prestano al gioco di pochi.
I fatti sono davanti agli occhi di tutti e quindi, in questo caso, purtroppo, la
cronaca prende piede. Neoplasie che si moltiplicano giorno dopo giorno; falde
acquifere contaminate, terreni che subiscono alterazioni e quant’altro. Allora
come venirne fuori? Il governo sa bene che non può gettare sul lastrico
migliaia di lavoratori e rispettive famiglie. C’è chi dibatte sulla chiusura
immediata dell’industria tarantina, chi invece sostiene il suo parziale
utilizzo, chi invece la vorrebbe a pieno regime. A mio avviso, ma è una
personalissima opinione, occorrerebbe bonificare dapprima l’area interessata
per poi predisporre una serie di misure atte a ridurre al minimo l’inquinamento
portandolo a livelli di guardia accettabili. Se l’attività industriale, ridotta
a regime minimo, rispettasse determinati parametri “salva ambiente” credo si
potrebbe continuare a rispettare le commesse; in caso contrario la si dovrebbe
tenere in stand bye. Anche perché i primi a chiedere un minimo di salvaguardia
sono proprio i lavoratori che hanno tutto l’interesse affinché i propri figli
possano crescere in un luogo sano, non malsano e pericoloso per la propria
salute. Nel contempo hanno, però la necessità di portare fieno in cascina, e
quindi, denaro senza il quale nessuno potrebbe sopravvivere. La questione è quindi, senza dubbio,
estremamente intricata. L’augurio mio e credo, di tutti gli italiani, è quello
di raggiungere entrambi gli obiettivi (lavoro e salute) per i quali spingono
ambientalisti, medici e lavoratori stessi, affinché la città di Taranto possa
tornare a crescere nel migliore dei modi, quale moderna città industriale che
guarda anche agli interessi sanitari di tutti i cittadini.