Da decine di giorni si sente
parlare di provvedimenti governativi a favore del lavoro. La realtà dice che
non è affatto così. Trovare i soldi per rifinanziare la Cassa Integrazione in
deroga non equivale creare nuove opportunità. La questione è certamente di
rilievo, ma il governo pensa a tappare le falle che nel corso del tempo si sono
sempre più allargate. Centinaia di migliaia di cassaintegrati aspettano altre
risposte. Attendono di poter riprendere il percorso interrotto per via della
crisi. Ultimamente si discute su quali formule trovare per occupare almeno
centomila ragazzi sotto i ventisei anni. Come si intende agire in tal senso,
considerando che la mole di disoccupati si attesta intorno a tre milioni di
unità e che gran parte di essa è costituita da giovanissimi? Occorrono provvedimenti seri. Risulta evidente come il governo venga
polarizzato dagli interessi di uno schieramento politico, il PDL, tant’è che
non fa che parlare di IMU. Personalmente, bene accolgo le proposte che
riguardano la tassazione IMU rivolta alle prime abitazioni di lusso. Occorre, però, fare un distinguo secondo parametri precisi. Ci sono immobili con determinate
caratteristiche (pochi metri quadri, collocazione periferica, stabili
fatiscenti, ecc...) e ve ne sono altri che si differenziano per: collocazione
in centri storici, parecchi metri quadri, stabili moderni e/o ristrutturati,
ecc…). Bisogna infine guardare oltre non limitandosi a detti parametri, ma
unire agli stessi la condizione di tipo reddituale (singola e familiare), in
modo da avere un quadro completo della situazione e poter stabilire se tassare
o meno l’abitazione. Questi principi appaiono, a mio avviso equi. Per il lavoro il discorso
appare decisamente diverso. Una numero crescente di concetti e considerazioni
lo rendono sempre più complicato e complesso. Una serie di interessi di
bottega, di pensieri astratti e astrusi lo
appesantiscono piuttosto che semplificarlo. Teorie di macroeconomia
mastodontiche sono risultate fallimentari. Grandi economisti falliscono senza
venire a capo del problema. Sfaterei la frase che dice: “più mercato più
occupazione”. Inutile fare demagogia. Il problema non è il soddisfacimento del
mercato interno (nonostante la globalizzazione introduca in Italia prodotti più
economici), bensì quello di rendere competitivo l’export con l’utilizzo di
menti e manodopera al fine di competere con l’intero Globo. Il tema lavoro andrebbe
sciolto in una sintesi elementare e non estremamente intricata. Purtroppo, ad
ostacolare l’obiettivo di snellimento, le leggi, che rappresentano delle vere e
proprie maglie dove vengono imprigionate le idee di sviluppo e di crescita. La
burocrazia va modellata e anche di parecchio, affinché si costruisca un
apparato di norme che vada verso l’obiettivo delle assunzioni. Unico e solo
obiettivo affinché l’Italia esca davvero dalle secche in cui è oggi, più di
ieri, impelagata.