martedì 21 maggio 2013

IL GOVERNO: L'IMU E IL LAVORO



Da decine di giorni si sente parlare di provvedimenti governativi a favore del lavoro. La realtà dice che non è affatto così. Trovare i soldi per rifinanziare la Cassa Integrazione in deroga non equivale creare nuove opportunità. La questione è certamente di rilievo, ma il governo pensa a tappare le falle che nel corso del tempo si sono sempre più allargate. Centinaia di migliaia di cassaintegrati aspettano altre risposte. Attendono di poter riprendere il percorso interrotto per via della crisi. Ultimamente si discute su quali formule trovare per occupare almeno centomila ragazzi sotto i ventisei anni. Come si intende agire in tal senso, considerando che la mole di disoccupati si attesta intorno a tre milioni di unità e che gran parte di essa è costituita da giovanissimi? Occorrono provvedimenti seri. Risulta evidente come il governo venga polarizzato dagli interessi di uno schieramento politico, il PDL, tant’è che non fa che parlare di IMU. Personalmente, bene accolgo le proposte che riguardano la tassazione IMU rivolta alle prime abitazioni di lusso. Occorre, però,  fare un distinguo secondo parametri precisi. Ci sono immobili con determinate caratteristiche (pochi metri quadri, collocazione periferica, stabili fatiscenti, ecc...) e ve ne sono altri che si differenziano per: collocazione in centri storici, parecchi metri quadri, stabili moderni e/o ristrutturati, ecc…). Bisogna infine guardare oltre non limitandosi a detti parametri, ma unire agli stessi la condizione di tipo reddituale (singola e familiare), in modo da avere un quadro completo della situazione e poter stabilire se tassare o meno l’abitazione. Questi principi appaiono, a mio avviso equi. Per il lavoro il discorso appare decisamente diverso. Una numero crescente di concetti e considerazioni lo rendono sempre più complicato e complesso. Una serie di interessi di bottega, di pensieri astratti e astrusi  lo appesantiscono piuttosto che semplificarlo. Teorie di macroeconomia mastodontiche sono risultate fallimentari. Grandi economisti falliscono senza venire a capo del problema. Sfaterei la frase che dice: “più mercato più occupazione”. Inutile fare demagogia. Il problema non è il soddisfacimento del mercato interno (nonostante la globalizzazione introduca in Italia prodotti più economici), bensì quello di rendere competitivo l’export con l’utilizzo di menti e manodopera al fine di competere con l’intero Globo. Il tema lavoro andrebbe sciolto in una sintesi elementare e non estremamente intricata. Purtroppo, ad ostacolare l’obiettivo di snellimento, le leggi, che rappresentano delle vere e proprie maglie dove vengono imprigionate le idee di sviluppo e di crescita. La burocrazia va modellata e anche di parecchio, affinché si costruisca un apparato di norme che vada verso l’obiettivo delle assunzioni. Unico e solo obiettivo affinché l’Italia esca davvero dalle secche in cui è oggi, più di ieri, impelagata.
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