Giorni fa mi sono soffermato su
una proposta locale per l’attivazione di nuovi posti di lavoro in ambiti non
interessati dai dipendenti pubblici. Essa riguardava svariati campi: ristrutturazione
di palazzi in stato di abbandono e relativa riqualificazione, servizio civile,
pulizia di aree abbandonate, sfoltimento di erbacce, rimozione di murales, personale
addetto all’incremento turistico, eccetera. Tutte iniziative che potrebbero
occupare tanti ragazzi al fine di recuperare buona parte della città. Sono
sempre dell’avviso che la mancanza di lavoro sia rivolta principalmente nell’ambito
privato e non per esigenze pubbliche. Collocare una miriade di persone in questa
tipologia di settori consentirebbe di creare il cosiddetto “indotto”, e quindi,
il coinvolgimento anche dei privati. Per quel che riguarda i finanziamenti si
ricorrerebbe ad un piccolo contributo, con promessa però di restituzione
tramite decurtazione dalle tasse, da parte dei cittadini. Un euro mensile a
singola persona consentirebbe di cumulare centinaia di migliaia di euro da
intercalare in un fondo costituito, per esempio, dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Inoltre, si potrebbero coinvolgere
capitali privati con la promessa di dividendi commisurati agli utili conseguiti,
senza però consentire a questi ultimi di poter decidere su eventuali tagli del
personale. Lo Stato centrale provvederebbe,
invece, all’affidamento temporaneo di buona parte del patrimonio andato in
disuso e al pagamento dei contributi
previdenziali. Si potrebbero, ad esempio, recuperare edifici, palestre, strutture
lasciate incomplete ed in totale stato di abbandono, per poi metterle in
vendita o darle in gestione a dei privati ad un prezzo di mercato. Gli introiti
derivanti servirebbero per finanziare il lavoro e per rimpinguare le casse
vuote dei comuni. La selezione degli addetti a questi lavori avverrebbe secondo
precisi criteri, quali: carico familiare, periodo di disoccupazione, età. Gli
esodati, richiederebbero invece un trattamento a parte. Potrebbero, per
esempio, secondo le proprie competenze impegnarsi nell’organizzare corsi di
formazione per i giovani apprendisti. Penso, ad esempio, all’edilizia. Il
criterio, per il loro impiego, potrebbe essere quello derivante dal periodo
mancante per il raggiungimento della pensione. Un criterio che sia, quindi, inversamente proporzionale al periodo da
sanare. Gli obiettivi finali raggiunti sarebbero essenzialmente tre:
impiego di giovani e meno giovani, una maggiore vivibilità della città ed,
infine, il recupero del Patrimonio Immobiliare. Avremmo così delle città che
sarebbero molto più appetibili dagli stranieri, con conseguente introduzione di
nuovi capitali. Per fare tutto ciò è chiaro come sia necessario riorganizzare l’intero
apparato pubblico, dandogli precise competenze, che non sconfinino con i
compiti dei neo assunti e viceversa. Ma soprattutto, occorre tanta buona
volontà da parte delle istituzioni e dei governi locali.