giovedì 30 maggio 2013

INIZIATIVE PER IL LAVORO


Giorni fa mi sono soffermato su una proposta locale per l’attivazione di nuovi posti di lavoro in ambiti non interessati dai dipendenti pubblici. Essa riguardava svariati campi: ristrutturazione di palazzi in stato di abbandono e relativa riqualificazione, servizio civile, pulizia di aree abbandonate, sfoltimento di erbacce, rimozione di murales, personale addetto all’incremento turistico, eccetera. Tutte iniziative che potrebbero occupare tanti ragazzi al fine di recuperare buona parte della città. Sono sempre dell’avviso che la mancanza di lavoro sia rivolta principalmente nell’ambito privato e non per esigenze pubbliche. Collocare una miriade di persone in questa tipologia di settori consentirebbe di creare il cosiddetto “indotto”, e quindi, il coinvolgimento anche dei privati. Per quel che riguarda i finanziamenti si ricorrerebbe ad un piccolo contributo, con promessa però di restituzione tramite decurtazione dalle tasse, da parte dei cittadini. Un euro mensile a singola persona consentirebbe di cumulare centinaia di migliaia di euro da intercalare in un fondo costituito, per esempio, dalla Cassa Depositi e Prestiti. Inoltre, si potrebbero coinvolgere capitali privati con la promessa di dividendi commisurati agli utili conseguiti, senza però consentire a questi ultimi di poter decidere su eventuali tagli del personale. Lo Stato centrale provvederebbe, invece, all’affidamento temporaneo di buona parte del patrimonio andato in disuso e al pagamento dei  contributi previdenziali. Si potrebbero, ad esempio, recuperare edifici, palestre, strutture lasciate incomplete ed in totale stato di abbandono, per poi metterle in vendita o darle in gestione a dei privati ad un prezzo di mercato. Gli introiti derivanti servirebbero per finanziare il lavoro e per rimpinguare le casse vuote dei comuni. La selezione degli addetti a questi lavori avverrebbe secondo precisi criteri, quali: carico familiare, periodo di disoccupazione, età. Gli esodati, richiederebbero invece un trattamento a parte. Potrebbero, per esempio, secondo le proprie competenze impegnarsi nell’organizzare corsi di formazione per i giovani apprendisti. Penso, ad esempio, all’edilizia. Il criterio, per il loro impiego, potrebbe essere quello derivante dal periodo mancante per il raggiungimento della pensione. Un criterio che sia, quindi, inversamente proporzionale al periodo da sanare. Gli obiettivi finali raggiunti sarebbero essenzialmente tre: impiego di giovani e meno giovani, una maggiore vivibilità della città ed, infine, il recupero del Patrimonio Immobiliare. Avremmo così delle città che sarebbero molto più appetibili dagli stranieri, con conseguente introduzione di nuovi capitali. Per fare tutto ciò è chiaro come sia necessario riorganizzare l’intero apparato pubblico, dandogli precise competenze, che non sconfinino con i compiti dei neo assunti e viceversa. Ma soprattutto, occorre tanta buona volontà da parte delle istituzioni e dei governi locali.
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