Tanti i propositi del governo:
Imu, Cassa Integrazione, occupazione per i giovani e giovanissimi, il
mantenimento dell’IVA al 21%. Tutte operazioni che richiedono lo stanziamento
di denaro pubblico. Ad impinguare le casse dello Stato i cosiddetti tagli alla
spesa. Regna, però, la confusione. Dove prendere tanti soldi? Occorrono circa
11 miliardi di euro per poter attuare quanto preventivato. La soluzione? Tagli
orizzontali sugli sprechi. E di denaro pubblico sprecato che si potrebbe
recuperare ve n’è tanto: dalle auto blu,
agli stipendi dei parlamentari, alle Province, alle liquidazioni, alle pensioni
d’oro, ai sostanziosi stipendi corrisposti ai Manager o a tutte quelle spese di
ordinaria amministrazione. Tagli da operare a tutte quelle regioni che non
siano virtuose e che abbiano una sanità malata (vedi le pensioni ai falsi
invalidi). Sembra facile vero? Il problema sta nel fatto che alcuni di questi
tagli si riflettono sui cittadini, i quali, non godrebbero più di alcuni
servizi fondamentali. Penso, per esempio, ai portatori di handicap o all’assistenza
agli anziani. Attenzione, quindi, a tagliare tutto ciò che rappresenti un
diritto sacrosanto dei cittadini, quali: i trasporti, l’istruzione e la sanità.
Anche perché, come al solito tutto ciò andrebbe a riflettersi sulle casse dei
comuni, avvinghiati tra Patto di Stabilità e tagli nazionali. Molte amministrazioni comunali sono già in
dissesto finanziario, altre ne sono vicine.