L’occupazione si divide in due
tipologie: quella che serve a soddisfare le necessità di beni e servizi, e
quella che crea nuove necessità di beni e servizi. Analizzando l’attuale
situazione ci si rende conto come la necessità di beni sia notevolmente calata,
mentre al contrario, la necessità di servizi si sia notevolmente impennata. Di
certo il fabbisogno di: sanità e trasporti diventa sempre più crescente. Ciò è
dovuto a fattori quali l’invecchiamento e la freneticità della vita quotidiana.
Allora oggi parlare di consumi puntando ad una maggiore produzione sarebbe consumare
inutili risorse, andando ad intasare un mercato che non ha richieste. Se per le
materie prime e raffinate il discorso è diverso, nonostante il fabbisogno
petrolifero sia calato negli ultimi anni, risulta chiaro che occorra indirizzare
l’attività lavorativa o verso la creazione di risorse alternative (e quindi la
ricerca) per abbassare le importazioni o verso le esportazioni guardando al
fabbisogno globale, e quindi alla competitività. Altra strada il
soddisfacimento dei servizi interni, che vuol dire anche manutenzione delle
strutture portanti del Paese. Il fabbisogno collettivo è dato principalmente
dal bisogno di istruirsi, nutrirsi, vestirsi, dal tempo libero, a quello di
curarsi, di lavorare, di avere un mezzo di locomozione, ma soprattutto di avere
una propria abitazione. Oramai occorre ragionare in termini di priorità. Ebbene
quelle elencate prima lo sono tutte. Tutto il resto viene messo in secondo
piano. Come potete vedere il bisogno del singolo cittadino è dato in prevalenza
dai servizi: istruzione, sanità, mezzo di locomozione, tempo libero. Servizi
fondamentali che in Italia sono del tutto carenti. E se ad essi aggiungiamo la
burocrazia il quadro è completo. Con tutto ciò voglio dire che l’occupazione di
molte persone dovrebbe essere rivolta a queste tipologie di fabbisogno. In
questo quadro anche la manutenzione necessita di grande manodopera. Quando si
dice che non c’è lavoro, spesso non si guarda a dette necessità. Qualcuno dirà
che essi sono di pertinenza del servizio pubblico. Oltre tre milioni di
dipendenti pubblici che non riescono però a realizzare ciò che gli italiani
desiderano: servizi efficienti. Allora le strade sono due: o aumenta il numero
di dipendenti pubblici, oppure li si organizza in modo diverso. Per quanto
concerne il bisogno del singolo cittadino relativo ai beni ritengo sia
praticamente nullo, proprio perché le industrie sono in sovrapproduzione, ed è
per questo che licenziano. In questo caso allora bisogna guardare all’Estero.
Ecco perché il concetto di competitività si sposa a quello dell’innovazione e
della ricerca, e quindi, all’istruzione. In poche parole lo Stato dovrebbe
garantire i servizi ai cittadini, lasciando alle imprese la possibilità di
crescere e di competere nel mondo globale favorendole fortemente. Unioncamere
di recente ha denunciato un forte calo di domanda interna, ciò a riprova di
quanto sostenuto sopra. Si è vero che questo avviene anche per la mancanza di
liquidità da parte dei cittadini, ma non è detto che in caso contrario sarebbe
avvenuto lo stesso, eccezion fatta per il mercato mobiliare (in fortissimo
calo).