sabato 29 giugno 2013

FIGLI DI UN DIO MINORE


I provvedimenti a favore dei giovani disoccupati contengono determinate caratteristiche “discriminanti”. Sei diplomato? Non puoi usufruire dei vantaggi. Sei laureato? Ancora peggio. Hai a carico persone? Bene. Non hai a carico nessuno? Nulla ti viene concesso. Ma la discriminante maggiore, a mio avviso, riguarda l’aver tagliato fuori tutti coloro che hanno dai trent’anni in su. Forse non si ha alcun diritto superati i fatidici trenta o trentadue anni? Una discriminante che si estende anche a tutti coloro i quali sentono il bisogno di fare impresa, (vedi il famoso Prestito d’onore che tra l'altro non potrà più destinare fondi dall'anno in corso per la numerosa mole di domande) o a tutti coloro i quali intendono lavorare come liberi professionisti. Hai delle buone idee ma meno di trentadue anni? Lo Stato ti aiuta. Ne hai trentatré, quaranta o cinquanta, ma anche sessanta? Non va bene e puoi anche schiattare. In parole povere non contano le idee, solo e soltanto l’età. Vieni letteralmente ghettizzato; “l’apartheid” tra generazioni. In realtà non si hanno pari diritti e pari doveri. A mio modesto avviso chiunque abbia: idee, entusiasmo, combattività e determinazione, ma soprattutto tanta tanta voglia di fare ha diritto ad avere delle agevolazioni al pari di altri. La discriminazione riferita all’età riguarda quanto i disoccupati, quanto gli aspiranti all’imprenditorialità. La bozza sul decreto “lavoro” (scritta letteralmente con i piedi), è piena di sali e scendi da un comma all’altro. Tutto scritto ad arte per confondere le idee ai lettori. Questo però è un aspetto minore. Le cose che spaventano sono i contenuti. Ragionamenti assurdi che non trovano attuazione nella realtà. Una rete di condizioni che trova difficile riscontro nella vita quotidiana di chi cerca lavoro. Perché non lasciare a tutti i disoccupati la possibilità di trovare lavoro, indipendentemente dall’età? Il frutto dei ragionamenti politici è poi la risultante esodati. Questi ultimi subiscono le direttive pubbliche trovandosi poi a metà dell’ingranaggio che, naturalmente, si inceppa. Se applichi una o più discriminanti senza riflettere bene su cosa vai a legiferare succede questo. Una questione è dare la precedenza ad una categoria di disoccupati, un’altra quella di estromettere completamente dai giochi chi non rispetta i requisiti legati all’anagrafe e ad altre caratteristiche particolarmente meritorie. Questa si chiama “apartheid”.

domenica 23 giugno 2013

IN PARLAMENTO CON IL CUORE

Nell’osservare l’intervento della senatrice Serra (M5S) ho provato davvero una grande commozione dentro di me. Nel suo intervento si parla di lavoro, di Sardegna, e quindi di Vinyls e Alcoa: “… Non dico una soluzione ma almeno una presa d’atto, un impegno.” Lo dice piangendo mentre una collega senatrice cerca di consolarla, incoraggiandola a continuare il proprio intervento.  Quasi implorando si dispera, impotente davanti al menefreghismo delle istituzioni. Però, al di là dei validi contenuti, voglio porre l’accento su quello che le sue lacrime nascondono: il sentire il problema della sua gente, farlo proprio e trasmetterlo nelle sedi competenti (in questo caso il Senato). E badate non è assolutamente un “particolare” da poco. Quando dietro le parole si nascondono le emozioni ciò sta a significare qualcosa. La Serra non ha dimostrato di essere fragile, almeno io l’ho vista così, anzi, al contrario, ha mostrato fermezza e determinazione. V’è differenza tra piagnisteo e pianto di rabbia. V’è differenza tra il pianto della Fornero e quello di questa donna che, a fatica ha concluso il proprio intervento. Ma il vero motivo per cui ho deciso di riportare questo episodio è il seguente: “in Parlamento con il cuore”. Ciò è quello che manca a chi riveste una ruolo importante, quale una carica istituzionale rappresentativa del popolo. Chi traspare emozioni non deve assolutamente vergognarsi; anzi al contrario se realmente rappresenta il popolo deve incarnarne le sofferenze della gente e, quindi, lo stato d’animo dei cittadini. Questo per me è rappresentanza. Il popolo non è freddo ed insensibile: al contrario sofferente, confuso e triste e apprezza le persone che agiscono con un alto dosaggio di sensibilità. Ben vengano questi interventi che, andrebbero ripresi dalle tv nazionali (a prescindere dall’ideologia politica). Sarebbe un modo per riavvicinare la gente alle istituzioni. Un modo per far capire che esiste ancora un’anima all’interno dei palazzi del potere e che non tutti sono uguali. Ci sono ancora dei politici che possono esprimere del potenziale tecnico ed umano. E’ bene metterli in evidenza ed incoraggiarli nella loro opera di sostegno per la soluzione dei problemi (soprattutto quelli legati al lavoro), affinché la gente possa comprendere che tutto è stato fatto e che nulla è stato lasciato di intentato, ma soprattutto che si senta veramente rappresentata nel proprio stato d’animo.

giovedì 20 giugno 2013

POLIZZA RC PROFESSIONALE

Dal 15 agosto 2013 scatta l’obbligo di stipulare una polizza RC professionale. Essa rientra nella Riforma delle professioni (DPR 137/2012) e serve ad assicurare il risarcimento al cliente in caso di eventuali danni provocati da un professionista, ma ha anche l’utilità di proteggere il patrimonio di quest’ultimo. Tutti i professionisti: architetti, geometri, agenti, medici, avvocati, ingegneri, ecc.. dovranno stipulare un’assicurazione responsabilità civile a copertura dei rischi professionali derivanti dalla propria attività. La legge non chiarisce quali dovranno essere le caratteristiche della polizza da sottoscrivere, la Riforma delle professioni (DPR 137/2012) stabilisce solo che «il professionista è tenuto a stipulare […] idonea assicurazione per i danni derivanti al cliente dall'esercizio dell'attività professionale». L'idoneità è rimessa alla scelta del professionista, e definita in sede contrattuale, con la definizione di tutte le caratteristiche della polizza (massimale, copertura dei rischi, scoperti, franchigie, etc..). La copertura assicurativa, già presente nel settore pubblico, diviene obbligatoria SOLO NEL MOMENTO IN CUI IL LIBERO PROFESSIONISTA ACQUISISCE ALMENO UN CLIENTE. Il fatto, quindi,  di essere iscritti presso un qualsiasi albo non implica l’obbligatorietà della copertura assicurativa RC. Per cui, ipoteticamente i giovani professionisti possono “dormire” sonni tranquilli, almeno fino a quando non avranno clienti. Da aggiungere infine che i massimali si differenziano per attività professionale, e quindi,  per il grado di incidenza dell’attività stessa nella sfera del cliente, ovvero per il livello di gravità. Sta di fatto che questo ulteriore fardello non aiuta chi si avvicina al mondo della libera professione. Non è possibile quantificare un valore orientativo del premio, proprio per le modalità sopra descritte. Il fatto di non conoscere quando  dovrà essere sborsato un'altra ragione di assoluta incertezza e poca serenità nello svolgimento della propria professione.

domenica 16 giugno 2013

LA POESIA DEL LAVORO


La poesia del lavoro è l’arte di saper comprendere come sia difficile trovare il giusto percorso compiendo il minimo sforzo.  Nel lavoro spesso si intrecciano tanti stati d’animo che dipendono molto dall’ambiente in cui si lavora. Se una collega ci è simpatica risulta chiaro come si possa lavorare in un ambiente più sereno e vivibile. Dall’altra parte, la collega, se si troverà davanti dei colleghi di lavoro simpatici, intelligenti ed estroversi, avrà modo di poter lavorare in modo tranquillo. Al contrario tutto apparirà più difficile. Verranno fuori tutti gli aspetti negativi che non consentiranno di vivere in armonia il posto di lavoro. Gli atteggiamenti servono quindi a creare “la poesia del lavoro”; ovvero quelle condizioni che permettono al lavoratore di esternare con personalità le caratteristiche che possiede, e che possono diventare una fonte inesauribile per il successo di un’azienda. Il lavoro di gruppo, se da una parte, può apparire complesso, dall’altra riesce a fondere al proprio interno le qualità del singolo. Unendole insieme si costituisce il famoso team. Un percorso ben fatto richiede il dosaggio di energie da distribuire nel corso del tragitto. Stessa cosa dicasi nel lavoro. Il percorso è dato dall’obiettivo stagionale. In un’azienda, di qualsiasi natura essa sia, vengono unite delle qualità del personale indirizzandole verso un determinato obiettivo che può essere di breve o lunga durata. Le individualità vengono messe a disposizione del team che si guarderà bene dal depauperare risorse non convogliandole verso il traguardo prefissato. Un lavoro ben fatto è come una poesia che viene composta con estrema naturalezza e disinvoltura. La naturalezza degli atteggiamenti riveste, quindi un ruolo importante all’interno, sia di una struttura produttiva, quanto in quella atta ad erogare servizi. Il raccordo tra tutti questi elementi? Il quieto vivere. In effetti, un luogo di lavoro sereno è come un’ambiente di natura familiare. Spesso, però, questa componente viene tralasciata a discapito della stessa produttività, non tenendo in considerazione il fatto che essa, in realtà, ne fa pienamente parte. I selezionatori di personale, spesso, tralasciano questa componente, a mio avviso sbagliando. Un team che funzioni, riassumendo, contiene senza dubbio al suo interno la poesia del lavoro. 

sabato 15 giugno 2013

LAVORARE IN GERMANIA


Se avete l’intenzione di trovare lavoro in Germania e desiderate ottenere informazioni complete sul paese di destinazione consultate il “CAM”: Agenzia federale per il lavoro. Esso offre indicazioni complete circa il permesso di lavoro ed il permesso di soggiorno. Contiene principi giuridici nonché pubblicazioni e link aggiuntivi. Offre un primo orientamento suI controllo dell’immigrazione e fornisce informazioni utili al fine di ottenere un permesso di lavoro per poter lavorare in Germania. Sono disponibili, inoltre, informazioni dettagliate relative ai seguenti settori:

-         -  Aiuto domestico per famiglie che necessitano di cure;
-          - Occupazione per artisti stranieri;
-          - Lavori estivi per gli studenti;
-          - Stage per studenti;
-          - Consulenze legali per emigrati.

Il rilascio del permesso di lavoro e/o permesso di soggiorno avviene per tutti i cittadini degli Stati membri dell’Unione europea che ne facciano richiesta. Unica eccezione per i membri degli stati UE Romania e Bulgaria ai quali si applicano disposizioni transitorie alternative al permesso di lavoro.


I cittadini di altri paesi devono lavorare per ottenere un permesso di soggiorno. Solitamente deve essere approvato dall’Agenzia federale del lavoro. Solitamente interviene un’autorità di immigrazione nazionale tedesca a compiere una missione diplomatica al fine di mediarne l’approvazione. Esistono inoltre regole speciali per i cittadini dei seguenti paesi: Australia, Israele, Giappone, Canada, Corea, Nuova Zelanda, Stati Uniti. I membri di questi stati possono ottenere il permesso di soggiorno necessario  soltanto dopo che le autorità competenti in materia di immigrazione tedesca abbiano rilasciato un’apposita autorizzazione. Da annotare che essi possono lavorare soltanto dopo aver ottenuto apposita autorizzazione e non prima che ciò avvenga. L’AE ed il CAM sono gli uffici competenti per il rilascio dei permessi di lavoro per lavoratori stranieri. Nei siti di loro pertinenza si possono trovare tutta una serie di informazioni  utili a trovare datori di lavoro e lavoratori e tutto ciò che c’è da conoscere per la presentazione delle domande. Altre informazioni generali su come vivere e lavorare in Germania, riconoscimento delle qualifiche, opportunità di lavoro e sicurezza sociale si possono trovare sulla piattaforma internet della International Personnel Services CAM all’indirizzo: www.zav-auslandsvermittlung.de/deutschland e sul portale EURES (European Employment Services all’indirizzo: http://ec.europa.eu/eures

martedì 11 giugno 2013

LA CULTURA "EMARGINATA"


La cultura in questa città viene sempre dopo, in secondo o terzo piano. Nonostante sia sede di Università non riesce a far prevalere il concetto di preparazione e di abitudine alla istruzione in modo da arricchire la società, rendendola migliore e adeguandola al pari di altre importanti città. Messina, tredicesima città per popolazione, non riesce ad esprimere eccellenze, a farle emergere dalla mediocrità. Il basso tenore di vita domani anche nelle menti di gran parte dei cittadini. Ma io non voglio e non posso credere che questa mia affermazione trovi riscontro nella realtà. Mi piacerebbe essere smentito. Eppure ci sono molte persone per bene ed istruite che stanno nei bassifondi, che non vengono considerate, quasi emarginate. Davvero un paradosso! I recentissimi fatti legati alle elezioni comunali ne sono una prova. E’ mai possibile che non si riesca a rispettare apposite normative legate alle votazioni e ai rispettivi scrutini??? Tutta questa confusione nasce dal fatto che, in molti seggi, presidenti sprovvisti di preparazione, hanno lavorato secondo propria iniziativa e non attraverso gli strumenti in loro possesso. Pensavano di fare meglio, in realtà hanno solo peggiorato le cose. Una disorganizzazione totale. Ho assistito personalmente a scene che sono tra l’ironia e la disperazione. Un mancato collegamento diretto tra organi istituzionali e seggi ha fatto il resto. Eppure siamo nel 2013, nell’era moderna. Si possono impartire direttive con i moderni strumenti di comunicazione, essere di certo più tempestivi. Ma non voglio accampare scuse! In altre città si è da ore in possesso dei dati ufficiali, al contrario della Città dello Stretto. E’ sempre stato così, ma non si è posto alcun rimedio affinché le cose cambiassero. Occorre una rivoluzione culturale, rimettendo le cose a posto. Le persone di maggiore preparazione devono andare a capo della città e non rimanere indietro. Basta con la cultura dell’ignoranza! Che bella immagine stiamo dando alla Nazione tutta. La meritocrazia deve prendere il posto all’inettitudine.

lunedì 10 giugno 2013

GUADAGNARE ON LINE


Per fare soldi on-line è necessario essere originali. Mark Zuckerberg ha lanciato facebook, nota piattaforma diffusa in tutto il mondo, quando non esisteva nulla di simile. Adesso vale 17,5 miliardi di dollari, secondo recenti stime di Forbes. Drew Houston, coofondatore di Dropbox ha racimolato tanti soldi. Lo strumento “web-based” ha fatturato ben 240 milioni di dollari nel 2011. Eric Lefkofsky, fondatore di Groupon ha donato 1 milione di dollari ad una grossa fondazione. Egli possiede un patrimonio netto di 2,9 miliardi di dollari (stime Forbes). Esistono ancora modi, però, per fare soldi attraverso la rete. Occorre avere tanta fantasia e creatività, ma soprattutto serve un impegno deciso e convinto.
YouTube ha lanciato la carriera di molti musicisti, tra cui Justin Bieber, il giovane re del pop che ha guadagnato 108 milioni di dollari nel corso degli ultimi due anni. Il duo pop Karmin, ha firmato un contratto discografico di 1 milione di dollari dopo la loro “Look At Me Now”. Il loro video ha realizzato milioni di visualizzazioni dal caricamento avvenuto nell’aprile 2011. Il loro primo singolo è diventato disco di platino. Di certo non occorre essere cantante per diventare una star di YouTube. Si può, per esempio riprendere un video di un bambino, di un animale domestico o altro per poter catturare l’attenzione dei visitatori. L’autore di “David After Dentist” ha totalizzato più di 100 mila dollari da YouTube. Inoltre, un video molto guardato attira facilmente il merchandising, e quindi, altri soldi incassati dalla pubblicità. Anche i blogger possono fare grandi cose. In primo luogo, è necessario impostare un sito che diventerà la vostra piattaforma per scrivere di: musica, moda, finanza o qualunque cosa sia di vostro interesse. Costruendo un seguito di lettori si potrebbe catturare l'attenzione di aziende che cercano di acquisire il vostro sito. Nel 2008, John Wu, fondatore della Bankaholic.com, ha venduto il sito di Bankrate, Inc. per 14,9 milioni dollari. La TechCrunch è stata acquisita da AOL nel 2010 per 30 milioni di dollari, facendo arricchire il suo fondatore, Michael Arrington. Esistono, inoltre, tante altre piattaforme da sfruttare, tra cui eBay. Attenzione però a farsi ingannare dai facili guadagni, poiché non esistono. Certo, occorre tanta fortuna, ma nulla viene per caso.


giovedì 6 giugno 2013

LA STAFFETTA


Il governo Letta intendeva proporre una sorta di "staffetta" per dare concretamente lavoro ai giovani per sottrarlo agli anziani. Il suo obiettivo quello di trovare una occupazione ad almeno 100 mila ragazzi. Questa politica del lavoro è stata però bocciata in ambito europeo. In effetti, spostare il problema non è la soluzione corretta per risolvere l'annosa questione. Un po’ come la coperta corta che scopre i piedi per coprire la testa e viceversa. In realtà non esiste una strategia vera e propria, ma un’accozzaglia di idee confuse, in piena contraddizione tra loro stesse. Il vertice con a tema la disoccupazione, istituito tra i maggiori paesi europei: Spagna, Germania, Francia e Italia che si terrà a Roma nei prossimi giorni  potrebbe portare a frutti insperati fino ad oggi; anche se concretamente non si vede all’orizzonte uno spiraglio. Il problema non riguarda solo l’Italia ma l’intera Europa che accusa un calo significativo nei consumi interni (eccezion fatta per la Germania), e quindi, una necessità di manodopera inferiore rispetto a quella attuale. Tra l’altro appositi studi confermano un calo nell’occupazione esistente, pari a circa 300 mila unità, entro l’anno. L’immissione sul mercato dei disoccupati (pari a 3 milioni circa) comincia a preoccupare seriamente la settima potenza industriale al mondo. I valori attuali di disoccupazione, infatti, ricordano il periodo del 1977, anno in cui si registrò il tasso di disoccupazione più alto nell’ultimo mezzo secolo. Risvolti di crisi si osservano quotidianamente, con un crescente malumore registrato in buona parte dei paesi continentali. Ma, se non si riprendono i consumi, se non si crea nuova domanda, se non si sostengono le imprese, difficilmente si verrà a capo di una questione strutturale che avvinghia l’intero Paese e buona parte d’Europa. In Giappone, dove l’inflazione era pari a zero, e dove l’economia era stagnante  si è provveduto ad innalzare i prezzi di mercato. Ciò è il risultato di nuova e copiosa immissione di denaro. I nipponici, tra i popoli con più alto debito pubblico, hanno dato, in questo modo, una violenta scossa all’inflazione. In definitiva, occorre una serie di pacchetti ministeriali che vada in un’unica direzione: quella di non intaccare il lavoro esistente per produrre richiesta di lavoro, e quindi, manodopera, in modo da formulare un numero di provvedimenti immediati e con prospettiva a medio e lungo termine. Se non si creano, infatti, le condizioni per “seminare” il campo esso mai fiorirà.

lunedì 3 giugno 2013

OLANDA: L’AUSTERITA’ TEDESCA E’ FUORIMODA


Si riduce la linea dura tedesca e i paesi della zona euro hanno abbandonato la politica della fermezza. Potranno portare in deficit il bilancio. La Germania riconosce come la sua tanto auspicata austerità sia andata troppo oltre. Si potrà, quindi sforare il 3% della produzione annuale. La fiducia nella ripresa economica degli Stati Uniti, nel frattempo, rende il valore del dollaro, a cospetto delle altre principali valute, più forte, raggiungendo il livello più alto negli ultimi nove mesi. L’euro si è frattanto indebolito. Le grandi banche olandesi, infatti, prevedono una diminuzione che oscilla di circa 0,05: passando da 1,25 a 1,20 nello scambio con il dollaro. L’indebolimento dell’euro non è solo il risultato dei problemi in corso in Europa, ma il frutto di una politica non coesa.
La Banca centrale europea ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di tagliare ulteriormente i tassi di interesse. Cosicché i banchieri centrali dovranno accettare una lenta ripresa economica, senza contare nell’aiuto della BCE.
Il Presidente Mario Draghi ha ipotizzato aspettative di crescita negative. Il valore del dollaro sta ad indicare, ad esempio, come le aziende di mais e soia spendano di più, in quanto le imprese di mangimi composti sono diventate più costose. Anche il petrolio, tipicamente regolato dal dollaro è quindi divenuto più costoso.

La debolezza dell’euro, implica delle importazioni più care. Importanti aree del sud Europa sono diverse rispetto alla Germania, alla Francia e ai Paesi Bassi con una moneta debole che risulta poco competitiva nel mercato mondiale. Le prospettive di esportazioni olandesi, per una buona parte dell’agro-alimentare continuano secondo i livelli di pianificazione centrale. La contrazione dell’economia olandese nel 2013 è dovuta principalmente ad una diminuzione della richiesta da parte del mercato interno. Solo in Grecia il consumatore diventa ancor più pessimista. Prognosi: euro debole.

LE CONDIZIONI DI LAVORO IN CINA


I lavoratori cinesi chiedono il rispetto dei propri diritti. Qual è il ruolo che le multinazionali possono rivestire in tal senso? La Lega Internazionale per i Diritti Umani (FIDH) spiega quale sia il rapporto tra le grandi aziende internazionali ed i lavoratori. Essa dichiara come ci siano interessanti ed incoraggianti sviluppi, nonostante esprima delle preoccupazioni circa le condizioni di lavoro che ancora permangono in buona parte del Paese. Nel novembre scorso a sud-est della Cina si è svolta un’indagine sul campo, attraverso la quale è stata possibile la realizzazione di un’accurata relazione. Dagli anni ’90 il sistema legale cinese è gradualmente migliorato, soprattutto con l’orario di lavoro, i contratti impiegatizi e sulle leggi  relative alle assicurazioni sociali. In più, l’idea della Cina di diventare la “fabbrica del mondo”  impiegando bassi salari cominciò a cambiare nel tardo XX secolo. I salari dei lavoratori sono aumentati in modo significativo. Tuttavia, nonostante questi miglioramenti, i prezzi sono arrivati alle stelle, mentre i salari dei lavoratori cinesi sono ancora largamente da terzo mondo in gran parte delle aree remote del Paese. In tanti hanno dovuto accettare la violazione dei diritti del lavoro, superando le proverbiali otto ore giornaliere e cumulando uno straordinario di ben oltre le 36 ore. Nelle fabbriche dipendenti lavorano anche dalle 60 alle 80 ore settimanali. Molti di loro scelgono di vivere in dormitori improntati dalle stesse fabbriche, altri di rimanere a casa dei genitori per potere sfamare i propri figli. Altri ancora lavorano intensamente presso le fabbriche nel Guangdong  guadagnando abbastanza per tornare poi a casa. L’unico sindacato cinese presso l’ACFTU, ramo del Partito comunista cinese, si impegna nel salvaguardare la stabilità piuttosto che tutelare i diritti dei lavoratori. La responsabilità sociale delle imprese, viene soggetta a verifiche molto limitate. Tutto ciò che riguarda gli aspetti del lavoro: orario, contratti, assicurazioni sociali, alloggi, ecc… non viene approfondito in fase di controllo. Quando, però, le multinazionali sono state attentamente monitorate, qualche miglioramento si è verificato. Sta di fatto che nel corso dell’ultimo decennio, i conflitti sociali della Cina sono fortemente aumentati. In alcuni casi,  lo sciopero e la mobilitazione sociale  hanno apportato reali miglioramenti. I lavoratori, oggi, fanno un maggior utilizzo dei social media e dei telefoni cellulari per comunicare e questo ha notevolmente migliorato la loro capacità di agire ribellandosi al sistema. Sempre più giovani si rifiutano di sopportare condizioni di lavoro disumane. “La nuova generazione di lavoratori cinesi sta prendendo provvedimenti per difendere i propri diritti e li sta sottoponendo alle multinazionali affinché, i propri fornitori rispettino le leggi sul lavoro in Cina “, ha dichiarato il responsabile dell’FIDH, partner della Labour Bulletin.

domenica 2 giugno 2013

USA: REINHART E LA CRISI


In un’intervista rilasciata allo SPIEGEL, l’economista di Harvard Carmen Reinhart sostiene che i governi non sono in grado di ridurre i loro debiti e che le banche centrali stanno solo adesso intensificando gli sforzi per risolvere la crisi. “Alla fine”, sostiene, “i risparmiatori ne pagheranno il prezzo”. Dichiara come nessuna banca centrale voglia ammettere di aver perso parte della propria indipendenza inondando i mercati di denaro a buon mercato e, quindi, con bassi tassi, al fine di sostenere i governi per cercare di tirarli fuori dal debito. Torna indietro nella memoria sostenendo come dopo la seconda guerra mondiale, ci fu una lunga fase in cui le banche centrali erano asservite ai governi. E che solo dal 1970 esse siano diventate politicamente più indipendenti: "Il pendolo sembra oscillare indietro come conseguenza della crisi finanziaria”.
Aggiunge che la Banca centrale europea stia leggermente meglio rispetto alle altre banche centrali, ma che la crisi finirà per coinvolgerla. All’ipotesi paventata sul rischio di inflazione Reinhart risponde: “il rischio è reale. Ma è sicuramente più difficile per un banchiere centrale alzare i tassi di interesse, con un rapporto tra debito e prodotto interno lordo di oltre il 100 per cento rispetto a quando questi si attesta al 39 per cento. Pertanto, credo che il passaggio verso una minore indipendenza della politica monetaria non sia solo un cambiamento temporaneo”. In merito alle conseguenze potenziali a lungo termine si esprime così: “non mi oppongo a questo cambiamento, sto solo affermando che hai a che fare con il modo in cui uno sbalzo del debito o l'altro e poiché gli alti livelli di debito sono un ostacolo per la crescita possono paralizzare il sistema finanziario e il processo del credito. Un modo per far fronte a questo è quello di cancellare parte del debito”.

sabato 1 giugno 2013

GERMANIA-INGHILTERRA PATTO PER IL WELFARE

Il Consiglio tedesco sul Welfare (precedentemente noto come Centro di Consulenza tedesco) offre un aiuto ed una consulenza gratuita alle persone con problemi personali e sociali. Questo aiuto è fornito da un operatore sociale bilingue con una vasta esperienza in commissioni legali e volontariato per l’assistenza sociale sia in Germania quanto nel Regno Unito.

Il Consiglio tedesco sul Welfare è stato fondato nel 1952 ed è un ente di beneficienza registrato dal 1983. E’ politicamente indipendente. Le finalità e le prospettive di questa istituzione sono cambiate nel corso degli ultimi 60 anni tendendo alle problematiche relative alle persone immigrate ed emigrate. Fornisce consulenza alla commissione di sicurezza sociale, sulle pensioni e sui regolamenti UE. Il personale del Consiglio tedesco sul Welfare cerca quindi di aiutare le persone in situazioni di crisi finanziaria e su molte altre questioni sociali che derivano dal numero maggiore di trasferimento dei dipendenti e dei loro familiari tra Germania e Regno Unito.

Affinché il Consiglio tedesco sul Welfare possa continuare nella propria opera, si avvale di cospicue donazioni ed abbonamenti privati e aziendali in aggiunta al sostegno finanziario derivante da altri fondi.

Esso si occupa, principalmente di: pensioni, sostegno a lungo termine, sovvenzioni per le persone in crisi finanziaria, Certificati di esistenza in vita per le pensioni tedesche. Fornisce, inoltre, consulenze gratuite su questioni personali e sociali. Il personale bilingue ha vasta conoscenza in materia di principi di diritto sociale, così come sui metodi di lavoro delle organizzazioni sociali in Germania e Regno Unito.

OCCUPAZIONE: DATI ISTAT RELATIVI AL MESE DI APRILE

I dati ufficiali Istat relativi al mese di aprile registrano 22 milioni 596 mila occupati con un calo di 0,1 rispetto al mese di marzo (18 mila unità in meno) e dell’1,6% su base annua (373 mila unità in meno). Il tasso di  occupazione è pari al 56%, anch’esso in calo di 0,1 punti percentuali congiunturali e di 0,9 punti percentuali rispetto a un anno fa.

Sono 3 milioni 83 mila i disoccupati, dato in aumento dello 0,7% rispetto al mese di marzo (23 mila unità in più). La disoccupazione registra 373 mila unità in più su base annua. La crescita della disoccupazione riguarda sia maschi che femmine.

Il tasso di disoccupazione raggiunge il 12% (+ 0,1 punti percentuali rispetto al mese di marzo. 1,5 punti in più nei dodici mesi).

I giovani tra i 15-24 anni in cerca di lavoro sono 656 mila e rappresentano il 10,9% della popolazione di pari età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24 enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 40,5%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,9 punti nel confronto tendenziale.

Infine il numero di inoccupati tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,2 rispetto al mese di marzo (25 mila unità in più). Il tasso di inattività si stabilizza intorno al 36,2%; dato in aumento di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale ed in diminuzione di 0,1 nel confronto annuale.

IL VERO WELFARE


In un Paese dove non esiste alcuna forma di welfare l’unico e vero stato sociale viene rappresentato dalla famiglia. Migliaia e migliaia di disoccupati ed inoccupati fanno riferimento alle uniche risorse che provengono da genitori e fratelli. Lo Stato sociale viene totalmente azzerato, quando sarebbe dovere di chi ci governa provvedere al fabbisogno minimo, al sostentamento di persone che, in primo luogo, hanno diritto alla propria dignità. Pensionati si accollano le tante responsabilità, a loro inopportunamente demandate. Questo appare ingiusto in un Paese che si ritiene essere l’ottava potenza industriale al Mondo, anche se in realtà l’Italia è stata declassata al decimo posto secondo quanto stabiliscono i dati macroeconomici dell’ultimo periodo. Un Paese che si ritenga civile non può accollare tutto alle famiglie, caricandole di fardelli che derivano, non solo da una abnorme tassazione sui redditi, ma da un costo dei servizi fortemente spropositato. L’Italia, lo ricordo a chi non lo sapesse, è la Nazione con la tassazione più alta in Europa e forse nel mondo. Risultato? Famiglie ridotte sul lastrico. Disoccupazione record e salari tra i più bassi dell’intero Continente. Se non ci fossero i genitori a salvaguardare i propri figli, a dare loro un tetto sulla testa, un minimo di sicurezza molti, probabilmente, andrebbero a rubare. E allora, basta con politiche inadeguate, insensate, inique che non guardano all’economia reale, allo stato sociale. Occorre dare una sferzata, un cambio di rotta a 360 gradi. Ma chi veste i panni della povera gente? Delle numerose famiglie che stanno sulla soglia della povertà? Di chi è già dentro il baratro? Evidentemente i numerosi fatti di cronaca non adducono a nessuna riflessione. L’indifferenza, invece, regna padrona. Non serve blaterare, quando nelle mani si hanno tutti gli strumenti indispensabili per venirne fuori. Basterebbe accorciare la forbice esistente tra ricchi e poveri, cominciando a tassare veramente chi detiene capitali abnormi, che poi puntualmente spiccano il volo verso altre destinazioni. E invece che si fa? Si scudano i capitali portati all’estero, recuperando un misero 5%, mentre lavoratori dipendenti e pensionati contribuiscono dieci volte tanto all’economia del Paese. Infine, fino a quando la famiglia (in special modo i genitori) potrà aiutare i propri figli? La risposta è semplice! Fino all’esistenza in vita. E poi? Si aprono scenari inquietanti. Quanto detto dovrebbe servire da monito a tutti coloro i quali hanno modo di decidere il destino di ogni singolo individuo. Personalmente ci credo poco, e spero di essere un giorno finalmente smentito.
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