I provvedimenti a favore dei
giovani disoccupati contengono determinate caratteristiche “discriminanti”. Sei
diplomato? Non puoi usufruire dei vantaggi. Sei laureato? Ancora peggio. Hai a
carico persone? Bene. Non hai a carico nessuno? Nulla ti viene concesso. Ma la
discriminante maggiore, a mio avviso, riguarda l’aver tagliato fuori tutti
coloro che hanno dai trent’anni in su. Forse non si ha alcun diritto superati i
fatidici trenta o trentadue anni? Una discriminante che si estende anche a
tutti coloro i quali sentono il bisogno di fare impresa, (vedi il famoso
Prestito d’onore che tra l'altro non potrà più destinare fondi dall'anno in corso per la numerosa mole di domande) o a tutti coloro i quali intendono lavorare come liberi
professionisti. Hai delle buone idee ma meno di trentadue anni? Lo Stato ti
aiuta. Ne hai trentatré, quaranta o cinquanta, ma anche sessanta? Non va bene e
puoi anche schiattare. In parole povere non contano le idee, solo e soltanto l’età.
Vieni letteralmente ghettizzato; “l’apartheid” tra generazioni. In realtà non
si hanno pari diritti e pari doveri. A mio modesto avviso chiunque abbia: idee,
entusiasmo, combattività e determinazione, ma soprattutto tanta tanta voglia di
fare ha diritto ad avere delle agevolazioni al pari di altri. La
discriminazione riferita all’età riguarda quanto i disoccupati, quanto gli
aspiranti all’imprenditorialità. La bozza sul decreto “lavoro” (scritta
letteralmente con i piedi), è piena di sali e scendi da un comma all’altro.
Tutto scritto ad arte per confondere le idee ai lettori. Questo però è un
aspetto minore. Le cose che spaventano sono i contenuti. Ragionamenti assurdi
che non trovano attuazione nella realtà. Una rete di condizioni che trova
difficile riscontro nella vita quotidiana di chi cerca lavoro. Perché non
lasciare a tutti i disoccupati la possibilità di trovare lavoro,
indipendentemente dall’età? Il frutto dei ragionamenti politici è poi la
risultante esodati. Questi ultimi subiscono le direttive pubbliche trovandosi
poi a metà dell’ingranaggio che, naturalmente, si inceppa. Se applichi una o
più discriminanti senza riflettere bene su cosa vai a legiferare succede
questo. Una questione è dare la precedenza ad una categoria di disoccupati, un’altra
quella di estromettere completamente dai giochi chi non rispetta i requisiti
legati all’anagrafe e ad altre caratteristiche particolarmente meritorie.
Questa si chiama “apartheid”.
sabato 29 giugno 2013
FIGLI DI UN DIO MINORE
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domenica 23 giugno 2013
IN PARLAMENTO CON IL CUORE
Nell’osservare l’intervento della
senatrice Serra (M5S) ho provato davvero una grande commozione dentro di me.
Nel suo intervento si parla di lavoro, di Sardegna, e quindi di Vinyls e Alcoa:
“… Non dico una soluzione ma almeno una presa d’atto, un impegno.” Lo dice
piangendo mentre una collega senatrice cerca di consolarla, incoraggiandola a
continuare il proprio intervento. Quasi
implorando si dispera, impotente davanti al menefreghismo delle istituzioni. Però,
al di là dei validi contenuti, voglio porre l’accento su quello che le sue
lacrime nascondono: il sentire il problema della sua gente, farlo proprio e
trasmetterlo nelle sedi competenti (in questo caso il Senato). E badate non è
assolutamente un “particolare” da poco. Quando dietro le parole si nascondono
le emozioni ciò sta a significare qualcosa. La Serra non ha dimostrato di
essere fragile, almeno io l’ho vista così, anzi, al contrario, ha mostrato
fermezza e determinazione. V’è differenza tra piagnisteo e pianto di rabbia. V’è
differenza tra il pianto della Fornero e quello di questa donna che, a fatica
ha concluso il proprio intervento. Ma il vero motivo per cui ho deciso di
riportare questo episodio è il seguente: “in
Parlamento con il cuore”. Ciò è quello che manca a chi riveste una ruolo
importante, quale una carica istituzionale rappresentativa del popolo. Chi traspare
emozioni non deve assolutamente vergognarsi; anzi al contrario se realmente rappresenta
il popolo deve incarnarne le sofferenze della gente e, quindi, lo stato d’animo
dei cittadini. Questo per me è rappresentanza. Il popolo non è freddo ed
insensibile: al contrario sofferente, confuso e triste e apprezza le persone
che agiscono con un alto dosaggio di sensibilità. Ben vengano questi interventi
che, andrebbero ripresi dalle tv nazionali (a prescindere dall’ideologia
politica). Sarebbe un modo per riavvicinare la gente alle istituzioni. Un modo
per far capire che esiste ancora un’anima all’interno dei palazzi del potere e
che non tutti sono uguali. Ci sono ancora dei politici che possono esprimere
del potenziale tecnico ed umano. E’ bene metterli in evidenza ed incoraggiarli
nella loro opera di sostegno per la soluzione dei problemi (soprattutto quelli
legati al lavoro), affinché la gente possa comprendere che tutto è stato fatto
e che nulla è stato lasciato di intentato, ma soprattutto che si senta
veramente rappresentata nel proprio stato d’animo.
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giovedì 20 giugno 2013
POLIZZA RC PROFESSIONALE
Dal 15
agosto 2013 scatta l’obbligo di stipulare una polizza RC professionale. Essa
rientra nella Riforma delle professioni (DPR 137/2012) e serve ad assicurare il
risarcimento al cliente in caso di eventuali danni provocati da un
professionista, ma ha anche l’utilità di proteggere il patrimonio di quest’ultimo.
Tutti i professionisti: architetti, geometri, agenti, medici, avvocati,
ingegneri, ecc.. dovranno stipulare un’assicurazione responsabilità civile a
copertura dei rischi professionali derivanti dalla propria attività. La legge
non chiarisce quali dovranno essere le caratteristiche della polizza da
sottoscrivere, la Riforma delle professioni (DPR 137/2012) stabilisce solo che
«il professionista è tenuto a stipulare […] idonea assicurazione per i danni
derivanti al cliente dall'esercizio dell'attività professionale». L'idoneità è
rimessa alla scelta del professionista, e definita in sede contrattuale, con la
definizione di tutte le caratteristiche della polizza (massimale, copertura dei
rischi, scoperti, franchigie, etc..). La copertura assicurativa, già presente
nel settore pubblico, diviene obbligatoria SOLO
NEL MOMENTO IN CUI IL LIBERO PROFESSIONISTA ACQUISISCE ALMENO UN CLIENTE.
Il fatto, quindi, di essere iscritti
presso un qualsiasi albo non implica l’obbligatorietà
della copertura assicurativa RC. Per cui, ipoteticamente i giovani
professionisti possono “dormire” sonni tranquilli, almeno fino a quando non
avranno clienti. Da aggiungere infine che i massimali si differenziano per
attività professionale, e quindi, per il
grado di incidenza dell’attività stessa nella sfera del cliente, ovvero per il
livello di gravità. Sta di fatto che questo ulteriore fardello non aiuta chi si avvicina al mondo della libera professione. Non è possibile quantificare un valore orientativo del premio, proprio per le modalità sopra descritte. Il fatto di non conoscere quando dovrà essere sborsato un'altra ragione di assoluta incertezza e poca serenità nello svolgimento della propria professione.
domenica 16 giugno 2013
LA POESIA DEL LAVORO
La poesia del lavoro è l’arte
di saper comprendere come sia difficile trovare il giusto percorso compiendo il minimo sforzo. Nel lavoro spesso si intrecciano tanti stati d’animo
che dipendono molto dall’ambiente in cui si lavora. Se una collega ci è simpatica
risulta chiaro come si possa lavorare in un ambiente più sereno e vivibile.
Dall’altra parte, la collega, se si troverà davanti dei colleghi di lavoro
simpatici, intelligenti ed estroversi, avrà modo di poter lavorare in modo
tranquillo. Al contrario tutto apparirà più difficile. Verranno fuori tutti gli
aspetti negativi che non consentiranno di vivere in armonia il posto di lavoro.
Gli atteggiamenti servono quindi a creare “la poesia del lavoro”; ovvero
quelle condizioni che permettono al lavoratore di esternare con personalità le
caratteristiche che possiede, e che possono diventare una fonte inesauribile
per il successo di un’azienda. Il lavoro di gruppo, se da una parte, può
apparire complesso, dall’altra riesce a fondere al proprio interno le qualità
del singolo. Unendole insieme si costituisce il famoso team. Un percorso ben
fatto richiede il dosaggio di energie da distribuire nel corso del tragitto.
Stessa cosa dicasi nel lavoro. Il percorso è dato dall’obiettivo
stagionale. In un’azienda, di qualsiasi natura essa sia, vengono unite delle
qualità del personale indirizzandole verso un determinato obiettivo che può
essere di breve o lunga durata. Le individualità vengono messe a disposizione
del team che si guarderà bene dal
depauperare risorse non convogliandole verso il traguardo prefissato. Un lavoro
ben fatto è come una poesia che
viene composta con estrema naturalezza e disinvoltura. La naturalezza degli
atteggiamenti riveste, quindi un ruolo importante all’interno, sia di una
struttura produttiva, quanto in quella atta ad erogare servizi. Il raccordo tra
tutti questi elementi? Il quieto vivere. In effetti, un luogo di lavoro sereno
è come un’ambiente di natura familiare. Spesso, però, questa componente viene
tralasciata a discapito della stessa produttività, non tenendo in
considerazione il fatto che essa, in realtà, ne fa pienamente parte. I
selezionatori di personale, spesso, tralasciano questa componente, a mio avviso
sbagliando. Un team che funzioni, riassumendo, contiene senza dubbio al suo
interno la poesia del lavoro.
sabato 15 giugno 2013
LAVORARE IN GERMANIA
Se avete l’intenzione di trovare
lavoro in Germania e desiderate ottenere informazioni complete sul paese di
destinazione consultate il “CAM”: Agenzia federale per il lavoro. Esso offre
indicazioni complete circa il permesso di lavoro ed il permesso di soggiorno.
Contiene principi giuridici nonché pubblicazioni e link aggiuntivi. Offre un
primo orientamento suI controllo dell’immigrazione e fornisce informazioni
utili al fine di ottenere un permesso di lavoro per poter lavorare in Germania.
Sono disponibili, inoltre, informazioni dettagliate relative ai seguenti
settori:
- - Aiuto domestico per famiglie che necessitano di
cure;
- - Occupazione per artisti stranieri;
- - Lavori estivi per gli studenti;
- - Stage per studenti;
- - Consulenze legali per emigrati.
Il rilascio del permesso di
lavoro e/o permesso di soggiorno avviene per tutti i cittadini degli Stati
membri dell’Unione europea che ne facciano richiesta. Unica eccezione per i
membri degli stati UE Romania e Bulgaria ai quali si applicano disposizioni
transitorie alternative al permesso di lavoro.
I cittadini di altri paesi devono
lavorare per ottenere un permesso di soggiorno. Solitamente deve essere
approvato dall’Agenzia federale del lavoro. Solitamente interviene un’autorità
di immigrazione nazionale tedesca a compiere una missione diplomatica al fine
di mediarne l’approvazione. Esistono inoltre regole speciali per i cittadini
dei seguenti paesi: Australia, Israele, Giappone, Canada, Corea, Nuova Zelanda,
Stati Uniti. I membri di questi stati possono ottenere il permesso di soggiorno
necessario soltanto dopo che le autorità
competenti in materia di immigrazione tedesca abbiano rilasciato un’apposita
autorizzazione. Da annotare che essi possono lavorare soltanto dopo aver
ottenuto apposita autorizzazione e non prima che ciò avvenga. L’AE ed il CAM
sono gli uffici competenti per il rilascio dei permessi di lavoro per
lavoratori stranieri. Nei siti di loro pertinenza si possono trovare tutta una
serie di informazioni utili a trovare
datori di lavoro e lavoratori e tutto ciò che c’è da conoscere per la
presentazione delle domande. Altre informazioni generali su come vivere e
lavorare in Germania, riconoscimento delle qualifiche, opportunità di lavoro e
sicurezza sociale si possono trovare sulla piattaforma internet della International
Personnel Services CAM all’indirizzo: www.zav-auslandsvermittlung.de/deutschland
e sul portale EURES (European Employment Services all’indirizzo: http://ec.europa.eu/eures
martedì 11 giugno 2013
LA CULTURA "EMARGINATA"
La cultura in questa città viene
sempre dopo, in secondo o terzo piano. Nonostante sia sede di Università non
riesce a far prevalere il concetto di preparazione e di abitudine alla
istruzione in modo da arricchire la società, rendendola migliore e adeguandola
al pari di altre importanti città. Messina, tredicesima città per popolazione,
non riesce ad esprimere eccellenze, a farle emergere dalla mediocrità. Il basso
tenore di vita domani anche nelle menti di gran parte dei cittadini. Ma io non
voglio e non posso credere che questa mia affermazione trovi riscontro nella
realtà. Mi piacerebbe essere smentito. Eppure ci sono molte persone per bene ed
istruite che stanno nei bassifondi, che non vengono considerate, quasi
emarginate. Davvero un paradosso! I recentissimi fatti legati alle elezioni
comunali ne sono una prova. E’ mai possibile che non si riesca a rispettare
apposite normative legate alle votazioni e ai rispettivi scrutini??? Tutta questa confusione nasce dal fatto
che, in molti seggi, presidenti sprovvisti di preparazione, hanno lavorato
secondo propria iniziativa e non attraverso gli strumenti in loro possesso.
Pensavano di fare meglio, in realtà hanno solo peggiorato le cose. Una
disorganizzazione totale. Ho assistito personalmente a scene che sono tra l’ironia
e la disperazione. Un mancato collegamento diretto tra organi istituzionali e
seggi ha fatto il resto. Eppure siamo nel 2013, nell’era moderna. Si possono impartire
direttive con i moderni strumenti di comunicazione, essere di certo più
tempestivi. Ma non voglio accampare scuse! In altre città si è da ore in
possesso dei dati ufficiali, al contrario della Città dello Stretto. E’ sempre
stato così, ma non si è posto alcun rimedio affinché le cose cambiassero.
Occorre una rivoluzione culturale, rimettendo le cose a posto. Le persone di
maggiore preparazione devono andare a capo della città e non rimanere indietro.
Basta con la cultura dell’ignoranza! Che bella immagine stiamo dando alla
Nazione tutta. La meritocrazia deve prendere il posto all’inettitudine.
lunedì 10 giugno 2013
GUADAGNARE ON LINE
Per fare soldi on-line è
necessario essere originali. Mark Zuckerberg ha lanciato facebook, nota
piattaforma diffusa in tutto il mondo, quando non esisteva nulla di simile.
Adesso vale 17,5 miliardi di dollari, secondo recenti stime di Forbes. Drew
Houston, coofondatore di Dropbox ha racimolato tanti soldi. Lo strumento
“web-based” ha fatturato ben 240 milioni di dollari nel 2011. Eric Lefkofsky,
fondatore di Groupon ha donato 1 milione di dollari ad una grossa fondazione.
Egli possiede un patrimonio netto di 2,9 miliardi di dollari (stime Forbes).
Esistono ancora modi, però, per fare soldi attraverso la rete. Occorre avere
tanta fantasia e creatività, ma soprattutto serve un impegno deciso e convinto.
YouTube ha lanciato la carriera
di molti musicisti, tra cui Justin Bieber, il giovane re del pop che ha
guadagnato 108 milioni di dollari nel corso degli ultimi due anni. Il duo pop
Karmin, ha firmato un contratto discografico di 1 milione di dollari dopo la
loro “Look At Me Now”. Il loro video ha realizzato milioni di visualizzazioni
dal caricamento avvenuto nell’aprile 2011. Il loro primo singolo è diventato
disco di platino. Di certo non occorre essere cantante per diventare una star
di YouTube. Si può, per esempio riprendere un video di un bambino, di un
animale domestico o altro per poter catturare l’attenzione dei visitatori.
L’autore di “David After Dentist” ha totalizzato più di 100 mila dollari da
YouTube. Inoltre, un video molto guardato attira facilmente il merchandising, e
quindi, altri soldi incassati dalla pubblicità. Anche i blogger possono fare
grandi cose. In primo luogo, è necessario impostare un sito che diventerà la
vostra piattaforma per scrivere di: musica, moda, finanza o qualunque cosa sia di
vostro interesse. Costruendo un seguito di lettori si potrebbe catturare
l'attenzione di aziende che cercano di acquisire il vostro sito. Nel 2008, John
Wu, fondatore della Bankaholic.com, ha venduto il sito di Bankrate, Inc. per
14,9 milioni dollari. La TechCrunch è stata acquisita da AOL nel 2010 per 30
milioni di dollari, facendo arricchire il suo fondatore, Michael Arrington.
Esistono, inoltre, tante altre piattaforme da sfruttare, tra cui eBay. Attenzione
però a farsi ingannare dai facili guadagni, poiché non esistono. Certo, occorre
tanta fortuna, ma nulla viene per caso.
giovedì 6 giugno 2013
LA STAFFETTA
Il governo Letta intendeva
proporre una sorta di "staffetta" per dare concretamente lavoro ai
giovani per sottrarlo agli anziani. Il suo obiettivo quello di trovare una
occupazione ad almeno 100 mila ragazzi. Questa politica del lavoro è stata però
bocciata in ambito europeo. In effetti, spostare il problema non è la soluzione
corretta per risolvere l'annosa questione. Un po’ come la coperta corta che
scopre i piedi per coprire la testa e viceversa. In realtà non esiste una
strategia vera e propria, ma un’accozzaglia di idee confuse, in piena
contraddizione tra loro stesse. Il vertice con a tema la disoccupazione,
istituito tra i maggiori paesi europei: Spagna, Germania, Francia e Italia che
si terrà a Roma nei prossimi giorni
potrebbe portare a frutti insperati fino ad oggi; anche se concretamente
non si vede all’orizzonte uno spiraglio. Il problema non riguarda solo l’Italia
ma l’intera Europa che accusa un calo significativo nei consumi interni
(eccezion fatta per la Germania), e quindi, una necessità di manodopera
inferiore rispetto a quella attuale. Tra l’altro appositi studi confermano un
calo nell’occupazione esistente, pari a circa 300 mila unità, entro l’anno. L’immissione
sul mercato dei disoccupati (pari a 3 milioni circa) comincia a preoccupare
seriamente la settima potenza industriale al mondo. I valori attuali di
disoccupazione, infatti, ricordano il periodo del 1977, anno in cui si registrò
il tasso di disoccupazione più alto nell’ultimo mezzo secolo. Risvolti di crisi
si osservano quotidianamente, con un crescente malumore registrato in buona
parte dei paesi continentali. Ma, se non si riprendono i consumi, se non si
crea nuova domanda, se non si sostengono le imprese, difficilmente si verrà a
capo di una questione strutturale che avvinghia l’intero Paese e buona parte d’Europa.
In Giappone, dove l’inflazione era pari a zero, e dove l’economia era stagnante
si è provveduto ad innalzare i prezzi di
mercato. Ciò è il risultato di nuova e copiosa immissione di denaro. I
nipponici, tra i popoli con più alto debito pubblico, hanno dato, in questo
modo, una violenta scossa all’inflazione. In definitiva, occorre una serie di
pacchetti ministeriali che vada in un’unica direzione: quella di non intaccare
il lavoro esistente per produrre richiesta di lavoro, e quindi, manodopera, in
modo da formulare un numero di provvedimenti immediati e con prospettiva a
medio e lungo termine. Se non si creano, infatti, le condizioni per “seminare”
il campo esso mai fiorirà.
lunedì 3 giugno 2013
OLANDA: L’AUSTERITA’ TEDESCA E’ FUORIMODA
Si riduce la linea dura tedesca e
i paesi della zona euro hanno abbandonato la politica della fermezza. Potranno
portare in deficit il bilancio. La Germania riconosce come la sua tanto
auspicata austerità sia andata troppo oltre. Si potrà, quindi sforare il 3%
della produzione annuale. La fiducia nella ripresa economica degli Stati Uniti,
nel frattempo, rende il valore del dollaro, a cospetto delle altre principali
valute, più forte, raggiungendo il livello più alto negli ultimi nove mesi.
L’euro si è frattanto indebolito. Le grandi banche olandesi, infatti, prevedono
una diminuzione che oscilla di circa 0,05: passando da 1,25 a 1,20 nello
scambio con il dollaro. L’indebolimento dell’euro non è solo il risultato dei
problemi in corso in Europa, ma il frutto di una politica non coesa.
La Banca centrale europea ha
dichiarato di non avere alcuna intenzione di tagliare ulteriormente i tassi di
interesse. Cosicché i banchieri centrali dovranno accettare una lenta ripresa
economica, senza contare nell’aiuto della BCE.
Il Presidente Mario Draghi ha ipotizzato
aspettative di crescita negative. Il valore del dollaro sta ad indicare, ad
esempio, come le aziende di mais e soia spendano di più, in quanto le imprese
di mangimi composti sono diventate più costose. Anche il petrolio, tipicamente
regolato dal dollaro è quindi divenuto più costoso.
La debolezza dell’euro, implica
delle importazioni più care. Importanti aree del sud Europa sono diverse
rispetto alla Germania, alla Francia e ai Paesi Bassi con una moneta debole che
risulta poco competitiva nel mercato mondiale. Le prospettive di esportazioni
olandesi, per una buona parte dell’agro-alimentare continuano secondo i livelli
di pianificazione centrale. La contrazione dell’economia olandese nel 2013 è
dovuta principalmente ad una diminuzione della richiesta da parte del mercato
interno. Solo in Grecia il consumatore diventa ancor più pessimista. Prognosi:
euro debole.
LE CONDIZIONI DI LAVORO IN CINA
I lavoratori cinesi chiedono il
rispetto dei propri diritti. Qual è il ruolo che le multinazionali possono
rivestire in tal senso? La Lega Internazionale per i Diritti Umani (FIDH) spiega
quale sia il rapporto tra le grandi aziende internazionali ed i lavoratori.
Essa dichiara come ci siano interessanti ed incoraggianti sviluppi, nonostante
esprima delle preoccupazioni circa le condizioni di lavoro che ancora
permangono in buona parte del Paese. Nel novembre scorso a sud-est della Cina
si è svolta un’indagine sul campo, attraverso la quale è stata possibile la
realizzazione di un’accurata relazione. Dagli anni ’90 il sistema legale cinese
è gradualmente migliorato, soprattutto con l’orario di lavoro, i contratti
impiegatizi e sulle leggi relative alle
assicurazioni sociali. In più, l’idea della Cina di diventare la “fabbrica del
mondo” impiegando bassi salari cominciò
a cambiare nel tardo XX secolo. I salari dei lavoratori sono aumentati in modo
significativo. Tuttavia, nonostante questi miglioramenti, i prezzi sono
arrivati alle stelle, mentre i salari dei lavoratori cinesi sono ancora
largamente da terzo mondo in gran parte delle aree remote del Paese. In tanti
hanno dovuto accettare la violazione dei diritti del lavoro, superando le
proverbiali otto ore giornaliere e cumulando uno straordinario di ben oltre le
36 ore. Nelle fabbriche dipendenti lavorano anche dalle 60 alle 80 ore
settimanali. Molti di loro scelgono di vivere in dormitori improntati dalle
stesse fabbriche, altri di rimanere a casa dei genitori per potere sfamare i
propri figli. Altri ancora lavorano intensamente presso le fabbriche nel
Guangdong guadagnando abbastanza per
tornare poi a casa. L’unico sindacato cinese presso l’ACFTU, ramo del Partito
comunista cinese, si impegna nel salvaguardare la stabilità piuttosto che
tutelare i diritti dei lavoratori. La responsabilità sociale delle imprese,
viene soggetta a verifiche molto limitate. Tutto ciò che riguarda gli aspetti
del lavoro: orario, contratti, assicurazioni sociali, alloggi, ecc… non viene
approfondito in fase di controllo. Quando, però, le multinazionali sono state
attentamente monitorate, qualche miglioramento si è verificato. Sta di fatto
che nel corso dell’ultimo decennio, i conflitti sociali della Cina sono fortemente
aumentati. In alcuni casi, lo sciopero e
la mobilitazione sociale hanno apportato
reali miglioramenti. I lavoratori, oggi, fanno un maggior utilizzo dei social
media e dei telefoni cellulari per comunicare e questo ha notevolmente
migliorato la loro capacità di agire ribellandosi al sistema. Sempre più giovani
si rifiutano di sopportare condizioni di lavoro disumane. “La nuova generazione
di lavoratori cinesi sta prendendo provvedimenti per difendere i propri diritti
e li sta sottoponendo alle multinazionali affinché, i propri fornitori
rispettino le leggi sul lavoro in Cina “, ha dichiarato il responsabile dell’FIDH,
partner della Labour Bulletin.
domenica 2 giugno 2013
USA: REINHART E LA CRISI
Aggiunge che la Banca centrale europea stia
leggermente meglio rispetto alle altre banche centrali, ma che la crisi finirà
per coinvolgerla. All’ipotesi paventata sul rischio di inflazione Reinhart
risponde: “il rischio è reale. Ma è sicuramente più difficile per un banchiere
centrale alzare i tassi di interesse, con un rapporto tra debito e prodotto
interno lordo di oltre il 100 per cento rispetto a quando questi si attesta al
39 per cento. Pertanto, credo che il passaggio verso una minore indipendenza
della politica monetaria non sia solo un cambiamento temporaneo”. In merito
alle conseguenze potenziali a lungo termine si esprime così: “non mi oppongo a questo
cambiamento, sto solo affermando che hai a che fare con il modo in cui uno
sbalzo del debito o l'altro e poiché gli alti livelli di debito sono un
ostacolo per la crescita possono paralizzare
il sistema finanziario e il processo del credito. Un modo per far fronte a
questo è quello di cancellare parte del debito”.
sabato 1 giugno 2013
GERMANIA-INGHILTERRA PATTO PER IL WELFARE
Il Consiglio tedesco sul Welfare
(precedentemente noto come Centro di Consulenza tedesco) offre un aiuto ed una
consulenza gratuita alle persone con problemi personali e sociali. Questo aiuto
è fornito da un operatore sociale bilingue con una vasta esperienza in
commissioni legali e volontariato per l’assistenza sociale sia in Germania
quanto nel Regno Unito.
Il Consiglio tedesco sul Welfare
è stato fondato nel 1952 ed è un ente di beneficienza registrato dal 1983. E’
politicamente indipendente. Le finalità e le prospettive di questa istituzione
sono cambiate nel corso degli ultimi 60 anni tendendo alle problematiche
relative alle persone immigrate ed emigrate. Fornisce consulenza alla
commissione di sicurezza sociale, sulle pensioni e sui regolamenti UE. Il
personale del Consiglio tedesco sul Welfare cerca quindi di aiutare le persone
in situazioni di crisi finanziaria e su molte altre questioni sociali che
derivano dal numero maggiore di trasferimento dei dipendenti e dei loro
familiari tra Germania e Regno Unito.
Affinché il Consiglio tedesco sul
Welfare possa continuare nella propria opera, si avvale di cospicue donazioni
ed abbonamenti privati e aziendali in aggiunta al sostegno finanziario
derivante da altri fondi.
Esso si occupa, principalmente di: pensioni, sostegno
a lungo termine, sovvenzioni per le persone in crisi finanziaria, Certificati
di esistenza in vita per le pensioni tedesche. Fornisce, inoltre, consulenze
gratuite su questioni personali e sociali. Il personale bilingue ha vasta
conoscenza in materia di principi di diritto sociale, così come sui metodi di
lavoro delle organizzazioni sociali in Germania e Regno Unito.
OCCUPAZIONE: DATI ISTAT RELATIVI AL MESE DI APRILE
I dati ufficiali Istat relativi
al mese di aprile registrano 22 milioni 596 mila occupati con un calo di 0,1
rispetto al mese di marzo (18 mila unità in meno) e dell’1,6% su base annua
(373 mila unità in meno). Il tasso di
occupazione è pari al 56%, anch’esso in calo di 0,1 punti percentuali
congiunturali e di 0,9 punti percentuali rispetto a un anno fa.
Sono 3 milioni 83 mila i
disoccupati, dato in aumento dello 0,7% rispetto al mese di marzo (23 mila
unità in più). La disoccupazione registra 373 mila unità in più su base annua.
La crescita della disoccupazione riguarda sia maschi che femmine.
Il tasso di disoccupazione
raggiunge il 12% (+ 0,1 punti percentuali rispetto al mese di marzo. 1,5
punti in più nei dodici mesi).
I giovani tra i 15-24 anni in
cerca di lavoro sono 656 mila e rappresentano il 10,9% della popolazione di
pari età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24 enni, ovvero l'incidenza dei
disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 40,5%, in
aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,9 punti nel
confronto tendenziale.
Infine il numero di inoccupati tra i 15 e i 64 anni
aumenta dello 0,2 rispetto al mese di marzo (25 mila unità in più). Il tasso di
inattività si stabilizza intorno al 36,2%; dato in aumento di 0,1 punti
percentuali nel confronto congiunturale ed in diminuzione di 0,1 nel confronto
annuale.
IL VERO WELFARE
In un Paese dove non esiste
alcuna forma di welfare l’unico e vero stato sociale viene rappresentato dalla
famiglia. Migliaia e migliaia di disoccupati ed inoccupati fanno riferimento
alle uniche risorse che provengono da genitori e fratelli. Lo Stato sociale
viene totalmente azzerato, quando sarebbe dovere di chi ci governa provvedere
al fabbisogno minimo, al sostentamento di persone che, in primo luogo, hanno
diritto alla propria dignità. Pensionati si accollano le tante responsabilità,
a loro inopportunamente demandate. Questo appare ingiusto in un Paese che si
ritiene essere l’ottava potenza industriale al Mondo, anche se in realtà l’Italia
è stata declassata al decimo posto secondo quanto stabiliscono i dati
macroeconomici dell’ultimo periodo. Un Paese che si ritenga civile non può
accollare tutto alle famiglie, caricandole di fardelli che derivano, non solo
da una abnorme tassazione sui redditi, ma da un costo dei servizi fortemente
spropositato. L’Italia, lo ricordo a chi non lo sapesse, è la Nazione con la
tassazione più alta in Europa e forse nel mondo. Risultato? Famiglie ridotte
sul lastrico. Disoccupazione record e salari tra i più bassi dell’intero Continente.
Se non ci fossero i genitori a salvaguardare i propri figli, a dare loro un
tetto sulla testa, un minimo di sicurezza molti, probabilmente, andrebbero a
rubare. E allora, basta con politiche inadeguate, insensate, inique che non
guardano all’economia reale, allo stato sociale. Occorre dare una sferzata, un
cambio di rotta a 360 gradi. Ma chi veste i panni della povera gente? Delle
numerose famiglie che stanno sulla soglia della povertà? Di chi è già dentro il
baratro? Evidentemente i numerosi fatti di cronaca non adducono a nessuna
riflessione. L’indifferenza, invece, regna padrona. Non serve blaterare, quando
nelle mani si hanno tutti gli strumenti indispensabili per venirne fuori.
Basterebbe accorciare la forbice esistente tra ricchi e poveri, cominciando a
tassare veramente chi detiene capitali abnormi, che poi puntualmente spiccano
il volo verso altre destinazioni. E invece che si fa? Si scudano i capitali
portati all’estero, recuperando un misero 5%, mentre lavoratori dipendenti e
pensionati contribuiscono dieci volte tanto all’economia del Paese. Infine,
fino a quando la famiglia (in special modo i genitori) potrà aiutare i propri
figli? La risposta è semplice! Fino all’esistenza in vita. E poi? Si aprono
scenari inquietanti. Quanto detto dovrebbe servire da monito a tutti coloro i
quali hanno modo di decidere il destino di ogni singolo individuo.
Personalmente ci credo poco, e spero di essere un giorno finalmente smentito.
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