Si riduce la linea dura tedesca e
i paesi della zona euro hanno abbandonato la politica della fermezza. Potranno
portare in deficit il bilancio. La Germania riconosce come la sua tanto
auspicata austerità sia andata troppo oltre. Si potrà, quindi sforare il 3%
della produzione annuale. La fiducia nella ripresa economica degli Stati Uniti,
nel frattempo, rende il valore del dollaro, a cospetto delle altre principali
valute, più forte, raggiungendo il livello più alto negli ultimi nove mesi.
L’euro si è frattanto indebolito. Le grandi banche olandesi, infatti, prevedono
una diminuzione che oscilla di circa 0,05: passando da 1,25 a 1,20 nello
scambio con il dollaro. L’indebolimento dell’euro non è solo il risultato dei
problemi in corso in Europa, ma il frutto di una politica non coesa.
La Banca centrale europea ha
dichiarato di non avere alcuna intenzione di tagliare ulteriormente i tassi di
interesse. Cosicché i banchieri centrali dovranno accettare una lenta ripresa
economica, senza contare nell’aiuto della BCE.
Il Presidente Mario Draghi ha ipotizzato
aspettative di crescita negative. Il valore del dollaro sta ad indicare, ad
esempio, come le aziende di mais e soia spendano di più, in quanto le imprese
di mangimi composti sono diventate più costose. Anche il petrolio, tipicamente
regolato dal dollaro è quindi divenuto più costoso.
La debolezza dell’euro, implica
delle importazioni più care. Importanti aree del sud Europa sono diverse
rispetto alla Germania, alla Francia e ai Paesi Bassi con una moneta debole che
risulta poco competitiva nel mercato mondiale. Le prospettive di esportazioni
olandesi, per una buona parte dell’agro-alimentare continuano secondo i livelli
di pianificazione centrale. La contrazione dell’economia olandese nel 2013 è
dovuta principalmente ad una diminuzione della richiesta da parte del mercato
interno. Solo in Grecia il consumatore diventa ancor più pessimista. Prognosi:
euro debole.