domenica 2 giugno 2013

USA: REINHART E LA CRISI


In un’intervista rilasciata allo SPIEGEL, l’economista di Harvard Carmen Reinhart sostiene che i governi non sono in grado di ridurre i loro debiti e che le banche centrali stanno solo adesso intensificando gli sforzi per risolvere la crisi. “Alla fine”, sostiene, “i risparmiatori ne pagheranno il prezzo”. Dichiara come nessuna banca centrale voglia ammettere di aver perso parte della propria indipendenza inondando i mercati di denaro a buon mercato e, quindi, con bassi tassi, al fine di sostenere i governi per cercare di tirarli fuori dal debito. Torna indietro nella memoria sostenendo come dopo la seconda guerra mondiale, ci fu una lunga fase in cui le banche centrali erano asservite ai governi. E che solo dal 1970 esse siano diventate politicamente più indipendenti: "Il pendolo sembra oscillare indietro come conseguenza della crisi finanziaria”.
Aggiunge che la Banca centrale europea stia leggermente meglio rispetto alle altre banche centrali, ma che la crisi finirà per coinvolgerla. All’ipotesi paventata sul rischio di inflazione Reinhart risponde: “il rischio è reale. Ma è sicuramente più difficile per un banchiere centrale alzare i tassi di interesse, con un rapporto tra debito e prodotto interno lordo di oltre il 100 per cento rispetto a quando questi si attesta al 39 per cento. Pertanto, credo che il passaggio verso una minore indipendenza della politica monetaria non sia solo un cambiamento temporaneo”. In merito alle conseguenze potenziali a lungo termine si esprime così: “non mi oppongo a questo cambiamento, sto solo affermando che hai a che fare con il modo in cui uno sbalzo del debito o l'altro e poiché gli alti livelli di debito sono un ostacolo per la crescita possono paralizzare il sistema finanziario e il processo del credito. Un modo per far fronte a questo è quello di cancellare parte del debito”.
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