La disoccupazione è un “male” che colpisce molti paesi al mondo. Ma, a
differenza dell’Italia altrove si sfruttano le idee, ma soprattutto si parte
dalle problematiche stesse per poterle tramutare in fattori positivi. Una sorta
di leva trainante che sviluppi l’intelletto umano al fine di poter realizzare
la risoluzione di un problema, gravissimo per il nostro Paese. Altrove, nel
mondo, hanno risolto in modo strutturale mediante l’impiego di nuovi
investimenti per creare importanti opere che consentissero l’utilizzo di nuova
manodopera da impiegare in modo continuo e costante. I provvedimenti tampone
adottati in Italia poco servono se non a prendere per i fondelli i cittadini
comunicando loro statistiche facilmente raggirabili. Il Jobs act dei famosi voucher
rappresenta l’apice di una società che non pensa alla dignità dei propri
cittadini lavoratori, bensì al loro sfruttamento e alla riduzione di dignità,
oltre all’ampliamento della forbice relativa alla povertà.
Adottare nuove politiche che siano di qualità. Perché la qualità nel
nostro paese viene sempre meno. E perché la qualità alla fine paga con la
quantità stabile di assunzioni. Assumere tanto per non serve a nessuno. E’ come
pagare l’affitto a saltare o a scaglioni. Impossibile. La rete consente di fare
paragoni con gli altri paesi. Di rendersi conto di ciò che avviene altrove. Investigare
in ambito lavorativo potrebbe essere anche una cosa positiva. Non occorre solo
guardare alle statistiche. Si sono importanti, ma non sono certo la soluzione.
E pensare che spesso si pagano centinaia di migliaia di euro l’anno per avere
dei “cervelli” come consulenti che non riescono poi a cavare un ragno dal buco.
Una soluzione che sia tale deve necessariamente prevedere azione. Il
movimento dell’intelletto. Lo sviluppo della fantasia.
Alla fine sono le cose ed i concetti semplici che pagano. Non occorre
cercare la complessità, poiché essa presenterà sempre delle notevoli falle che
difficilmente possono essere colmate se non con il buonsenso, ma soprattutto
con l’amore verso il proprio popolo, verso la propria nazione. Anche i
sindacati dovrebbero fare la propria parte. Inutile andare a sbandierare e fare
propaganda. Portino sul tavolo delle idee e lottino per le stesse se davvero
credono in ciò che fanno ed in ciò che pensano.
Questo il ruolo dei diversi soggetti che fanno parte della “catena del
lavoro”. Un po’ come una catena di montaggio. Tutto deve girare alla
perfezione. Accantoniamo, in ogni caso, il concetto dello “scaricabarile”. In
una società tutti sono soggetti, tutti sono attori e tutti devono collaborare
al fine comune.
SALVATORE CASTORINA