E’ di questi giorni il dibattito
nelle aule parlamentari relativo all’eliminazione delle province. Parto proprio
da qui, perché è l’esempio lampante del modo di fare politica oggi. “Eliminerò
le province” ha detto l’attuale Presidente del Consiglio “… ma in compenso mischierò
le carte in tavola aumentando nel complesso il numero di poltrone e, quindi, i
costi della politica” aggiungerei io. Il punto è questo! Si fanno facili
proclami alla faccia degli italiani. Un giornalista attento dovrebbe, però,
chiedere: “intende eliminare le province e poi? Cosa seguirà? Chi curerà
determinati ambiti? Come intende ricollocare i dipendenti pubblici interessati
da detto provvedimento?”. Come vedete c’è un seguito al quale NESSUNO darà una
spiegazione. Tutti interrogativi, forse scomodi, troppo incalzanti che non
vengono rivolti ai protagonisti di qualsiasi governo; men che meno a quello
attuale. “Intende eliminare le province per poi creare nuovi enti pubblici
locali? Intende sostituirle con apparati simili?”. Perché non sento mai
rivolgere queste domande??? In buona sostanza. Sostituire una cosa con un’altra
non vuol dire eliminarla. Un po’ come i finanziamenti pubblici ai partiti. In
realtà verranno incrementati sotto altra forma. Diciamola tutta. Questa è la
politica del “togli e metti”. Togli l’ICI e metti l’IMU. “Però io sono stato di
parola! Nessuno può rimproverarmi del fatto che non abbia mantenuto gli impegni
presi con gli italiani”, avrebbe detto qualsiasi politico protagonista del “passaggio”.
Ma signori miei così è troppo facile prendere per i fondelli gli italiani.
Quando si mischiano le carte in tavola è facile confondere spettatori e attori
del gioco. Ci fosse uno, un solo politico che abbia mai affermato: “toglieremo l’ICI, ma in compenso, non
creeremo alcuna forma di tassazione similare e/o compensativa. Toglieremo l’ICI
punto”. E state bene attenti che
non sentirete MAI nessun politico esclamare detta affermazione. Ovviamente ho
preso l’ICI come esempio. Esistono tanti casi calzanti nella storia. Per
utilizzare una metafora che mi viene in mente proprio adesso. Se una
persona deve darmi cinquanta euro fa
poca differenza se me li da interi o a pezzi da dieci, l’importante è che me li
dia. Credo che questo esempio semplifichi ulteriormente il concetto che voglio
trasferire a voi cari lettori. Sta di fatto che a pagare siano sempre gli
stessi, il popolo italiano, che da sovrano diviene sempre più un suddito da
raggirare grazie alle armi della “disinformazione di massa”, come qualcuno di
noto bene afferma.
giovedì 27 marzo 2014
domenica 23 marzo 2014
PRESENZE ALLA CAMERA
Ho
condotto una personale ricerca relativa alle presenze parlamentari presso la
Camera dei Deputati. Da precisare che I dati sulle presenze si riferiscono
alle votazioni elettroniche che si svolgono alla Camera dall'inizio della
legislatura. Le presenze dunque non si riferiscono a tutte le possibili
attività parlamentari (lavori preparatori nelle Commissioni) ma solo al totale
delle presenze nelle votazioni elettroniche in Aula. Il Movimento Cinque
Stelle risulta essere in testa alle presenze parlamentari alla camera con una
percentuale pari all’80,76%. Al secondo posto il PD con una percentuale del
77,42 e sul gradino più basso del podio la Lega Nord con una percentuale del
77,26. Al quarto posto troviamo SEL con una percentuale pari al 73,71; staccati
tutti gli altri. La maglia “nera” delle presenze tocca al Nuovo Centro Destra
con presenze pari al 46,69. Per quanto riguarda il “virtuosismo” di tipo
personale nell’elenco seguente i deputati che hanno registrato una presenza del
100 %. Quasi tutti del PD:
FONTANA CINZIA (PD)
GUERINI GIUSEPPE (PD)
IANNUZZI TINO (PD)
TOTARO ACHILLE (FDL)
lunedì 17 marzo 2014
LAVORO
Quotidianamente ne leggo di tutti i
colori. Promesse di carriera e di guadagni esorbitanti. In realtà sono tutte
bufale. La verità è che non esiste più un lavoro serio. Aldilà del periodo di
contratto, nella maggior parte dei casi, si tratta di lavori a percentuale,
vendita porta a porta e, in molti casi raggiri. Conosco di persone che hanno
dato l'anima per riuscire in un determinato lavoro per poi ritrovarsi un pugno
di mosche in mano. Internet é pieno di pareri ed opinioni relativi alla
validità o meno di una proposta lavorativa. Fantomatiche società adescano
ragazzi e ragazze attraverso il tranello della ricchezza. Inoltre, il più delle
volte, per telefono promettono una qualifica gratificante, quando in realtà si
tratta di ben altro. Il consiglio che mi sento di dare a coloro che cercano
lavoro, quello di verificare la validità dell'azienda, ovvero i feedback che
potete trovare on line. Ragazzi che precedentemente hanno lavorato presso l’azienda
in questione spesso lasciano opinioni personali riguardanti la propria esperienza. Non vi nascondo che, più di una volta, grazie alle informazioni
prese, ho evitato di imbattermi in un raggiro bello e buono. Da fare
attenzione a quelle società che invitano presso alberghi. Al 99,99 % non si
tratta di lavoro, bensì della vendita di un qualsivoglia prodotto. Anni
addietro, nel cercare lavoro mi imbattei in una rappresentazione di una nota
erba dimagrante con relativa presentazione avvenuta, guarda caso, all'interno
di un albergo. Per fortuna riuscì a non cadere nel tranello multilevel, ma non
nascondo la rabbia nell'aver perso tempo e denaro. Entrambi elementi
preziosissimi, soprattutto, per chi urge di lavoro. E' bene valutare prima di armarsi
e partire, anche perché tutto ciò ha un costo, non solo economico, ma di
carattere morale, creando per se false aspettative. In chiusura di articolo mi
chiedo quale sia una opportunità di lavoro seria, concreta e duratura nel
tempo. La risposta é una e soltanto una: lavorare in proprio. Non vi nascondo
che sarebbe una scommessa da vincere. Mettersi in gioco in un lavoro, dando
tutto e lavorando anche per 12 o 13 ore al giorno senza essere sottomessi a
qualcuno, credo rappresenti una valida alternativa al lavoro dipendente. Il
problema, purtroppo, sta nel fatto che per poter avviare una propria attività
occorra un capitale di base sufficiente; quantificabile in alcune migliaia di
euro. E questo, il più delle volte, scoraggia le persone a tuffarsi
nell'avventura e, quindi, di mettersi in gioco, di scommettere su se stessi e
sulle proprie capacità.
domenica 16 marzo 2014
LA PROPOSTA
Così come previsto nessuno ha
tenuto in considerazione la proposta relativa alla possibile creazione di 800.000
nuovi posti di lavoro. A questo punto manca la volontà di prendere in esame
qualsiasi provvedimento venga partorito da menti che esulino dal PD. Menti libere,
senza costrizioni di sorta; senza nessuno che dica loro cosa pensare e perché. La
realtà è che NESSUNO dai partiti tradizionali vuole bene al proprio Paese.
NESSUNO dei partiti che hanno radici ben profonde, piantate e coltivate nel
corso degli anni, vuole la risoluzione definitiva dei “malanni” italici. Io
ritengo che una proposta, se valida, non debba necessariamente essere filtrata
attraverso l’appartenenza politica o una simpatizzazione di parte. Una proposta
deve essere vagliata per i contenuti e non per l’origine dalla quale è stata
partorita. Poi è chiaro che esistono le storture, e cioè, dirottamenti verso
interessi non comuni: proposte soggettive, ovvero dai caratteri oggettivi
imprescindibili, che si legano ad un senso di appartenenza, e quindi, di
interesse personale o di gruppo. Per cui il dilemma sta tutto nel seguente
interrogativo: chi determina la
validità di una proposta? Semplice, molto semplice direi: i cittadini. Sono loro che hanno
il diritto di decidere del proprio destino. Costoro non hanno bisogno di leggi
ad personam o ad partitum. Costoro se ne infischiano degli interessi di
bottega, com’è giusto che sia. Ed in effetti, una profonda contraddizione sta
proprio nel fatto che i parlamentari dovrebbero rappresentare gli interessi dei
cittadini. Tutto ciò avviene molto di rado, o quasi mai. No, non si tratta di
qualunquismo. Vedete, quando il disagio prende buona parte della comunità,
lasciando estromessa quella dei ricchi qualcosa non quadra. Eppure basterebbe una semplice patrimoniale
per i redditi alti a restringere la forbice tra ricchi e poveri. In tal
modo il divario verrebbe sanato apportando puro ossigeno alle classi più deboli
del Paese. Ed invece, questo non lo si fa. Fortissimi interessi legati alle lobby
collegate ai ricchi e potenti impediscono di agire in tale direzione. Ma tornando
alle proposte. Esse sono sbiadite e per tali vanno osservate. Non hanno colori.
O meglio, l’unico colore ammissibile è quello che identifica gli italiani sotto
un’unica bandiera. Un insieme di colori suddiviso in tre parti: verde, bianco e
rosso. Colori della bandiera nazionale che potrebbero essere così descritti:
verde (colore della idee legate alla natura del territorio); bianco (purezza
delle idee); rosso (idee che tengono conto delle storture del passato e che si
sono evolute dopo tanto sangue versato).
martedì 11 marzo 2014
800.000 NUOVI POSTI DI LAVORO
I dieci miliardi di euro
potrebbero essere investiti a condizione che un’azienda possa assumere un lavoratore nell’arco di un anno. Lo
Stato rimborserebbe 1000 euro mensili (circa un terzo del costo aziendale
affrontato per singolo dipendente) per il periodo di 365 giorni. Così
facendo si darebbe un forte impulso alle assunzioni stimolando le imprese a
prendere personale. Il denaro verrebbe distribuito, quindi, a tutte le aziende
che rispettassero determinati parametri fondamentali:
- - Assunzione provata tramite esibizione di
contratto a tempo indeterminato.
- - Busta paga relativa al periodo considerato.
-Controllo incrociato tra diversi soggetti:
azienda, Ufficio Provinciale del Lavoro, INPS, INAIL.
Fatti i dovuti accertamenti lo
Stato rimborserebbe IMMEDIATAMENTE le 1000 euro sotto forma di contributi
previdenziali da accreditare sia nella posizione dell’azienda che in quella del
lavoratore oggetto di assunzione. Compiuta l’operazione sarebbe cura dello
Stato di inviare per via telematica l’estratto contributivo aggiornato ai
due soggetti interessati con gli importi distribuiti tra: contributi
previdenziali, assicurativi ed eventualmente fiscali. Chiaramente il variare
delle busta paga non consente un calcolo esatto ma approssimativo della distribuzione
delle 1000 euro mensili. Sarà poi cura dell’azienda versare la differenza
costituita dalla retribuzione stessa ed eventuali residui di carattere fiscale
e/o previdenziale. Sarà, quindi, compito di quest’ultima inviare estratto
contributivo ai due soggetti interessati (Stato e lavoratore dipendente) nell’arco
massimo di trenta giorni.
Credo che questa formula darebbe
un forte incentivo alle assunzioni e, soprattutto, rappresenterebbe un metodo
di controllo (non solo formale ma pratico) che quanto promesso dalle parti
venga realizzato. C’è da aggiungere due particolari ed importanti precisazioni alla
proposta formulata:
A) Il
contributo di 1000 euro mensili da versare per 12 mesi riguarderebbe un solo
dipendente per azienda; onde avere una distribuzione equa nelle aree del Paese;
B) Le
aziende che ne fanno richiesta devono versare in una situazione economica
generale tale che consenta loro di mantenere gli impegni presi con l’Ente
centrale. Questo a garanzia che la rimanente somma non rimanga scoperta, e
quindi, disattesa la copertura della stessa.
In buona sostanza i 10 miliardi
di euro stanziati avrebbero un effetto pratico e non aleatorio. Molte
aziende potrebbero investire dette somme per altro piuttosto che per finalità
legate al lavoro, e quindi, alle assunzioni. Resta il fatto che, purtroppo,
questa è una semplice proposta che, probabilmente, non verrà tenuta in
considerazione da chi di competenza, ma rimane pur sempre un’idea, e come tale
va rispettata.
lunedì 10 marzo 2014
SEI ASSENTE? NON TI PAGO!
Basta con gli stipendi da nababbi
fondati sul nulla! Una costante non partecipazione non può consentire di
percepire un intero stipendio. Ieri, durante la trasmissione de “La Gabbia” su
LA7, è stato fatto il punto sulla situazione relativa agli assenteisti in
Parlamento. C’è, addirittura, chi ha sole
due presenze su più di mille votazioni. Tutto ciò è inammissibile in un
paese normale! Chi non partecipa ai lavori parlamentari non ha diritto alla
retribuzione. In tempi non sospetti avevo elaborato una sorta di tabella
mediante la quale retribuire i parlamentari. I parametri da rispettare sono i
seguenti:
- - Ore di presenza in Parlamento.
- - Punti programmatici rispettati.
Combinando i due parametri
arriveremmo ad una busta paga che sia adeguata al ruolo di un parlamentare.
Data l’alta percentuale di assenteismo il Paese risparmierebbe decine e decine
di milioni di euro. Mentre risulta abbastanza semplice il calcolo del primo
parametro (un terzo del totale dell’emolumento lordo diviso il numero delle ore di presenza),
la spiegazione si fa più complessa nel secondo punto.
I punti programmatici derivano da
una precedente campagna elettorale nella quale un partito e/o una coalizione
preparano dieci punti fondamentali da esporre (secondo modalità precise) all’intera
popolazione italiana, attraverso i noti strumenti di diffusione (quotidiani,
internet, affissioni presso i comuni). Su questi ruota l’intera campagna, poiché
in caso di vittoria delle elezioni essi costituiscono i punti attraverso i
quali pagare i parlamentari del partito o coalizione vincente; ovviamente in caso di effettiva realizzazione degli stessi. L’opposizione
seguirebbe, invece, una strada diversa:
- - Ore di presenza in Parlamento.
- - Numero di provvedimenti votati.
In definitiva, allo stato
attuale, non esiste un piano “produttività” che anche questi signori dovrebbero
rispettare (come in una qualsiasi azienda privata). Se un lavoratore dipendente
privato fosse presente un giorno su sei verrebbe sbattuto fuori a calci nel
sedere. Utilizzando, invece, questi due parametri terminerebbe definitivamente
l’insulsa abitudine di mancare alle riunioni parlamentari. Se lavori vieni
pagato, altrimenti no! E poi: quello che prometti mantieni! Quantomeno per
quanto riguarda i n. 10 punti di maggiore interesse. E’ chiaro che questo
rientra in un Disegno di Legge da dibattere nei particolari, anche per formare
una commissione di controllo che possa verificare le effettive ore di presenza.
In tal senso esistono delle modalità e degli strumenti: timbrare il cartellino
in entrata ed in uscita, oppure, per quanto riguarda i punti programmatici, la
Gazzetta Ufficiale potrebbe rappresentare una sorta di “sigillo” di convalida
affinché un punto di programma venga rispettato a seguito dell’approvazione
definitiva da parte del Presidente della Repubblica.
mercoledì 5 marzo 2014
IL "MANDATUM"
In questo momento si parla molto
di approvare “L'Italicum”. Io parlerei molto volentieri di “Mandatum”. Massimo due
mandati per ogni parlamentare. E’ inammissibile avere deputati e senatori
che in Parlamento hanno fatto la “muffa”. Hai più di due mandati??? Fuori! Per
l’equa legge (non scritta) dell’alternanza sarebbe giusto dare spazio a nuove persone, ad un
ricambio generazionale. E fino a quando a nominare gli eletti saranno le
segreterie questo non sarà possibile. Per cui la nuova Legge elettorale
dovrebbe restituire agli italiani il proprio ed importantissimo ruolo di
elettori. Esiste una netta differenza tra un “numero” (un cittadino che vota)
ed un elettore (che nomina dietro propria scelta). Ma il “bavaglio” è stato
messo a tutti coloro i quali faticosamente si dirigono alle urne, mentre sono
stati letteralmente “acciaccati” coloro i quali non si dirigono alle urne. Lo
fanno da anni ormai, essendo totalmente sfiduciati. E come dare torto a questi
ultimi? E come dare torto a coloro i quali vorrebbero dire la propria
relativamente alle scelte dei candidati? Altro punto fondamentale il
comportamento tenuto dagli eletti, siano essi deputati o senatori, all’interno
dei propri schieramenti. E’ inaccettabile che gli espulsi o dissidenti passino
al “Gruppo Misto” oppure presso uno schieramento politico totalmente avverso
rispetto al voto ricevuto dagli elettori.
Chunque, per una qualsiasi motivazione dovesse non condividere la condotta del
proprio partito o movimento di appartenenza e come risultante attuasse un comportamento scorretto e/o ostruzionistico dovrebbe automaticamente decadere dal
proprio incarico di deputato o senatore. E questo dovrebbe essere
espressamente indicato nella nuova Legge elettorale. Cioè, non dovrebbe essere
facoltà dell’eletto decidere sul da farsi. Ciò consentirebbe un minimo di coerenza
tra l’indicazione derivante dalle urne ed il destinatario di tale indicazione.
Ovviamente il posto lasciato libero potrebbe essere rimpiazzato dall’eletto
arrivato alle spalle del primo (cioè il secondo classificato al termine delle elezioni) mantenendo integri i seggi predeterminati. A
fine legislatura il soggetto sarà libero di poter scegliere il partito da
seguire per poi essere ricandidabile. Farlo, però, in corsa costituisce, a
mio avviso, un vero e proprio “tradimento” ai danni degli elettori. Sarebbe
come mischiare le carte a partita in corso quando un giocatore registra un
poker d’assi. Le regole del “gioco” non possono essere stravolte a proprio
piacimento, ma vanno rispettate a prescindere dall’andamento della legislatura.
In caso contrario non sono regole, ma comportamenti “umorali” dettati dal
momento, per cui soggetti ad altalenanti atteggiamenti, spesso ingiustificati.
domenica 2 marzo 2014
IL PACCHETTO "POPOLO"
Il pacchetto “Popolo” è un
insieme di leggi che vanno in direzione dei cittadini. Quattro gli elementi
fondamentali che lo formano: sanità, lavoro, servizi di trasporto, scuola. L’idea,
quella di effettuare dei tagli mirati onde evitare gli sprechi e di migliorare
i servizi esistenti. A mio modesto avviso, quattro pilastri dell’attuale
società che meritano una profonda riflessione. E mentre, di Renzi si può “apprezzare”
il tentativo di migliorare le infrastrutture scolastiche, lo stesso non può
dirsi degli altri 3 settori nevralgici per qualsiasi paese, in particolar modo
per l’Italia. La centralità del popolo negli interessi di Camera e Senato.
Piuttosto che garantire i “soliti” noti (le corporazioni e le caste radicate
nei territori, i politici di lungo corso che siedono da decenni nei palazzi del
potere), occorrerebbe, invece, garantire lo status di salute ed economico di
tutti i cittadini, nessuno escluso. Probabilmente, per assicurare la
realizzazione degli intenti sopra espressi non occorrono nuove risorse, ma il “dirottamento”
di investimenti rivolti ad altro, da canalizzare in ambito sociale. Perché
questi quattro aspetti delle dinamiche quotidiane e non altri? Poiché,
personalmente, ritengo fondamentali gli ambiti legati: alla salute degli
italiani, alla garanzia per gli stessi di un posto di lavoro (stabile), alla
possibilità di spostarsi senza necessariamente possedere un proprio veicolo,
alla possibilità di istruirsi, come si deve, all’interno di strutture (pubbliche
e non private) dotate di tutto il necessario per dare un futuro culturale ed
ideologico con prospettive diverse, ma soprattutto pratiche, ai nostri figli e
per formare quella che sarà la classe dirigenziale di domani. Mi piacerebbe che
fosse il Movimento Cinque Stelle a prendere l’iniziativa parlamentare per la
composizione di tale “pacchetto” di riforme; quali eredi diretti dei cittadini.
Ma se dovesse essere un’altra forza parlamentare a proporsi sarebbe comunque
benvenuta dal sottoscritto. Il pacchetto “Popolo” non dovrebbe comunque
contenere tantissimi articoli e commi, ma dovrebbe essere snello e funzionale,
anche perché più sono le norme, maggiore è la possibilità di confusione e l’inattuabilità
delle stesse. Infine, pongo l’appunto su di un argomento molto caro a tutti
noi: la burocrazia. “Ventimila leggi sotto i mari”. Non è un titolo di un film,
ma potrebbe essere la risultante di una lunga operazione di azzeramento di
leggi e leggine che nel tempo hanno prodotto solamente tantissima confusione.
Se il Paese, oggi, è un pachiderma lo dobbiamo proprio a questo utilizzo
spropositato del potere legislativo. E allora, credo sia venuto il momento di
fare un po’ di pulizia nella nostra bella Italia. Un pacchetto “Popolo” per il
popolo.
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