giovedì 12 aprile 2018
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L’economia italiana si rimette in sesto mediante opportuni tagli che consentano di annullare gli sprechi e di investire le risorse liberate in ‘capitolati di azione’. Il denaro, cioè non deve avere una funzione del tutto passiva, ma svolgere una serie di funzioni atte a stimolarne la circolazione e nello stesso tempo innestarne un meccanismo nel quale possa crescere l’occupazione. Riducendo i privilegi, le baby pensioni e le pensioni d’oro, l’uso delle auto blu, le costosissime consulenze e tutti quei costi presenti costantemente nei bilanci si raggiungerebbe, di certo, una condizione gestionale migliore. L’impiego del denaro pubblico dovrebbe snellirsi e non essere mastodontico. Il denaro dovrebbe raggiungere un ‘equilibrio modulare’. Maggiori investimenti con maggiori controlli, però. Per cui prima di tagliare e/o di stampare più soldi occorre stabilire con precisione quali meccanismi di controllo esercitare sulla Pubblica Amministrazione, sulla Difesa, sulla Sanità (per citarne alcuni) riguardo i flussi di denaro da destinare a detti capitoli di spesa. Se il denaro proveniente dai flussi in entrata (circa 800 miliardi), nel suo impiego ha una struttura di per sé poco dinamica, poco produttiva, e quindi, se la sua funzione fosse soltanto passiva e non attiva allora i problemi verrebbero amplificati a catena. Per dirla scialbamente “soldi fanno soldi”. Un motto che ben si sposa con i concetti sopra elencati.
Quando, per esempio, i costi della illuminazione pubblica pro-capite sono il doppio rispetto a quelli dell’UE qualcosa non funziona. Allora occorrerebbe interrogarsi del perché di questi sprechi. Oltre un miliardo l’anno, quando ne basterebbe la metà. 500 milioni che potrebbero tornare utili a tappare altri buchi di bilancio.
La digitalizzazione che riguarda la Pubblica Amministrazione, entrata in vigore lo scorso anno, ancora va a rilento. In ambito sanitario potremmo risparmiare altri 7 miliardi di euro. Tra carte e beni scaduti gettiamo al vento 25 miliardi l’anno.
Ciò perché il tasso di adesione degli enti pubblici è pari al 20%. Solo un quinto ha aderito alla ‘scannerizzazione’ dei documenti. Perché non si adeguano tutti quanti gli uffici? Anche in questo caso: chi vigila affinché i nuovi dispositivi di legge vengano applicati?
In queste poche righe ho cercato di sintetizzare un argomento che meriterebbe centinaia di pagine di discussione. Più che altro volevo porre l’accento sui tagli agli sprechi che, ancora oggi, molto più di ieri si possono effettuare. Gli interrogativi che mi pongo sono i seguenti: “perché spendere tanto e male? Perché gettare alle ortiche il denaro pubblico frutto del sacrificio di molti italiani onesti e per bene? Perché non prendere a modello le migliori amministrazioni pubbliche internazionali?
Riceverò mai una risposta a questi interrogativi? Nutro seri dubbi in merito.
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