La mancanza di lavoro porta ad
assumere decisioni confuse, sconclusionate, pericolose. Più volte ho posto l’accento su questo. I
problemi di tipo psicologico, in stato di mancata e/o parziale occupazione
tendono ad ingigantirsi sempre più. E gli scompensi riguardano non solo il
soggetto interessato in prima persona, bensì l’intero nucleo familiare di
appartenenza. Tutto si ripercuote. Una sorta di tsunami che, inevitabilmente
distribuisce le proprie onde sul capo di molti. Onde di dispiacere, di
tristezza, di fame, ma anche onde di solitudine. Si, perché il disoccupato
gioco forza deve estraniarsi dalla società; sentirsi una roba a parte, un caso
a sé stante. E fu così il primo passo verso l’emarginazione, la separazione, l’estromissione.
Comincia l’uso di alcol, di tranquillanti, ecc…
In questi giorni, come sempre del
resto, si odono tante inutili affermazioni relative alla Legge Elettorale, agli
accordi che si realizzano nelle secrete stanze, alle soglie di sbarramento e a
quelle di accoglimento. Ora, non dico che la Legge Elettorale non sia
importante, ma per Dio, vogliamo (governo) dare una risposta alle migliaia di
persone in stato di non occupazione, a tutti coloro i quali non hanno visto MAI
un lavoro in vita propria e che mai lo vedranno? Una risposta a coloro i quali
non possono andare né in pensione né lavorare. Ma costoro (governo) come vanno
a dormire la sera? Battendosi le mani sul petto perché orgogliosi, oppure
piangenti o rammaricati per quello che ancora non è stato fatto (mai fatto) a
favore del Popolo?
Qui c’è poco da scherzare, ma
tanto da incazzarsi (e di brutto anche). E come dare torto a Grillo quando
sostiene che il suo movimento tiene a bada la rabbia delle piazze? Ha ragione! Ha
perfettamente ragione! E poi la risposta è semplice. La gente starà alla
finestra fino alle prossime elezioni. Vorrà contare i voti del M5S ed agire di
conseguenza (scendere in piazza o affidarsi a questi ultimi dal peso
governativo). Attenzione perché non esistono altri baluardi della democrazia,
se non quelli legati alla fattività di opere e lo sviluppo di atti concreti che
possano attribuire a tutti i cittadini la dignità di persona, di operaio, di
impiegato e quant’altro. Insomma, o si dà il lavoro alle persone, oppure
saranno loro a darne alle istituzioni.