Tutti coloro i quali lavorano con
contratti a termine o con contratti di natura similare sono comunque tenuti al
versamento di contributi previdenziali. Detti contributi vengono raccolti
durante la vita lavorativa e alla fine concorrono alla determinazione della
pensione. Della pensione??? Ma quale pensione??? Facciamo l’ipotesi che durante
l’arco della sua esistenza una persona lavori complessivamente per 14 anni. Ebbene,
non percepirà alcuna pensione. E secondo voi dove andranno a finire i
contributi che il soggetto in questione ha faticosamente versato magari dopo
tanti contratti a tempo determinato (solitamente dalla durata da 1 mese a 6
mesi)??? Andranno a pagare le pensioni altrui. E questo secondo voi è un modo
democratico di gestire la questione??? La risposta è palese a tutti quanti voi
cari lettori … NO.
Qualcuno dirà che è possibile
fare dei versamenti di tipo volontario. Si è possibile, ma a quale costo per il
lavoratore? E poi versare 11 anni di contributi per percepire uno straccio di
pensione minima? E poi come accedere alla pensione complementare che comporta
dei versamenti puntuali scadenzati nell’anno? Quale garanzia ha un precario per
poterli versare se i propri contratti sono di breve scadenza (quando ci sono)?
La mia proposta è la seguente. Si
tratta, a mio modesto avviso, di una soluzione equa. L’Inps dovrebbe restituire
al lavoratore quantomeno le somme versate (maggiorate degli interessi legali)
al legittimo possessore utilizzando una delle seguenti formule:
1) una
tantum da restituire al raggiungimento dell’età pensionabile;
2) importo
delle somme versate per rimpinguare l’assegno sociale.
In tutti i casi, qualunque
soluzione andrebbe bene se in direzione della restituzione delle somme
trattenute dall’Istituto Previdenziale.
Proporrei che qualcuno prendesse
in carico detta proposta che potrebbe comunque rappresentare un piccolo sollievo
per i numerosi precari in circolazione sul territorio nazionale.
Ultima considerazione che poi è
una domanda. Perché il PD, autore del famoso JOBS ACT non ha incrementato le
forme di garanzia a tutela dei lavoratori precari dato che i nuovi
provvedimenti vanno in direzione dell’aumento dello stato di precarietà???
Mi rendo conto di non ricevere
alcuna risposta in tal senso. Però credo che in questo Paese manchi la volontà
di aiutare coloro che sono in difficoltà anche con provvedimenti apparentemente
semplici e forse scontati come quello di cui nel presente articolo.
La verità è che il precario non
fa gola a nessuno. Non è, cioè, materia di interesse per chi sta al potere.