E venne il primo maggio: “festa
dei lavoratori”. Di certo la festa più ipocrita che si possa festeggiare in un
momento di crisi profonda del lavoro. In questa occasione un concetto va
puntualizzato. Ricordando che la nostra dovrebbe essere una Repubblica fondata
sul lavoro, secondo i dettami dell’art. 1 della Costituzione, e che detto
articolo andrebbe attuato, non si può fare finta di niente. Analizzando lo
status attuale dei potenziali lavoratori si entra in una contraddizione senza
eguali. Mi chiedo, infatti, che valore abbia un articolo privo di fondamenta.
Mi chiedo che valore abbia una Costituzione, in lunga parte non attuata. Chi
protegge il lavoro di chi? Chi lo tutela? I sindacati che non assumono neppure
all’interno delle proprie strutture? (seconda contraddizione). L’Italia è il
paese dei paradossi.
L’antitesi lavoratore –
disoccupati non è del tutto corretta, poiché buona parte degli italiani non ha
mai lavorato. Allora sarebbe più corretto fare la contrapposizione tra
lavoratori e inoccupati, cioè persone che non hanno mai avuto il piacere di
vedere il proprio nome scritto su di un libro paga. Poiché il concetto di
disoccupato appartiene a colui il quale ha lavorato in precedenza mi sembra
giusto evidenziare lo stato più grave di chi non ha mai avuto un contratto di
lavoro.
E quanti sono coloro i quali non
hanno mai lavorato? Tanti. Mi riferisco a uomini e donne. Queste ultime
patiscono senz’altro un maggiore stato di disagio. La rassegnazione ha preso in
loro il sopravvento. Una condizione psichica grave che coincide con una
stagnante rinuncia alla ricerca affannosa di lavoro. Un vero e proprio disarmo
mentale per il raggiungimento di un obiettivo minimo di dignità. L’equazione
lavoro uguale dignità mi sembra corretta. Un diritto-dovere che sta alla base
della società civile.
E chi dovrebbe provvedere alla
tutela di questo diritto-dovere? Semplice, la politica. Ma cosa fanno i nostri
tutori della Costituzione? Un bel niente! Non hanno ancora capito che il lavoro
muove i consumi e, quindi, lavoro porta lavoro. Ma spiegatelo a questi signori.
I fatti parlano chiaro. Io non mi
soffermerò sulle percentuali legate allo stato degli inoccupati, bensì alle
conseguenze della mancanza di lavoro. Numerosi suicidi vengono compiuti da:
inoccupati, disoccupati, ex imprenditori. A questi aggiungerei anche potenziali
omicidi. Si, perché nel momento in cui una famiglia viene privata del minimo
per sopravvivere subentra una sorta di protezione, da parte del capofamiglia,
nei confronti degli altri componenti. Per evitare che questi patiscano
ulteriori umiliazioni dettate dalla fame, vengono soppresse. Un gesto per molti
inconcepibile, per altri necessario. Una sorta di eutanasia scaturente non da
uno stato di salute grave, bensì da una condizione psichica assurda si instaura
nella mente di molti.
Allora buon primo maggio ai
fortunati lavoratori e buon primo maggio a tutti coloro i quali sognano di
poterlo festeggiare. Forse un giorno, chissà.