giovedì 8 marzo 2012

AI DISOCCUPATI D'ITALIA


Da qualche giorno ho fatto rientro nella mia città. Ebbene è sempre più viva in me la convinzione che la stessa viva, sempre più, sotto una cupola di prostrazione e rassegnazione. Una città abbandonata a se stessa dove la gente si priva pure di una semplice passeggiata per risparmiare anche il denaro da spendere per un gelato, per un presente personale o rivolto ai propri cari. Il sapore della sfida è stato totalmente annientato. In tal senso occorre dire che, in realtà tale ideologia viene utilizzata quale leva da sfruttare per utilizzare l’intelletto e la professionalità dei giovani al fine di costruire interessi di piccoli imprenditori senza scrupoli. Essi, approfittando del grave stato di necessità in cui versano molte famiglie messinesi, inducono i tanti disoccupati del luogo a sognare lauti guadagni che, in realtà, si tramutano in profonde delusioni. “Se vuoi lavorare per me vieni retribuito soltanto a provvigione, a patto che tu non produca un volume di contratti o di contatti al fine di percepire una minima quota fissa”. Il giovane, preso dalla disperazione intraprende questa strada, si mette in discussione e si impegna per ore ed ore di lavoro al fine di raggiungere l’obiettivo prefissato dai titolari l’azienda. Intanto le ore passano e i risultati, nonostante l’impegno profuso non arrivano. In se si avviluppa un senso di sconforto e di delusione, ma non viene meno all’impegno preso. Si alza presto la mattina, prende la macchina o i mezzi pubblici (quando e se passano) e si dirige sul luogo di lavoro; senza alcuna tutela né di tipo contrattuale né di tipo assicurativo. In questo panorama dipinto dalla realtà dei fatti gli imprenditori senza scrupoli non si pongono alcun problema: “tanto se tot giovani vanno via se ne presentano altri ed altri ancora a supplire al loro lavoro. Così noi abbiamo in forze ragazzi che lavorano senza percepire alcunché, neppure i danari delle spese. Tanto non arriveranno mai alla quota minima prefissata per essere pagati, e nella migliore delle ipotesi, riescono a raccogliere le briciole. La cosa disarmante in tutto questo è la mancata reazione di dignità che non vedo negli occhi spenti o a malapena sorridenti di coloro che vivono un inferno dipinto di vane speranze, se non quelle di prendere un borsone e andare via verso l’ignoto, verso il rispetto della propria persona, verso un mondo migliore. Qualcuno ha anche il coraggio di difendere tale sistema e quasi si arrabbia quando vado a smontarlo con i miei ragionamenti. Personalmente nutro un sentimento di rabbia, mai di rassegnazione. Chi vive la realtà meridionale, presto finisce per essere ingoiato in un vortice senza ritorno, risucchiato verso la fine. In questa visione pessimistica, però, vorrei invitare i miei concittadini e con essi i cittadini d’Italia ad uno scatto d’orgoglio, a non accettare passivamente un sistema corrotto interiormente munito di profonde fondamenta che andrebbero estirpate per lasciare posto ad una visione moderna e funzionale. In un recente passato ho lottato personalmente contro le istituzioni locali per un mio diritto, un diritto sancito dalla Costituzione che non è mai stato rispettato. I poteri forti hanno prevalso, ma continuerò a lottare affinché la mia dignità non venga mai più calpestata e mortificata.
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